Già, la mamma.

Perché da quando Papi era andato via le cose non avevano fatto che peggiorare, e la mamma aveva attraversato diverse fasi: dopo il primo momento di rabbia cieca, (in cui  Edoardo l’aveva guardata impaurito e tremante da sotto il tavolo fare a pezzi foto e oggetti che avevano a che vedere con il marito), aveva infatti iniziato, giorno dopo giorno, ad essere sempre più triste e desolata.
Edoardo in quei momenti la stringeva forte forte piangendo con lei, il cuore in tumulto, la mente attraversata da mille dubbi e paure. Lei si lasciava cullare dolcemente dal suo bambino e se ne stavano lì così, a lungo in quell’abbraccio fragile e precario ma carico di emozione.
E infine, dopo aver pianto tutte le lacrime possibili, la mamma aveva iniziato a scivolare in uno stato di apatia dal quale non era praticamente più riuscita a tirarsi fuori, se non per brevi momenti.
Ed Edoardo era cresciuto così, con quella sorta di fantasma emaciato, che ormai era sua madre, che girava per casa.
Era ormai molto, moltissimo tempo che non la vedeva sorridere; il suo sguardo era cupo e spento e, si vedeva, mamma faceva molta fatica ad andare avanti. 
Ma ci stava provando, ed Edoardo la aiutava come poteva.
Il ragazzo era quindi stato costretto a crescere in fretta, perché quando non hai nessuno (o quasi) che si occupa di te sei costretto a farlo tu stesso, anche se sei piccolo: aveva messo via i giochi e aveva incominciato a provvedere a se stesso e anche alla mamma. 
E con il tempo era diventato talmente bravo che nessuno, né a scuola, né altrove, era al corrente della sua reale situazione. 
O almeno questo era quello che Edoardo credeva.
Per la verità la prof. Ansaldi, che insegnava lettere e che era la sua insegnante preferita, diverse volte lo aveva fermato per chiedergli se a casa andasse tutto bene. 
E quando lui le rispondeva che sì, andava tutto a meraviglia, la prof insisteva, dicendogli che se voleva parlarne poteva farlo e che magari insieme avrebbero potuto fare qualcosa. Gli aveva persino lasciato il suo numero di telefono, dicendogli di non esitare a chiamarla a qualunque ora, se mai avesse avuto bisogno.
Edoardo si occupava di ogni cosa in casa e lo faceva pure bene: era in grado di lavare, stirare, pulire casa, e faceva tutto con molto impegno.
Frequentava la scuola ed era puntuale e diligente. 
E poi, a fine giornata, finito di sparecchiare e lavare i piatti, Edoardo stava a lungo in camera della mamma, a farle mille coccole.
Poi se ne andava in camera sua a parlare con Papi.
Chiedeva sempre molte cose a Papi: ad esempio perché mamma fosse sempre tanto triste. 
E papi gli spiegava pazientemente che mamma soffriva di un male chiamato “depressione”, che la rendeva molto triste. Papi diceva inoltre che lei non sapeva che lui era stato costretto a lasciarla per andare a fare il supereroe. Mamma pensava addirittura che lui l’avesse lasciata per seguire una signora francese. Pensava che si fosse rifatto una vita, in Francia, e che avesse avuto degli altri figli. Assurdo! Papi gli aveva detto che mamma si sbagliava, che lui non avrebbe voluto lasciarli ma era stato costretto. Ed Edoardo gli credeva: anche perché, rifletteva, se avessi dei fratelli francesi Papi me lo avrebbe detto!
E così la vita andava avanti.
Una mattina Edoardo andò a svegliare mamma, come faceva sempre. Le preparava la colazione e poi la svegliava perché non arrivasse tardi a lavoro. 
Quella mattina però mamma gli disse che non si sarebbe alzata perché non stava tanto bene. Gli disse che avrebbe telefonato a lavoro e si sarebbe messa in mutua. 
E così fece anche il giorno dopo e quello dopo ancora.
Dopo una settimana che mamma si rifiutava di alzarsi, Edoardo decise di parlare della faccenda con Papi. Era infatti un po’ preoccupato.
E così fece. Dal cassetto Papi lo guardò a lungo. Poi, minimizzando, gli rispose: “non è niente, vedrai, le passerà. Non hai nulla di cui preoccuparti, magari ha soltanto un po’ di influenza. Piuttosto concentrati su altro. Alla fine tua madre deve pure darsi una mossa!”. 
E per la prima volta Edoardo non si trovò d’accordo con Papi. 
Col passare dei giorni i commenti dal cassetto sulla mamma, iniziarono ad essere sempre più sferzanti ed Edoardo cominciava sentire un po’ di rabbia per quel papà nel cassetto, che a quanto pareva aveva cose importantissime da fare per il mondo intero, ma la verità era che per lui e mamma non aveva fatto un bel niente.
Finchè una mattina Edoardo, entrando in camera della mamma, la vide riversa sul letto, in stato di semi incoscienza. Sul comodino di fianco al letto, una boccetta vuota.
Edoardo, col cuore in gola, prese il cellulare, chiamò l’ambulanza, e subito dopo fece il numero della prof Ansaldi, che gli rispose immediatamente, dicendogli che sarebbe arrivata subito.

Poi Edoardo corse in camera, aprì il cassetto, prese la foto e la strappò in mille pezzi.

Tutti i racconti

1
1
6

Di stagista in stagista

Giu
02 December 2025

Giorno uno della mia presenza in azienda. Mi sistemarono in un angolo molto luminoso, proprio vicinissimo alla finestra per permettermi di avere la giusta luce quotidiana di cui avevo bisogno. Devo ammettere che mi piaceva molto la postazione che avevano scelto per me, avevo sentito dire che decisero [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

1
1
5

La Clorofilladinia

02 December 2025

“Vedrai,” mi hanno detto gli amici, “prima o poi incontrerai una Clorofilladinia. A chi va ad abitare vicino al Secchia può capitare.” Ed eccola qui. Sale da me, entra in questa stanza passando dalla finestra. Non l’ho sentita sulle scale, e così oggi la conosco per la prima volta. L’ho vista attraversare [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

7
7
27

Non leggerai il mio nome

01 December 2025

Non leggerai il mio nome Quel foglio rimarrà bianco e sfuggente Chiunque avesse voluto scriverlo, ne sarebbe rimasto deluso Avrebbe deciso qualcosa, che non avevo scelto Sarebbe andato per consegnarlo, quando ero ormai lontano Lontano da quel fumo che copriva il mondo, fino a soffocarlo Avevo mani [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Dax: bello, malinconico. like

  • Riccardo: ma davvero grazie a tutti!
    lascio a voi come interpretarlo
    come è [...]

6
17
25

Soluzione radicale

01 December 2025

Il monolocale mi garba. Così pulito e ordinato, sembra la casa delle bambole. Beh, per quel che ne so io, perché lo giuro, non ne ho mai vista una. Che posso dire, ragazzi? Per ora me ne sto qui, sotto un buffo piumino rosa e un lenzuolo pieno di orsetti stampati. Insomma, mi sembra di vivere dentro [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Dax: Grazie per la risposta 😃

  • Riccardo: brava Maria!
    certo il fenomeno meriterebbe le celesti praterie...quanto [...]

3
3
28

Il libro magico (2/2)

Intrigo a casa Natale

30 November 2025

Gli elfi che erano di sentinella avevano sentito e visto Darkman introdursi furtivamente sul sentiero che portava a casa di Babbo. Avevano dato l’allarme e ora erano tutti nascosti nelle vicinanze della casa in attesa del nemico. Sapevano che il mago era forte e usando la magia poteva sconfiggerli, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Rubrus: Un po' grinch e un po' Calimero, che si sbianca col mattarello invece [...]

  • Dax: "Con la violenza si aggiusta tutto"(cit. Legs Weawer)Like

3
10
62

Elisa e lo specchio

30 November 2025

Dopo il maithuna, seduto nudo sul letto, la osservavo rivestirsi davanti allo specchio rettangolare da parete a figura intera. Sulle spalle scendevano con leggerezza i capelli biondi ondulati. Le natiche a mandolino. Le gambe bianche lunghe. Le caviglie sottili. Spostai lo sguardo sullo specchio. [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Sofia85: È sincretismo. Gabriele D'Annunzio ne rappresenta un precedente.

  • Dax: la donna che si riveste allonspecchio è un'immagine potente, ricca [...]

3
3
30

Il libro magico (1/2)

Intrigo a casa Natale

29 November 2025

Oltre il regno della neve e del gelo dove vive Babbo Natale con gli elfi e le sue amate renne, andando verso oriente e camminando per giorni e giorni, si arriva in una città chiamata Blacktown. Un posto altrettanto freddo, ma del tutto privo di luce, di alberi e di animali. In quelle terre c’è [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Virginia Lupo: buonasera. Una storia, una favola più adatta alle persone adulte. La [...]

  • Dax: Una favola "nera"...attendo la seconda parte Like

13
10
37

Jean Vallette parte (2/2)

Da Rieux-Minervois a Parigi

29 November 2025

È giorno fatto da un pezzo quando Jean e Jòrdi giungono in vista di Carcassonne. La doppia cinta di mura merlate e le torri che proteggono l’antica città hanno anche questa volta un grande effetto sul giovane. Jean ripercorre con gli occhi della mente i sei anni trascorsi al Petit Séminaire. Latino, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

14
5
42

Jean Vallette parte (1/2)

Da Rieux-Minervois a Parigi

28 November 2025

2 ottobre 1865 È ancora notte a Rieux-Minervois. Un vento gelido soffia, promettendo un cielo terso e una bella giornata d’autunno. «Lo gal canta, Joan-Baptista. Lo sénher Jòrdi t’espèra» [1]. «Óc, maman»[2], dice il ragazzo prendendo la sua valigia di cartone e scendendo per la rampa ripida [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • La Gigia: In questo intrigante racconto c'è uno studio approfondito non solo [...]

  • Dax: Piaciuto. Attendo continuo.Like

7
9
38

Tutte le mattine

28 November 2025

Tutte le mattine, più o meno alla stessa ora, li vedo. Lui è lì, sul marciapiede poco prima della fermata della corriera. Lei è al balcone, pigiama chiaro e una sigaretta tra le dita. Quando passo in auto li intravedo soltanto per qualche secondo, ma è sempre uguale: lui guarda verso l’alto, lei [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
5
28

Una giornata a Chiari 2/2

27 November 2025

Quando si voltò verso di me, Luca aveva addosso un’aria strana. Gli occhi gli brillavano di una luce nuova, come se quell’incontro improvviso avesse risvegliato qualcosa. “Questa è Micol, ci siamo conosciuti ai tempi dell’università”, annunciò. “Piacere”, dissi. Le parlai dei miei racconti e le [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • GustavLebo: grazie dei commenti

  • Dax: Carino, carico di nostagia... però Micol è vstata scortese alla [...]

27
29
210

Todos Hotel

Come il vetro

27 November 2025

Un pomeriggio, era domenica, alla mia porta in ospedale si affaccia uno dei tanti in camice bianco. Capelli cortissimi e grigi, naso importante, sguardo limpido. Sorride. Premurandosi di non essere invadente. Quasi senza voglia di piacere a tutti i costi. Misurato nei gesti infonde nell'aria una [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

Torna su