"Un ragazzo è stato trovato massacrato in un fosso del bosco vicino al centro cittadino".  Quella mattina Luciano era uscito di casa con le sue gambe perché doveva andare a comprare le sigarette. Era stato appena dimesso dal centro di recupero per tossicodipendenti  perché aveva avuto un passato di droga. Uno spinello tra amici sregolati e poi vari tipi di droghe, sempre più velenose, erano state le tappe della sua storia irregolare, dove aveva perso a poco a poco il controllo di se stesso e si era lasciato schiavizzare da quella "porcheria", che entrava nelle sue vene e che lo illudevano che si risollevasse dalla depressione che lo aveva preso negli anni.

Che motivo c'era di lasciarsi ipnotizzare dalla droga? L'adolescenza, a volte gioca brutti scherzi, e ciò che è giusto viene visto come imposizione. E per potersi ribellare a quelle regole che sembrano solo costrizioni e privazioni della nostra libertà da parte degli adulti, ci si orienta a essere contraddittori e a fare tutto il contrario che è di regola giusto fare. Si finisce col cadere nella trappola delle cattive compagnie, che si divertono a controllare le nostre fragilità e debolezze, e ci si fida di chi invece trama contro di noi.

La droga entra nella nostra vita e quello che sembrava una bravata tra amici mentre si è in cerca della nostra identità si trasforma ogni giorno di più in patologia da dipendenza. E per poter guadagnarsi la dose si comincia a vendere agli altri più fragili di noi la bustina, la pasticca per sballare in discoteca e sembrare dei Superman fisici e adulti. Ci si trasforma in spacciatori. E Luciano in passato non l'aveva capito perché imparando ad essere in un certo modo ci si assuefà ad essere così e non ci si accorge della sregolatezza.

Luciano così un giorno entra nella retata delle forze dell'ordine, dove viene schedato e, fortunatamente per lui, trovato con una dose minima di eroina che dice essere per uso personale. Viene segnalato a un centro terapeutico per la disintossicazione e lì con grande sforzo e sofferenza comincia a vedere la possibilità di un' altra vita, oltre la dipendenza. Si impegna a lavorare come falegname, si scopre un bravo artigiano con una propensione al disegno e all'arte. Dopo tre anni esce e ricomincia a vivere in famiglia. Ai genitori pareva  che il loro figlio fosse rinato. La scuola, il lavoro, gli impegni, la vita quotidiana. Quando una sera arriva a casa una telefonata. 
"Un ragazzo è stato trovato massacrato in un fosso del bosco vicino al centro cittadino"
La telefonata delle forze dell'ordine fu spietata.
"Il ragazzo, Luciano, era stato rinvenuto gonfio di ecchimosi dentro ad un fosso". 
L'autopsia fu altrettanto spietata. Il ragazzo aveva preso della droga.
E perché era così conciato? Chi si era divertito ad infierire contro questo ragazzo magro e mingherlino?  
Il referto medico diceva che le contusioni non potevano essere state causate dalla caduta nel fosso. 
Per anni il caso fu archiviato come suicidio con l'aggravante della tossicodipendenza o come omicidio ad opera di ignoti.
I processi furono estenuanti. Si arrivò a decretare che il ragazzo era stato ucciso ma nell'ambito dell'ambiente dello spaccio. Probabilmente non era riuscito a collocare la roba nei tempi dovuti o ne aveva assunto una quantità non pagata ed era stato punito.
Che vergogna! Quelle contusioni non erano state causate da una caduta ma dalle botte.
Passò un altro anno quando arrivò una rivelazione sconvolgente.
Un agente, forse per il rimorso, forse per un ripensamento sul significato sacro della vita, forse per un cammino spirituale personale, aveva confessato un episodio di cui lui era stato coprotagonista.
Luciano era rimasto vittima di un pestaggio da parte di alcuni agenti che lo avevano interrogato per sapere la verità sulla sua detenzione di una dose di droga sopra il minimo consentito per uso personale.
Un pugno, un calcio, una spinta gli avevano provocato emorragie interne che lo aveva fatto morire sul colpo. E nel bosco fu abbandonato senza aver avuto prestato soccorso.
I tre agenti furono arrestati ed espulsi dall'arma.
A Luciano nessuno più avrebbe potuto restituire la vita, ma il suo spirito ora poteva riposare in pace perché finalmente si era scoperta la verità.
Ciao Luciano.

 

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