Valerio... è da quando ho sentito il suo nome che mi ha suonato un campanellino in testa che mi ha stimolato un ricordo di qualche anno fa. Ricordo un matrimonio e la musica del ricevimento, vedo il complesso ma non distinguo bene il volto dei musicisti, era come se quel ricordo fosse offuscato dalla nebbia del tempo...

EUREKA!

Ecco chi era! Valerio Enrique Duarte, un pianista piuttosto conosciuto, un virtuoso e un eclettico; ecco dove l'avevo già visto, proprio al matrimonio della mia amica.

La sua musica mi aveva conquistato durante quella serata. Era magica, intrisa di vari stili provenienti da ogni parte del mondo. Era come sentire un racconto narrato dalla sublime voce del pianoforte, potevi persino vederlo svolgersi davanti ai tuoi occhi; le sue dita che si muovevano lungo tutta la tastiera con tale agilità e piroette che sembrava vedere una coppia di ballerini: salti, scatti e piroette; in certi momenti sentivi tutta la potenza di una mandria di cavalli che corrono liberi per la prateria. Il suo tocco era paragonabile a quello di un pittore: deciso e delicato allo stesso tempo.

Persino ora al solo pensiero mi viene la pelle d'oca, e ora era davanti a me.

 

Mi alzai dal mio tavolo, bevvi ciò che restava della mia bevanda e mi diressi verso il bar dove porsi il mio bicchiere vuoto a Blanca.

<<Un altro?>> chiese la ragazza.

<<Sì, grazie...>> dissi annuendo.

La ragazza si volse a preparare la mia bevanda e me la porse. Feci finta di niente e distrattamente le chiesi quando sarebbe rientrato suo padre. Rispose che sarebbe rientrato verso sera.

<<Capisco...>>

<<Ti serve qualcosa?>> s'informò la giovane.

<<No, no... niente di ché, grazie. Era una semplice curiosità>> dissi minimizzando.

Mi voltai per tornare al mio posto con la bevanda in mano, un cenno al musicista, due piccoli passi in direzione del mio tavolo, poi ritornai indietro, mi voltai verso il pianista e chiesi:

<<Ma lei, non è per caso Valerio Enrique Duarte?>>

<<Beh, per caso no! Nel senso che sono proprio io Valerio Enrique Duarte, se intende il musicista, mentre se intende Valerio Enrique Duarte il carrozziere, mi dispiace deluderla...>> confessò  l'uomo.

<<C-come!?>> rimasi per un attimo interdetto. <<No, no! Io intendevo il pianista...>> proseguii confuso  il doppio.

Blanca si coprì il volto con la mano.

<<Allora, eccomi qui! In cosa posso esservi utile?>> chiese Valerio.

<<Permette! Juan Molina>> dissi dopo essermi ripreso. Gi strinsi la mano.

Fatte le dovute presentazioni, chiesi se potevo sedermi, intanto dalla sala adiacente provenivano i suoni di prova di Fernando.

 

Gli raccontai del matrimonio della mia amica complimentandomi per le sue magnifiche musiche e lui fece altrettanto, ricordandosi di un testo di felicitazioni che lessi agli sposi durante il ricevimento. Rimasi piacevolmente meravigliato del fatto che se ne ricordasse, ricordo che durante la lettura le persone si curarono poco di me, sposi a parte.

Mi disse che la voce come il resto del mio corpo tremava, ma che il mio testo per quanto riuscisse a ricordare gli era piaciuto molto.

Frasi di circostanza, me ne accorsi, ma gli fui grato. Chinai il capo e unii i palmi delle mani davanti al petto, a questo mio gesto lui rispose allo stesso modo.

<<Sai! Lui è un poeta e anche molto bravo, anche se non lo ammetterà mai>> intervenne Blanca mentre saliva su una scala per raggiungere le bottiglie che stavano in alto.

<<Fà bene! Un po' di sana umiltà non guasta, con tutti questi tronfi accademici e critici che elargiscono giudizi senza sapere, conoscere... Ma se vuoi un consiglio, se mai farai qualcosa davanti alle persone è a loro che devi parlare e se alla fine applaudiranno... prenditeli tutti quegli applausi>> mi confidò Valerio facendomi l'occhiolino. <<E poi, l'umiltà, ti tiene con i piedi per terra, sapessi quanti colleghi musicisti vedo camminare per strada e non si rendono conto del piedistallo che loro stessi si sono messo sotto i piedi>> concluse con una nota di rammarico nella voce.

Mi complimentai con lui per la sua musica e di come mi fossi perso in un'altra dimensione durante l'ascolto.

Blanca ci guardò con aria stranita, storse il naso e infine rivolse gli occhi al cielo...

<<Ma vi sentite quando parlate?>> disse poggiandosi alla scala incrociando le braccia con ancora il panno da pulire in mano.

<<Sembrate due scolarette che fanno a gara complimentandosi a vicenda sulla bellezza del loro vestito...>>

<<Mah...>> feci io.

<<Ma cosa! Parlate come gli esseri umani, no!>> redarguì la giovane donna.

<<Mah...>> mi fece l'eco il pianista. <<Pajarito! Gli artisti vivono anche di questo, altrimenti a che serve quello che fanno...?>>

<<Be', se continuate così non vivrete a lungo: vi state dissanguando a colpi di complimenti...>> ruggì il pajarito.

<<Valerio! Il pianoforte è pronto...>> la voce di Fernando pose fine alla ramanzina.

<<Ecco, bravo Fernando! Portateli via, tutt' e due. Devo pulire tutta la specchiera prima del rientro di Eduardo e il loro blaterare mi rallenta>> annunciò Blanca riprendendo le pulizie.

Come dei bambini a cui era stata sottratta la merendina, io e Valerio seguimmo Fernando nella sala di fianco. Mi voltai e vidi Blanca sorridere dolcemente.

 

CONTINUA...

Santiago Montrés

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