Una fredda mattina di febbraio, si presentò davanti alla porta di casa un graziosa gattina bianca e grigia accompagnata da tre micetti che si reggevano a stento sulle gambe. Il mio papà, sempre sensibile verso i gatti, la fece entrare, intanto mia mamma preparava un posto comodo dentro una cassetta della frutta, resa confortevole da una vecchia maglia (mia). La gattina parve gradire l'accoglienza e il cibo che le veniva offerto. I tre piccoli, uno nero e due grigi, si addormentarono al calduccio mentre mammina faceva conoscenza col mio papà che la prese in braccio accarezzandola, ricambiato da un ronfare soddisfatto <<Ti piacciono le coccole piccola. Chissà da dove vieni, ti chiamerò Mucci, come il gatto che è morto l'anno scorso.>> Tra i due si instaurò un rapporto di amicizia e amore, non sapevano stare separati. I tre micetti crescevano bene e il nero, come previsto, mi elesse a suo gatto dominante. La vita con i gatti è sempre piacevole, quando tornavo dal lavoro, la sera, avevo tre batuffoli di pelo e unghie che mi venivano incontro gnaolando felici e affamati. Mucci, aspettava papà e non si muoveva dalla sua postazione di controllo fin quando non lo vedeva arrivare. Mamma era esclusa da queste intimità, lei non amava i gatti e si dedicava a Zeus, un bellissimo pastore nero. Nonostante la mole considerevole, Zeus era un cane docile e in breve tempo fece amicizia con i gatti che dormivano volentieri sulla sua schiena. Non si muoveva e aspettava che si svegliassero. Divertenti e teneri. Mi piaceva svegliarmi la mattina col piccolo Black, che mi mordicchiava i capelli o impastava la pasta sulla mia gola. Fu un periodo di serenità, forse era la presenza dei gatti, tranquilli e giocosi ma non ricordo un altro periodo così felice. Un brutto giorno Mucci sparì. La cercammo dappertutto ma di lei nessuna traccia. Per papà fu un duro colpo, ma la presenza dei cuccioli lo aiutò a superare il colpo, si affezionò alla piccola Bea, grigia come la madre e molto vivace. Ciro, il fratellino grigio, era un tipino indipendente, andava in giro per il boscoe tornava a casa sempre con qualche trofeo, topolino o uccellino che deponeva ai nostri piedi. Era un amore. Il mio Black era un tremendo monello, a volte capitava che Zeus perdesse la pazienza, si stufava del dispettoso che gli saltava in groppa e lo mordicchiava, allora lo prendeva per la collottola come avrebbe fatto sua madre e lo portava sul mucchio di fieno del vicino, fuori dal nostro cortile. Vissero con noi diversi anni, fino al brutto giorno in cui un cacciatore scambiò Ciro, per un coniglio e gli sparò. Quella era la fine che capitava spesso ai nostri gatti, eravamo in mezzo ai campi e i cacciatori non andavano tanto per il sottile, per loro un cespuglio che si muove è selvaggina, quindi parte la fucilata. Mostri senza cuore. Il periodo di grazia finì, papà si ammalò ela nostra vita fu un'odissea ma il ricordo di Mucci, Ciro, Bea e Black è sempre rimasto nel mio cuore.

Chi possiede un gatto capisce come sia rilassante sentire il ronf ronf di un batuffolo di pelo che dorme tranquillo sulle tue ginocchia o abbracciato a te. Miao Miao a tutti

 

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Quel che sia, non la si sopravvaluti, la coabitazione, che è ben distante dalla convivenza. Coatti o signorili siano quelli che la praticano, la base di ogni coabitazione è la condivisione, coatta o meno. Ragioniamo sul dualismo, vi è un’innegabile differenza qualitativa: nella convivenza si condividono [...]

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