In visita a Napoli da amici, scendo a “Piazza Amedeo”, la fermata della Metro per Chiaia e piazza dei Martiri, salotto buono della città. «La Piazza dei Gagà», dicevano i versi di una canzonetta anni Cinquanta.
Un po’ fischietto, e un po’ canticchio «... scì scì... piazza de’ Martiri / ’a piazza de’ Gagà». So bene che oggi i Gagà non ci sono più, c’è Lady Gaga, non ci si divide se Roberto Murolo la canti meglio di Aurelio Fierro, o Fausto Cigliano, ma la piazza è quasi la stessa dei miei undici anni. A piedi ci arrivi da piazza Trieste e Trento, dopo il primo tratto di via Chiaia. Dalla “bomboniera” del Teatro “Sannazzaro”, palcoscenico di Eduardo Scarpetta e attori mito, da Emma Gramatica a Ruggero Ruggeri, dai fratelli De Filippo a Luisa Conte, fino a piazza dei Martiri, via Calabritto e piazza Vittoria, è la Napoli che rincuora, un’area salvata dal degrado, che conserva l’eleganza di cui mio padre era fiero, lontanissima dal girone dantesco dalla zona stazione, oggi decaduta e insicura.
A piazza Vittoria la voce di Luca, un allievo divenuto napoletano, mi dà il benvenuto.
– Buon giorno professò. Bentornato a Napoli!
– Ciao Luca, ti trovo bene.
– Anch’io, professò.
Parliamo di ciò che abbiamo fatto, visto, sentito, ciò che in quest’amata città ci colpisce e stupisce.
– Perché vedi, ricordo al mio allievo, che lo sa benissimo per conto suo, si può parlare di città e non di case ammassate quando fra edifici frutto di antichi saperi, densi di storie, o messi assieme ad arte da un buon progettista, tutto ci sembra un teatro, dove cittadini attori, la gente, si amalgamano con le pietre fra stupore per l’allegria e rabbia per il dolore di un’umanità ora felice e ora dolente.
Non posso trattenermi dal raccontare un fatto della sera prima, presso la ferrovia.
– Senti questa storia.
Luca mi sente e non mi ascolta. Me ne accorgo.
– Ascoltami mentre ti parlo di una storia di quelle che possono apparire lontane o normali. Invece sono vicine, vicinissime, tutt’altro che normali, anche se ormai tutto, o quasi tutto, sembra normale.

– Io ero lì, sia pure lontano, e tre persone armate di coltello minacciano un ragazzo nero che a sua volta blocca un giovane in sella a un motorino. Mi avvio a passo svelto, riesco ad avvicinarmi, ma quei tre sono spariti. Lui ha una bella faccia pulita. Ed è nera. Bello come possono esserlo i senegalesi.
E il mio giovane amico:
– Una bella faccia nera?
– Sì, una bella faccia nera, nera e pulita.
– Prof, lei è il solito incurabile idealista. Con quel tanto di “Politically correct” che, si sa, oggi ci vuole.
– “Politically correct” io? Detesto quel conformismo un po’ chic, quasi un pensiero unico, un pensiero debole camuffato.
– E perché ammira tanto quel ragazzo nero?
– Perché quella faccia così pulita, con quegli occhi così fiduciosi nonostante tutto, mi rammenta la Negritudine. E mi sembra di tornare indietro di tanti decenni, quando noi giovani di allora credevamo in quello che facevamo, e cercavamo di fare ciò in cui credevamo.
– Negritudine?
– Sì, mai sentito?
E mentre spiego a Luca la linea di pensiero ispirata dal poeta Léopold Sédar Senghor, Liberatore e nel 1960 primo Presidente del Senegal, appaio contrariato. E Luca se ne accorge.
– La vedo turbata.
– Sì, lo sono, e m’interrogo. Chi oggi sa cos’è, o ricorda la Negritudine? Perché non fummo capaci, anche noi che abbiamo insegnato, di trasmettere ai nostri giovani valori, idee e positività del novecento, il “secolo breve”?
Luca mi guarda. E mi ascolta incuriosito.
– «La vera cultura è mettere radici e sradicarsi. Mettere radici nel più profondo della terra natia. Nella sua eredità spirituale». Lo dice Senghor. E vale per tutti, dico io, non solo per i neri. È un dovere legarsi al territorio, amarlo, proteggerlo, conservarlo per le nuove generazioni.
Luca ascolta con molto interesse, e mi guarda con un velo di malinconia.
– Non siamo preparati ad ascoltare culture altre, anche profonde, veri anticorpi del razzismo. Lo straniero, “l’uomo nero”, fa sempre un po’ paura.
– Vedi Luca, conoscendo meglio l’altro, il diverso, il timore si dissolve. E può iniziare il dialogo. In quel ragazzo nero dallo sguardo profondo, vedo il riflesso della Negritudine di Senghor.
– Davvero?
– Certamente, perché quel poeta così proseguiva: nella terra non c’è solo spazio per le nostre radici. La vera cultura «… è anche sradicarsi e cioè aprirsi alla pioggia e al sole, ai fecondi rapporti delle civiltà straniere». Una visione straordinaria che riconosco in quel ragazzo così generoso, e coraggioso.
– Cosa gli è successo? Domanda Luca, ormai interessato.
– Anche se da lontano mi ero reso conto che brutte facce lo minacciavano per proteggere gli scippatori di una turista francese, sua cugina, derubata dello zaino con dentro denaro e oggetti che i giovani portano con sé quando viaggiano: 500 €, passaporto, tablet e telefonino.
– Gli ha parlato?
– L’ho ascoltato dopo l’arrivo delle forze dell’ordine e il fermo di uno degli scippatori, mentre attorniato da curiosi, raccontava la sua disavventura.
– «’Ncoppa ’o motorino» erano in tre. Appena mi accorgo che gli altri due scippano la ragazza intervengo. Fermo il giovane sul motorino mentre gli altri due dopo avermi minacciato con un coltello e dopo averla percossa al volto, sono fuggiti lasciandola sotto choc.
– Professore, e le forze dell’ordine?
– Ripeto ancora le parole del senegalese:
– Cominciavo a temere quelli che stavano per liberare dalla mia stretta uno di quei tre, avevo paura dei coltelli, ma quasi subito arrivano sul posto Polizia Municipale e Carabinieri, portando lei al pronto soccorso.
– Mentre il senegalese parla, un cameraman registra tutto, e il reporter al microfono chiede:
– Sei stato coraggioso. Ti senti un eroe?
– Sono stato coraggioso? Non lo so, ho pensato che non era giusto lasciarlo andare. E ho difeso la ragazza scippata come se si fosse trattato di mia sorella.
– Cosa ti lascerà dentro questo brutto momento? Lo incalza il reporter.
– Una grande amarezza vedere che mentre fai il tuo dovere la gente ti è contro e spalleggia i malviventi.
Poi, a telecamera spenta, aggiunge:
– Mi ferisce la protezione ai delinquenti contro un giovane perbene e rispettoso della legge del Paese che lo ospita, l’Italia che amo e dove risiedo con tanto di regolare permesso di soggiorno e lavoro onestamente da sei anni.
– Dove? Gli chiedo.
– Lavoro in una fabbrichetta della provincia, ma vivo a Napoli e viaggio tutti i giorni.
Poi, come per concentrarsi meglio, rivolge in basso il suo sguardo e dice a mezza voce a se stesso:
– Mi ammirano come esempio di senso civico, ma io dopo questo fatto mi sentirò sempre meno sicuro per le strade di una città che sentivo mia.
Luca è senza parole. Poi, quasi in silenzio, proseguiamo la nostra passeggiata per la città. Una città che con i suoi spazi, e nel bene e nel male, ti meraviglia sempre. E ci stupiamo nell’accorgerci di essere già in via San Gregorio Armeno, a Spaccanapoli, cuore e anima della Napoli popolare.
Nella via dei presepi volevo acquistare il necessario per insegnare quell’arte ai miei nipoti più grandicelli. Lì, come sempre, vive la fantasia dei maestri presepisti, pronti per le loro creazioni a trarre spunto dall’attualità.
Finalmente a nostro agio domando a Luca:
– Quale sarà la novità di quest’anno? Con quale statuina ci sorprenderanno?
– Certamente, accanto a Totò e Eduardo, immancabili, a un classico come l’amatissimo Maradona, a Papa Francesco dell’anno scorso e, in offerta, rimasugli come Di Pietro e Berlusconi, sulle bancarelle popolari e nelle più selezionate botteghe artigiane ci sarà qualche sorpresa.
– Ecco la statuina di Renzi scanzonato come di solito: è in maniche di camicia bianca e sbandiera i mitici 80€!
– Lo prendo.
– Sì, prendiamolo.
L’indomani torno a casa. In Metropolitana su un quotidiano leggo un asettico «Sul motorino erano in tre»; dov’era finito quel vero, commuovente «’Ncoppa ’o motorino» del giovane nero che ama l’Italia più di tanti italiani?
Giunto alla Stazione Centrale scendo, cambio treno e sul sedile lascio quel giornale.

Tutti i racconti

0
0
5

COABITAZIONE - 1/2

Momenti di convivialità tra nonsense e umorismo

19 December 2025

Il coabitare, ossia il terriccio su cui fiorisce il nostro vivere insieme. La coabitazione è il coabc della società, è la base e l’altezza un po’ di tutto, in particolare di ogni strumento urbanistico. E’ impensabile infatti che la totalità degli individui associati usufruisca di un alloggio a [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
6

IL NUMERO UNO

19 December 2025

La lunga striscia d’asfalto che stavo percorrendo, aveva appena salutato l’area metropolitana con le sue guglie di cristallo e le sue torri a scandire ritmi e tempi del prepotente e recente sviluppo urbanistico della città. L’incombente presenza del cemento era, solo in parte, ingentilita dai numerosi [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

5
4
30

Road to H.P.L. 2/2

18 December 2025

Mi svegliai la mattina seguente in preda all’euforia per la scoperta che avevo fatto; ero così eccitato che quel giorno stesso decisi che avrei seguito, come una bibbia, tutto ciò che quel manoscritto di cento anni fa mi avrebbe rivelato. Incontrai a metà mattinata un mio caro amico che non vedevo [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

9
8
34

Palermo, 1929

La bottega dei giocattoli

18 December 2025

È quasi il tramonto e sulla Passeggiata delle Cattive si intravede un timido arcobaleno. Una bambina, forse di 10 anni, porta con sé un fagotto di pezza e trascina per mano il fratellino recalcitrante. Si dirigono verso la Kalsa. «Spera che il signor Impallomeni possa ripararla, altrimenti sono [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
7
35

Road to H.P.L. 1/2

17 December 2025

Cominciò tutto nel più classico e romanzesco dei modi, vale a dire il ritrovamento di un manoscritto. Mi trovavo all’interno di un negozio di libri d’antiquariato in piazza Vittorio Veneto a Montecatini Terme, a pochi passi da casa mia. Ero in cerca di un’edizione rara dello “Scannatoio” di Zola [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

4
5
24

Se fossi Cecco e non lo sono

17 December 2025

Ah, se fossi poeta! Direi che se la tua voce si potesse sniffare sentirei vaniglia dolce e leggera, rosa suadente, caffè caldo e forte e rum capace di ammaliare! Si potesse bere come Passito ne terrei un bicchiere per un pomeriggio intero, s'assaggiasse ne sarei goloso come torte di ottimo pasticcere. [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Maria Merlo: Molto bella davvero. Like.

  • ducapaso: Paolo, Filiberto, Dax, Maria a voi un grande abbraccio di ringraziamento, temevo [...]

6
7
55

Il mistero dei gelati molli

16 December 2025

Da quando è in pensione Ernesto ha scoperto che le giornate sono lunghe, ma le sere lo sono di più. Per questo ha inventato un rito, una piccola cerimonia personale che nessuno gli può contestare: alle nove in punto si mangia un gelato. Alle nove esatte, non un minuto prima, non un minuto dopo. [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • FuoriFuoco: Grazie a tutti. L’idea era proprio quella di partire da una situazione [...]

  • AliDiNotte: Bello mi piace il finale rassegnato ma anche di chi ormai si arrende e fa un [...]

3
9
52

Una certa dignità

La gabbia del Signor Cesare

16 December 2025

Come tutte le mattine, alle sei in punto, Salvatore il custode del palazzo nobiliare Paparo nel centro storico di Napoli, si dedicò alle pulizie del cortile e dello spazio davanti al portone. Un paio di colpi di scopa e poi buttò tutto per strada, un budello dove il sole faticava ad arrivare e [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: Sono situazioni relativamente comuni, specie nelle grandi città, in [...]

  • Dax: Racconto carino...mi spiace per Cesare. like

3
2
33

CENTRALE PARANOICA 9

HARD STONED BOY

15 December 2025

Hi, qui è la centrale paranoica. Non va benissimo, hanno fiutato l’intruso e mi cercano. Non sanno chi sono, cosa sono e che faccio, così ad ogni buon conto ci provano a sterminarmi. Intanto hanno sigillato lo Psychotronic e sparso una specie di DDT digitale tutt’attorno all’area... E che mai [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like.
    scrivi bene e lo sai.
    Ti piace provocare scandalizzare se [...]

  • Dax: Un racconto eccentrico. Fatico a comprenderne il senso..Like

3
4
44

Prima di casa

15 December 2025

«Mio Dio! Ancora tre ore di macchina devo fare!» pensò, lo sguardo fisso sulla strada oltre il parabrezza. Il tramonto incendiava il paesaggio di un rosso vivido: sarebbe stato romanticissimo goderne accanto alla sua compagna, magari con un drink in mano. Invece eccolo lì, solo, a guidare verso [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Dax: bello, intenso...mi spiace per il protagonista 😢.
    like

  • Rubrus: Come dicevo, rieccomi. Devo dire che per un habituè del genere avevo [...]

4
6
46

Carta straccia

14 December 2025

Guidavo quella Cadillac diroccata, che sbuffava fumo grigio. Avevo lasciato Billy, mi inquietava parecchio. Stava al quindicesimo piano con il suo strano gatto siamese, quello con una splendida eterocromia iridea. Aveva cambiato la serratura di casa almeno tre volte, ma qualcuno era riuscito a [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
4
40

Pensieri sulle persone

Intrusione nella mia testa in un venerdì sera

14 December 2025

Da piccola m'immaginavo come la protagonista di un film, nel quale tutto e tutti mi ruotavano intorno. Fantasticavo nel vederli seduti al cinema che guardavano la mia vita di tutti i giorni sul grande schermo, ridendo e commentando ciò che dicevo e facevo. Poi, crescendo, l'ego si ridimensiona [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Riccardo: benvenuta, ed un buon esordio.
    cerca un nick rispetto all anonimato 🤗
    identifica [...]

  • Smoki: Per fortuna le relazioni mutano assieme alle persone. Se rimanessero sempre [...]

Torna su