Non so perché, ma il lunedì mattina c’è sempre qualcosa che mi complica la vita e che rischia di farmi fare tardi. Non posso, ho un appuntamento troppo importante: alle undici al più tardi devo essere in ospedale.

Quando arrivo in reparto cerco sempre di passare inosservato. Odio quelle stupide celie del tipo “…meno male che sei venuto, c’è Luigi che ti aspetta..” oppure “…in sala medici 2 c’è una signora che potrebbe avere bisogno di te…”. Sono qui per una precisa funzione: punto e basta.

Oggi mi è andata di lusso: nessuno mi ha visto. Ho il mio bel camice bianco con la targhetta bordata di rosso. E’ la mia testimonianza di volontario ed è un potente diaframma tra me e…gli altri. Mi dà dei privilegi: molti mi cedono il passo in ascensore e al bar gli addetti mi servono per primo chiamandomi dottore.

Cominciamo il giro. Sala Day-Hospital: solo due persone che oltretutto pisolano. Mi dispiace ma non disturbo chi ha gli occhi chiusi. Nonostante quello che ne pensa l’infermiera di turno mi rifiuto di fare l’allegro istituzionale. Sono convinto che chi vuole tenere gli occhi chiusi deve essere protetto da ingerenze assurde. Cristo, siamo nel reparto d’oncologia! Se poi c’è qualcuno che vuole commentare la partita della nazionale, certo non mi tirerò indietro.

Stanza 1: dormono tutti. Con questo caldo di fine giugno e quest’aria condizionata che funziona al 70 %, mi meraviglio che ci sia qualcuno che ha voglia di stare sveglio.

Stanza 2: chiusa. Gli operatori sanitari come si chiamano oggi stanno probabilmente accudendo le malate. Meno male che si sono ricordati di chiudere la porta. Potrei scrivere un libro sulla violazione del pudore negli ospedali. Sia da parte degli addetti che dei malati. Gli uni non lo vedono più nemmeno con gli occhiali come recita una vecchia canzone e gli altri lo ritengono un retaggio inutile in un reparto come questo. Solo quelli che veramente sperano, si proteggono, ne danno una dimensione reale.

Stanza 3: tutti i tre letti sono occupati. Ci sono i parenti: chiacchiere gentili, diffuse sottovoce. Molti sorrisi al mio ingresso e molti taciti inviti a non invadere il loro spazio privato.

Stanza A (singola): malato intubato. Moglie e figlio sono lì in piedi, in silenzio. Mi vedono: mi salutano. Sono ormai tre lunedì che li seguo. Oggi non m’invitano ad entrare. Capisco. Proseguo.

Stanza B (singola): vuota. Ma è pronta per un nuovo arrivo.

Passo davanti alla sala medici 1. La porta è socchiusa. Sbircio all’interno. Lo so che non si fa: i sacri manuali del perfetto volontario lo vietano tassativamente. Non si scruta nelle stanze di un ospedale. Forse è immorale. Ma questa manovra ha consentito di difendermi da amare sorprese o di prepararmi alla sofferenza. Infatti: seduta su una sedia, di spalle, riconosco la Signora Maria: la sua figura snella, il suo portamento altero, i suoi capelli bianchi, la sua sempre uguale gonna grigia. Sta piangendo. Non è questo che mi stupisce: è il pesante golfino di lana che indossa. Ha anche le calze. Sono indumenti incongrui per questa stagione. Questo vuol dire che il suo sistema di termoregolazione è forse andato a farsi benedire. Le chemio terapie o il suo male forse stanno avendo ragione del suo corpo. Mi vede Mario, medico di reparto che, con un silenzioso ed energico gesto, m’invita ad entrare.

“Buon giorno signora Maria. C’è qualcosa che posso fare per lei?”

Silenzio. Pesante e scontato. Mi assicuro che la porta sia chiusa. Cerco di fare un po’ d’ombra. Accosto le tende. L’esperienza mi ha insegnato (non i sacri manuali) che mitigare il sole può aprire spazi sconosciuti.

In silenzio mi siedo dall’altra parte del tavolo. Non di fronte a lei, perché ciò sarebbe il simbolo di una contrapposizione: da una parte lei, malata, e dall’altra io che per definizione dovrei essere sano. Voglio solo occupare una piccola parte della sua visuale. Spero avverta che, in ogni caso, sono lì. Il dottore è uscito per un caffè.

“Mi hanno detto che dovrò continuare la chemio. Non la reggo. Ogni tre giorni di terapia mi toccano cinque giorni di nausee, febbre. Cinque giorni in cui non riesco a fare nulla. Ho tante di quelle cose da fare. Io poi…”

Non esiste niente dopo quel poi. Stai zitto Piero. Lascia che parli lei.

“Questa non mi ci voleva. Dopo l’operazione, mi avevano detto che un paio di chemio sarebbero bastate. Adesso invece devo andare avanti.”

Spero non mi faccia la ferale domanda

“Lei sa cosa vuol dire questo?”

No, non lo so e non voglio saperlo. Lo intuisco ma non voglio esplicitarlo. Frughiamo nello stupidario infinito dei volontari per trovare una parvenza di risposta.

“Che dovrà affrontare ancora disagi, pillole o iniezioni contro la nausea. Probabilmente non potrà fare le vacanze che desidera. Sarà costretta a venire in ospedale a frequenze cadenzate.”

Chissà se sono stato sufficientemente stupido?!

“Questo vuol anche dire una lotta più serrata a…”

A che cosa, imbecille? Ormai ti sei tradito. Sei costretto ad andare fino in fondo.

“Alla sua malattia. Dove va normalmente in vacanza?”

“In trentino. E’ là che ho conosciuto mio marito 37 anni fa. Siamo sempre felici di tornarci.”

Distraila imbecille. Non può adesso aprire il capitolo dei ricordi. Devi darle uno stimolo all’azione, al fare.

“Se non sbaglio mi aveva accennato ad un nipotino. Perché non lo porta per qualche giorno con sé in montagna?”

“A sua madre piace il mare. E poi è una furia scatenata.”

“Tra lei e suo marito non riuscite a gestirlo? Solo per qualche giorno.”

“A dir la verità non ci abbiamo mai pensato. Però in queste circostanze…Mi scusi adesso devo andare.”

“L’accompagno.”

Arriviamo sino all’ascensore in silenzio. Adesso le faccio la domanda di rito alla quale spero risponderà come altri in queste circostanze.

“Posso offrirle un caffè?”

“No, grazie. La prossima volta.”

L’importante è che abbia detto la prossima volta. Un grosso respiro e torno in reparto.

Mi debbo sbrigare. Non posso perdere il bus delle 14 e 12.

Nel mio solitario pranzo in cui divorerò il cibo senza guardarlo cercherò di archiviare il caso.

Senza che qualcuno possa rispondere alla domanda: “Perché per essere uomini, bisogna passare attraverso…questo? “

Lunedì prossimo sarò ancora in ospedale?

Tutti i racconti

5
7
43

In fregola

16 November 2025

Qua e là sulla facciata del condominio le luci accese per la cena. Una donna con un cane tra le auto parcheggiate. I lampioni accessi. Poche foglie sui platani. Semaforo verde e attraversiamo la strada. Davanti alla porta del monolocale i nostri corpi entrarono in fregola.

Tempo di lettura: 30 secondi

6
4
27

Emma e i libri che parlano

16 November 2025

Emma aveva imparato a non fare rumore. Non perché qualcuno glielo avesse chiesto, ma perché a volte le parole rimbalzano indietro. O peggio, cadono nel vuoto. Quando parlava, la madre la interrompeva a metà frase: – Più tardi, tesoro, adesso ho da fare. “Più tardi” voleva dire mai. Emma lo sapeva [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Riccardo: ma che bello, che intensità
    la cultura rende liberi, e le parole [...]

  • Maria Merlo: 🦋Bello e pieno di verità. Complimenti.

4
1
29

La foto della pazzia

15 November 2025

Presi le foto, quelle che la mia ragazza mi consegnava felice ogni fine settimana… per la quarta volta di fila era lì in mezzo alle altre. Non sopportavo quell’immagine… con lui lì. Sì lo vedevo, pensava di nascondersi, ma io lo vedevo proprio sullo sfondo, di profilo. Ricominciai a guardare le [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

1
3
21

Pomeriggio sospeso

15 November 2025

Dovrei finire di leggere qualche libro. Lo penso mentre ne osservo la copertina, bloccata sul tavolo, come se aspettasse da ore. Sarei anche uscito a fotografare, magari in città, a rincorrere la luce tra i palazzi. Ma ho fatto tardi e quindi niente. Potrei scendere comunque, giusto qui intorno: [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • FuoriFuoco: Grazie mille. Sono contento che il nickname e il racconto ti abbiano dato la [...]

  • Riccardo: benvenuto su ldm
    ai prossimi racconti
    sorseggiando un caldo te', [...]

3
3
21

L'allieva 2/2

14 November 2025

Freccia la guardò appena mentre continuava a masticare quei pochi fili rubati. «Scusa ragazza ma ormai siamo insieme da tanti anni ed è la prima volta che capita che una di noi sia indisposta, è stato un brutto colpo. E vedere te poi, così giovane, magra… Sei sicura di farcela per l’intero giro? [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Maria Merlo: Racconto bellissimo per adulti, bambini e chiunque abbia davvero buona volontà.

  • Rubrus: Natale si avvicina. Se non troppo invadente, è una festa che ha davvero [...]

4
9
25

Tratturi

14 November 2025

Tratturi Ho sempre ascoltato volentieri gli anziani. Una volta, forse perché vecchio o perché si sentiva solo su quella panchina, uno di loro mi raccontò una storia. “Tu sai cosa sono i tratturi e la loro gente?” La mia faccia dubbiosa valse più di mille risposte e, avido di sapere, sedetti anch'io [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

5
4
22

L'allieva 1/2

13 November 2025

La slitta già preparata sovraccarica di doni, attendeva sulla pista di lancio circondata dalla neve. I folletti le giravano intorno per verificare la tenuta del carico, una corda ben stretta da una parte, un'altra sulla parte più alta dove era possibile un crollo dei regali… Babbo si era raccomandato [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Dax: Bella....attendo. Like

  • Teo Bo: La signora Natale? Non mi dire... chi l'avrebbe mai detto! Aspetto il 2, [...]

3
5
51

CENTRALE PARANOICA 7

INIZIA CON UNA SETE DI SANGUE

13 November 2025

Hi, qui è Centrale Paranoica 7, shhhhh… shhhhh… silenzio, chiedetevi perché manco da tanto tempo… Beh non mi hanno scoperto ancora, ma mi hanno fiutato. Per la verità pensano più a qualche presenza esoterica, il dottor Stella ha persino chiamato in causa il buon vecchio Dick immaginando un mondo [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

3
2
27

Speranze di vita

12 November 2025

Di speranze ce ne vogliono almeno due: una per continuare a credere nella vita e l'altra per giustificare la sopravvivenza. Sì perché le delusioni continuate rischiano di farci male, a volte radicalizzano e ci trasformano in elaboratori d'ansia, in soggetti da psicologo nel migliore dei casi o [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like
    tenero di intenso.
    Accorato sguardo a un passato che non può [...]

  • Dax: La speranza, quando possibile,non devevrimanere fine a sé stessa: devevessere [...]

4
3
36

Nessuno è uguale a nessuno

12 November 2025

La catena di montaggio non conosce pause è un nastro che scorre veloce, moltiplicando gesti e abitudini. Smog e street food impregnano l'aria; vetrine mutano faccia, ma non voce; porte automatiche che salutano tutte allo stesso modo. I clacson e i suoni delle rotaie scandiscono un tempo incessante, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dax: Azz....Like

  • Ecate: Nel treno che non conosce fermate, una donna che legge un racconto e gli piace, [...]

5
6
27

Lisy

11 November 2025

“Ehi, artista.” La voce, profonda, dolce e a lui ben nota, arrivò alle sue spalle. Lionel si girò appena, attento a non cadere dallo scoglio sul quale era seduto. Lì, in piedi dietro di lui, c'era la figura alta e fascinosa di una donna che pareva una vampira con tanto di collana con simbolo celtico [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • L. Carver: Se leggerete ancora di lei? Chissà, è un personaggio che vorrei [...]

  • Dax: Bel pezzo....Torneranno? Like

6
11
39

Il divano che non c'è

Esercizio di scrittura creativa - I 7 peccati capitali - L'accidia

11 November 2025

"Con la tivù accesa e le chiappe sprofondate tra i cuscini era una libidine stappare una birretta, affondare i polpastrelli per ravanare in un sacchetto di patatine e godersi un film appena scaricato." Sandra corrugò la fronte e interruppe il monologo di Adelina orfana di un divano appena portato [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

Torna su