La luce del tramonto filtrava attraverso le spesse tende del Museo. Si stava avvicinando l'orario di chiusura. I visitatori della mostra erano stati parecchi quel giorno e qualcuno di loro ancora si attardava nelle ampie stanze dell'edificio chiacchierando a bassa voce, quasi a non voler turbare la quiete del crepuscolo. 

Come sempre le luci erano poche e a malapena illuminavano le opere in esposizione. Ci si metteva un po' ad abituarsi a quel tipo di oscurità, ma una volta che gli occhi si erano adattati il buio era addirittura piacevole, quasi confortante. 

Per Lei era stata una giornata lunga. Sentiva la pesantezza che i lunghissimi pomeriggi d'estate portavano con loro e che sembrava riempirle il petto di macigni. Aveva gli occhi stanchi, ma doveva resistere. Non mancava molto. Il buio avrebbe avvolto il Museo come un manto e tutto sarebbe stato silenzioso e pacifico. 

Nemmeno la notte le avrebbe portato un po' di leggerezza, ma l'avrebbe liberata di tutti quegli sguardi, di tutti quegli occhi che si sentiva addosso. 

Si trovava in un corridoio stretto, uno dei tanti passaggi labirintici allestiti per la mostra. Quel piccolo angolo era illuminato, si fa per dire, da una singola lampadina che emetteva una fievole luce giallastra. Fu lì, che la vide.

 

Si sentì osservata. Come sempre, ma stavolta ebbe la precisa sensazione che qualcuno la stesse fissando intensamente, andando oltre quelle occhiate curiose e inquisitorie che di solito suscitava nella gente comune. Ad osservarla era una ragazza, ferma immobile dall'altro lato del corridoio.

La ragazza non aveva niente di speciale, era un corpo come tanti, il volto tondo e pallido come una piccola luna, ma c'era qualcosa in lei che la inquietava e la metteva a disagio. Sembrava una ragazza mediocre, senza nessuna attrattiva, eppure... Eppure, c'era un'intensità quasi violenta nel suo corpo, nella sua espressione solo apparentemente indifferente. Sembrava portare il peso di un abisso dentro di sé e quel peso pareva annegarla e spingerla in giù, sempre più lontana dalla superficie. La sua intera figura sembrava essere trascinata verso il basso, addirittura i suoi contorni erano vaghi e frastagliati sotto la luce fioca della lampadina.

Forse voleva dirle qualcosa, comunicarle... ma no, era assurdo. Non poteva parlare. Le sue labbra erano pietra, quasi uno sfregio su quel volto cupo e rassegnato. Eppure, la ragazza era davanti a Lei, e la osservava.

A Lei sembrò impossibile che la stesse fissando davvero. Non lo ritenne reale, e cercò di ignorare la ragazza per quanto poté. Ma si sentiva inspiegabilmente attratta da lei, quasi come se un magnete la costringesse ad osservarla e a riflettersi in quegli occhi morti. Nell'oscurità della stretta sala, il suo corpo sembrava immobile, di più: immutabile. Che soffrisse le pareva chiaro: era il dolore ad aver scolpito un'espressione perennemente afflitta sul suo volto, lasciandole al posto degli occhi due pietre prive di vita e condannando il suo corpo a una stasi, a una specie di morte apparente.

Incolore. Incolore! Avrebbe voluto gridare, implorare che quella ragazza smettesse di fissarla e la lasciasse andare via in pace. Ma non poteva, nessuna delle due si sarebbe potuta sottrarre a quel sortilegio fatto di sguardi muti.

Voleva avvicinarsi a lei. Desiderò farlo.

Tu che puoi, vivi. Vivi, vattene di qui. 

Ma fu la ragazza ad avvicinarsi, un movimento irreale che quasi provocò un grido in Lei, ma che anche le pietrificò la gola. Poteva quasi sentire il suo odore. Portava con sé qualcosa di selvatico, di irreale, un odore di marmo bagnato. Il suo passo era malfermo, come se camminare fosse una fatica insopportabile, come se avesse macigni al posto dei piedi.

Avrebbe voluto urlare, ma poteva solo specchiarsi in quelle iridi morte. Negli occhi, si nascondono dentro gli occhi, scavano buchi dentro le orbite.

 

Rimase ferma davanti a lei, senza dire niente. Di solito chi si avvicinava a Lei cercava di toccarla, di profanare il suo corpo, Lei poteva tentare di protestare quanto desiderava, le sue urla e le sue implorazioni rimanevano mute. Loro la ignoravano, ridevano e se ne andavano. E quelle mani hanno scavato cicatrici che non posso raccontare. Ma la ragazza era ferma immobile davanti a lei, quasi intimidita. La capiva. Dietro quegli occhi e in fondo a quell'abisso, sotto tutta quella pietra, esisteva un'anima che non si era ancora arresa e che non si rassegnava a morire.

 

E poi, successe qualcosa: la ragazza sollevò le braccia. Lei trattenne il fiato.

Non fu un movimento violento: si limitò ad alzarle leggermente e ad aprire le mani all'altezza dei suoi fianchi, come se volesse liberarsi e separarsi dalla roccia nella quale era intrappolata. Era come se stesse cercando, chiamando un abbraccio. Tu, fatta di tenebra, riporterai il tuo corpo alla luce.

Fu un momento, ma durò a lungo e a Lei parve specchiarsi nella ragazza. Erano l'una l'immagine dell'altra: lo stesso corpo, lo stesso volto, gli stessi occhi. E quel dolore, quella sofferenza, tutta quella pietra che soffocava i loro petti.

Per un attimo pensò davvero che si stessero abbracciando, che il contatto fosse reale. Lo sentì vero, vivo, e l'impatto fu fortissimo.

 

Reale come la roccia, come la nuda terra quando viene bagnata dalla pioggia.

 

Quando fu quasi sicura che entrambe si sarebbero liberate e che se ne sarebbero potute andare, quando Lei era la ragazza e la ragazza era Lei, l'incantesimo fu spezzato brutalmente.

 

 

"Isa, che stai facendo?"

La ragazza si voltò. Aveva ancora le mani sollevate. Dietro di lei stava un ragazzo che la fissava divertito. Non saranno che i sorrisi a tenere cucita la tua anima. 

Lui non la vide indietreggiare appena, ma Lei sì. La ragazza abbassò le mani, lentamente. Adesso sembrava ancora più fragile ed era fatta di carne e sangue. Un involucro. Lei lo odiò, quando le baciò la guancia.

"Sei rimasta affascinata da quella ragazza? Dai, tesoro, è solo una statua... andiamo, il Museo sta chiudendo".

La ragazza non disse niente, muta come la pietra. Non sono una statua... Non sono io la statua! Avrebbe voluto urlare Lei, ma tutto quello che sapeva fare era osservare. E quando la ragazza si voltò un'ultima volta, i suoi occhi erano più morti che mai, crateri freddi sul suo volto lunare.
Avrebbe voluto chiederle tante cose, ma era solo una statua. Non le avrebbe mai risposto. L'avrebbero ritrovata dentro un museo, così, con un sorriso scolpito a forza sulla sua faccia e quelle mani sollevate verso la superficie del suo abisso.

Tutti i racconti

0
0
2

vino al tramonto

08 May 2024

Si pazienta obbedendo ai colori agli istinti, alle voglie si pazienta non sempre aspettando, aspettandoti qualcosa afferrando le mani promettendo cambierà; si pazienta perché è giusto così, senza pensare all’ultima volta che ti sei sentito felice, non ricordando senza sperare o anzi sperando [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

0
0
1

L'uomo nel parco

08 May 2024

Ho sempre cercato di fare le cose come si deve, di comportarmi per bene, ma ho sempre saputo che avrei fallito chissà quante volte. Sono una persona normale. Uno di quelli cui capitano le cose che capitano a tutti: gioie, disgrazie. Anche di fallire. Quando mi sono trovato senza lavoro e senza [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

0
0
0

Vacanze in America

Route 66 2di 2

08 May 2024

Penso sia necessario qualcosa di ancora più forte, per curiosità ordino del Mescal, stranamente lo hanno, ne prendo una bottiglia intera e mi ci attacco, un sorso e un boccone, così riesco a mandar giù tutto il piatto. In fondo alla bottiglia vedo il verme che attende di essere masticato, non [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

0
0
0

Sedoka 5

08 May 2024

ondeggia forte quel rosso papavero nel campo di tritico diversa vita nel croscio naturale infonde forza pura Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

1
3
24

Vacanze in America

Route 66 1di 2

07 May 2024

Quest’anno ho deciso di trascorrere l’estate negli USA. Voglio provare l’ebrezza di correre lungo la strada più famosa al mondo, quella che ha fatto la storia, che ha inventato il mito dell’America, la Route 66, 3755 chilometri da Chicago a Santa Monica in California attraverso 8 stati, la mia [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • stapelia: Ho affrontato due volte il testo e, pur avendolo capito e seguito sin da subito, [...]

  • Rubrus: Anche in questo caso mi tocca dire che aspetto la seconda parte.

2
2
14

Agua teñida

07 May 2024

Agua teñida Agua teñida en mi sangre. Vamos, pasión por ti. Negro Fluido Mi caballo me tira al suelo No me levanto del polvo Enfermo de amor De tus besos De tus muslos De tus senos Y tu mi amigo recordar Es agua teñida Si te entra Él querrá quedarse allí Acqua tinta nel mio sangue. Accende, [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • stapelia: Acqua tinta? Non giurerò sulla traduzione ma è intriso di sensualità. [...]

  • Patapump: e che pensi sul lavoro della musicalità della lingua
    la trovo piu [...]

1
3
9

Senryu

07 May 2024

la monachella sul cavolo s'adagia - prossimo pranzo Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

6
9
73

La Rapina

06 May 2024

I tre uscirono dal banco dei pegni armi in pugno. La soffiata ricevuta da Q era giusta. M stringeva al corpo la borsa sfilata al gestore. “Molto stupido prendere la pistola dal cassetto” pensò J. “Poteva cavarsela con poco invece che con un buco in fronte.” [pubblicato originariamente sull'account [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

0
3
12

Haiku

06 May 2024

hanami passa - come bei coriandoli cadono fiori Laura Lapietra©

Tempo di lettura: 30 secondi

1
6
15

Vi racconto "La mia Nascita" e come è nata la relativa poesia umoristica

Dai racconti di mia madre.

06 May 2024

Quando venni al mondo, primo di tre figli, partorito in casa al Parco Cis 299, pesavo un chilo e ottocento grammi. Ero scheletrico. Mia mamma piangeva e si disperava per questa situazione. Non bastava ciò, per disperarla, ma si aggiungeva anche il pessimismo del medico curante il quale non dava [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
6
23

IL COWBOY GIGANTE

06 May 2024

IL COW-BOY GIGANTE Ai tempi di Kyzmiaz, cioè quando ero un adolescente difettoso, sognavo tanto, sì sognavo come un matto. Alcuni erano sogni ripetitivi, sognavo spesso cascate o spiagge, oppure di volteggiare in una pioggia di fiori o di volare. Certuni erano terribilmente statici come "il [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

3
2
13

Haiku

05 May 2024

olive verdi - in quel vecchio frantoio l'oro di terra Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

Torna su