Da bambina passavo gran parte delle vacanze estive a Colli, un paesino nell’entroterra ligure.

Il paese era ed è piccolissimo ma veramente grazioso: poche case in parte in pietra a vista e ardesia e in parte intonacate con i tipici colori pastello della Liguria, vicoletti e passaggi suggestivi e tutt’intorno immensi boschi di castagni e tanta natura.

I miei genitori avevano acquistato e ristrutturato una di quelle casette di pietra che un tempo veniva utilizzata come essiccatoio di castagne. 

Quando arrivavo a Colli da Milano, mi fiondavo nella mia minuscola cameretta mansardata in cima alla casa e dalla finestrella facevo svolazzare un aquilone: era il segnale per i miei compagni di gioco che ero finalmente arrivata in paese.

“E’ arrivata Elena! E’ arrivata Elena!” L’accoglienza dei miei amici era sempre molto calorosa, mi aspettavano con impazienza e trepidazione, perché tutti e cinque insieme ci divertivamo veramente un sacco.

L’intero paese e il bosco circostante era il nostro parco giochi e lì, in mezzo ai castagni, avevamo anche costruito una piccola capanna fatta di rami e fronde, ma dotata di comodi accessori come un tavolino da campeggio, le relative seggiole e una sedia a dondolo, che avevano recuperato da una cantina abbandonata. 

Modestamente l’idea della capanna e il relativo progetto era stata mia, a Milano frequentavo un gruppo scout e quindi avevo un po’ di dimestichezza con questo tipo di attività. Ci inventavamo un sacco di giochi: ora una caccia al tesoro, ora un gioco di ruolo tra i boschi, ma anche una sfida a chi raccoglieva più funghi o castagne. Mitica fu poi quella volta che organizzai una raccolta di erbe e fiori per realizzare delle bellissime infiorate, andando a disegnare, nelle piane tutt’intorno al pase, personaggi dei fumetti e composizioni astratte coloratissime e profumatissime. L’iniziativa, che era partita come un gioco da bambini, aveva poi creato interesse e ammirazione attirando gente anche dalle frazioni circostanti.

Io, Diego, Gianni, Marco e Andrea, eravamo inseparabili, eravamo “La Banda dell’Aquilone” e io ne ero la leader indiscussa.

 

Ma quell’estate le cose erano destinare a cambiare.

 

Come al solito appena arrivata, mi precipitai alla finestrella della mia cameretta per far volare l’aquilone, ma non arrivò nessuno. Che strano, pensai… sarà mica successo qualcosa? Vado a cercali… ci misi un po’ ma poi li trovai: stavano tutti e quattro giocando a calcetto nella piana vicino al cartello “Colli” all’ingresso del paese. “Ragazzi sono arrivata! Non avete visto l’aquilone?"

“Sì Elena, scusaci… ma stavamo finendo la partita… ci vediamo più tardi?”

“Ok, vi aspetto allora…”

Sì, li aspettai per un po’ ma, quel pomeriggio non si palesarono. E così nei giorni successivi, quando andavo a stanarli erano sempre molto vaghi e accampavano varie scuse: ora i compiti, ora improbabili commissioni imposte dai loro genitori, ora noiose ma improcrastinabili visite a parenti.

Mi era quindi oramai abbastanza chiaro che mi stavano deliberatamente evitando, ma perché? Che gli avevo fatto? Innervosita dal loro atteggiamento, meditai vendetta: gliela avrei fatta pagare. 

Così un pomeriggio, mentre se ne stavano a giocare a calcetto nel cortile della casa di Diego, decisi che mi sarei esibita con un bel gavettone come si deve, anzi con “IL GAVETTONE”.

Quindi non presi neanche in considerazione i palloncini mignon da gavettoni standard, ma passai direttamente ad uno di quei palloni da gonfiare con l’elio, che prontamente riempii invece d’acqua fino all’orlo. Mi posizionai quindi su un muretto che dava sul cortile e sganciai “la bomba”. Deliberatamente non avevo provveduto ad annodare i lembi, così mentre cadeva si creò prima uno spruzzo circolare rotante e poi un bel botto con relativa mega innaffiata.

I ragazzi, colti di sorpresa, rimasero in un primo momento immobili e basiti, ma appena realizzarono cosa fosse successo, me li ritrovai tutti e quattro alle calcagna mentre mi inseguivano per il paese. Percorremmo il vicoletto verso la chiesa, poi giù verso la piazza, passando dapprima accanto all’unica piccola bottega del paese ormai in disuso da anni, poi attraversando gli orti di Giovanni, fino ad arrivare nuovamente davanti alla chiesa, dove in un grosso pentolone stava cuocendo il famoso minestrone di Colli per la sagra di quella sera. Per poco non lo investii, ma con destrezza riuscii ad evitare la collisione, non ci riuscì invece Diego che era appena dietro di me e così quasi metà del contenuto si riversò per terra.

Risultato: sagra a rischio e tutti gli adulti del paese prima preoccupati (per fortuna l’acqua non era ancora bollente) e poi furiosi. Così per punizione, ma anche per rimediare almeno in parte a quel disastro, ecco noi cinque, di nuovo insieme obbligati a pulire e a tagliare verdure.

Fu così che, mentre eravamo alle prese con fagioli, carote, cipolle, sedano, ma soprattutto con chili di patate da pelare e da ridurre a cubetti, chiusi per ore in uno dei locali di servizio accanto alla chiesa e costretti nostro malgrado ad interagire e a collaborare, pian piano ricominciammo a parlarci. Inizialmente comunicazioni di servizio funzionali al lavoro che stavamo svolgendo poi, progressivamente, gli argomenti si fecero più personali, e finalmente arrivammo al punto: “Sai Elena, noi prima eravamo solo dei bambini che pendevano dalle tua labbra e ti seguivano come cagnolini, ma ora stiamo diventando degli uomini, e sai gli uomini non possono mica farsi comandare da una donna!” Sgranai gli occhi incredula, quindi il motivo era questo! Evidentemente qualche idiota gli aveva riempito la testa di pregiudizi maschilisti e retrogradi. E sì che non siamo più nell’800 da un bel po’! Non ci potevo credere!

“Ma ragazzi, ma con me voi non vi divertivate?”

“Ma certo! Da morire! Con te non ci si annoia mai e ogni giorno era un’autentica scoperta!”

“E allora che ve ne frega di quello che possono pensare delle teste di rapa!”

“Hai ragione Elena, scusaci…”

Beh ci eravamo finalmente chiariti e passammo il resto del pomeriggio a sgobbare come dei matti per rimediare al disastro che avevamo combinato, ma tra taglieri, pentole mestoli, e, intanto che c’eravamo piccoli assaggi, eravamo finalmente tornati ad essere la famigerata Banda dell’Aquilone, noi cinque, noi inseparabili, noi con tanta voglia di giocare, di divertirci e di essere semplicemente noi stessi, noi non più bambini ma nemmeno adulti, semplicemente noi a prescindere dal nostro genere, giovani uomini o donna ma prima di tutto amici, amici con la A maiuscola.

Quella sera alla sagra il minestrone venne servito in abbondanza e in particolare fu molto apprezzata la diversa ‘croccantezza’ delle verdure, così apprezzata che da quel giorno la ricetta ufficiale del famoso minestrone di Colli fu modificata, contemplando la cottura delle verdure in due fasi. 

Che dire… la mitica Banda dell’Aquilone non solo era tornata, ma era tornata con il botto, mettendo a segno un altro bel colpo!

Tutti i racconti

0
2
12

Diavola a San Valentino

Ispirato alla coppia di regnanti di Omicron Persei 8 in Futurama - Seguito delle prec. parodie sull’inferno

26 April 2024

Attenzione: Questo racconto di tali mondi è fiabesco e i suoi personaggi antropomorfizzati. Nella fattispecie viene immaginato un mondo ultraterreno dove i suoi abitati possono procreare a prescindere dal proprio genere di appartenenza. Buona lettura. Incipit: C’è una coppia di diavolesse dell’inferno [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • PRFF: .…. C'è un diavolo in me.....
    C'è un diavolo [...]

  • Rubrus: "Tecnicamente" essendo angeli, benchè caduti, i diavoli dovrebbero [...]

0
1
9

Gli occhiali (2 di 2)

26 April 2024

«Con queste fai prima» disse buttandomi le chiavi. «Ti ho visto» aggiunse a mo’ di spiegazione mentre le impugnavo. Non dubitai neppure per un secondo che dicesse la verità, poi aprii il cassetto. Gli occhiali a raggi X erano là dentro e non erano neppure identici a quelli che indossava. Si capiva [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Adribel: Non conoscevo il racconto nè il film. Comunque truce anche questo racconto. [...]

0
0
4

Vi racconto Ludwig van Beethoven quarta parte e ultima parte

Il Titano della Musica quarta parte

26 April 2024

Nell’antitesi dualistica di B. gioia e dolori, gli elementi dell’antitesi stessa, sono talmente equilibrati da costituire un'altra notevole caratteristica del suo genio. La grazia, la forza. Il sorriso; la danza; il pianto; non appaiono mai isolati, ma si richiamano a vicenda, si intrecciano e [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

3
6
22

Gli occhiali (1 di 2)

25 April 2024

Dopo le ferie di Natale Patrizio aveva dato di matto. Era venuto in ufficio urlando che era un regalo del cavolo, che l’anonimo donante era un vigliacco e che la faccenda non sarebbe finita lì. Sulla vigliaccheria dell’ignoto benefattore potevamo anche essere d’accordo, ma la reazione di Patrizio [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • An Old Luca: Rubrus hai ragone.
    Un cugino o l'amico di un amico...😁

  • Adribel: Aspetto la seconda parte ma mi viene un po' l'ansia a pensare che nei [...]

1
1
14

Vi racconto Ludwig Van Beethoven terza parte

Il Titano della Musica

25 April 2024

Nel 1815 il fratello Carlo muore lasciando un figlio, anch’esso di nome Carlo. B. si affezionò talmente al ragazzo che approfittando della scarsa moralità della madre ne contese la tutela che la ottenne dopo una estenuante azione giudiziaria. Ma questo nipote non gli procurò che dispiacere e non [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

1
3
17

II° edizione Sarò padre

lettera al figlio che verrà

25 April 2024

Ciao piccolo mio, siamo tornati adesso dall’ospedale dove ci hanno detto che il sesso del nascituro è maschile. Tu non puoi saperlo che padre avrai e che madre, mentre noi già sappiamo molto di te. Sarai un maschietto, che al momento gode ottima salute e che, da come si muove, sembra voler uscire [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Lo Scrittore: Rubrus = contento che sia stato motivo di dissertazione, come da una semplice [...]

  • Patapump: le aspettative erano davvero molte
    preso spunto da lettera ad un bambino, [...]

28
31
154

La madre di Sara

24 April 2024

Sara appoggiò dei fiori sopra una sedia e si sedette sul bordo del letto accanto ad Ada, la madre, accarezzandole la testa. Poi si rivolse a Sergei, l'infermiere ucraino, un uomo gentile, ma riservato. «A colazione ha mangiato?» gli chiese. L'operatore sanitario fece un cenno negativo col capo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • stapelia: Oggi sono particolarmente tagliente o è la mia, di sensibilità, [...]

  • Patapump: a me piace l inserimento dei girasoli
    che conoscendo un po Scili ha voluto [...]

1
2
10

Vi racconto Ludwig Van Beethoven seconda parte

Il Titano della musica

24 April 2024

Nel caso di B. la musica è il percorso della sua intera vita. Ogni attimo è la che si presenta vivo ogni qualvolta noi ci avviciniamo ad ascoltare quella meravigliosa sublime musica. Le sinfonie: che tutto esaltano, tutto circondano di dolcezza e amore. A questo aspirava B. alla dolcezza, all’amore [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Antonellina: Che bella Gennarino! La tua descrizione della figura di Beethoven è [...]

  • stapelia: Hai ritratto una figura non facile! Sul musicista si è detto e analizzato [...]

1
1
7

haiku

24 April 2024

quel picco bianco di mite maggio spicca - resta la neve Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

  • stapelia: Sempre pennellate! Riuscito anche questo! La neve si sente, con gli occhi!

0
2
16

Vi racconto Ludwig Van Beethoven prima parte

Il Titano della musica

23 April 2024

Come spesso ho avuto modo di scrivere o raccontare, sono erede di una famiglia che amava l'Arte: teatro, musica, ballo. pittura. I miei genitori avevano una grande passione per l'opera lirica. Puccini li entusiasmava ed accesero anche in me la grande passione per la lirica e l'amore per Puccini. [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • stapelia: C'è una seconda parte? La aspetto, allora.

  • Patapump: può essere utile Gennarino che segni cosi
    parte 1di3
    1di2
    in [...]

1
5
24

Tu quoque

23 April 2024

“Tu quoque, quercus!” Lo pronuncio come uno scioglilingua, più volte, con un’enfasi insolita per me che raramente mi esprimo con toni solenni. Subito rifletto e smaschero il lapsus che nasconde il “tu quoque” riferito a un minuscolo esemplare di quercus che da due anni ha preso possesso di un [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Adribel: Eh, l'azione dell'uomo è deleteria per la Natura. I bonsai poi, [...]

  • stapelia: Grazie Adribel. Tutti devono esprimere la propria opinione. Non hai necessità [...]

2
7
21

Il narratore

22 April 2024

Appariva a coloro che, la sera, si radunavano attorno al fuoco. Si annunciava con un bussare leggero alla porta e, semplicemente, chiedeva d’entrare. Raccontava storie di giganti e bambini abbandonati, di streghe e principi, di lumicini intravisti nel bosco tra le fronde smosse dal vento. Quando [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • NomadLantern: Ho letteralmente adorato questo racconto. Senza esitazione, senza esagerazione [...]

  • Rubrus: Grazie, Solitamente però i miei racconti hanno un registro diverso.

Torna su