Cominciano i preparativi, tra lacrime e paure. Teresa non sa cosa la aspetti, il dolore più grande è lasciare i suoi figli, non averli con sé, allontanarsi da loro. Il pensiero la distrugge. Sarà ‘prigioniera’ degli ‘Angeli’ della comunità senza sapere per quanto, perderà i loro compleanni e pezzi importanti della loro vita. “E se non mi vorranno più bene? Se non mi vorranno più nella loro vita?”. Teresa, occhi grandi di cucciolo impaurito, si sente morire, ma quella decisione è per loro, non vuole che crescano come lei, senza una mamma in grado di prendersi cura di loro.

Teresa saluta i suoi figli davanti a scuola in una mattina grigia di autunno, lo zaino sulle spalle, loro, un nodo in gola, lei, non riesce a guardarli. Teresa li abbraccia forte, loro sanno che mancherà per un po', cerca di non far scendere nemmeno una lacrima, guarda i loro occhi e vede tristezza, sente che hanno mille domande ma le loro bocche tacciono. I bimbi vanno e Teresa, occhi grandi di cucciolo impaurito e capelli spenti come pioggia d’inverno, scoppia a piangere, esita un attimo per quella decisione che la porta lontana da loro, ma deve andare, non può aspettare ancora.

Teresa arriva in comunità, via il cellulare, via le valige, via la musica, via ogni libertà. Teresa è prigioniera di ‘Angeli’ che la vogliono guarire ma la chiudono in un mondo da cui può allontanarsi solo due volte a settimana, quando può sentire al telefono il marito e i suoi bambini, per soli dieci minuti.

Teresa piange, si angoscia, si vergogna. E regole, lavoro, e lavoro e regole e punizioni e analisi e incontri ed errori e punizioni e lavoro e regole.

Teresa non può fare nulla di diverso da quello che le viene detto di fare, Teresa deve chiedere il permesso per ogni cosa. Teresa ‘non può’.

Teresa, occhi grandi di paura e capelli spenti di pioggia d’inverno, cerca di adattarsi, trova le forze per proseguire, la mancanza dei figli la uccide. Teresa è nervosa, triste, indisciplinata, ribelle. Teresa viene punita. Teresa è stanca.

Ma i mesi passano indifferenti alle pene del mondo, come le stagioni sui giorni di Teresa e lei lentamente capisce il perché di quelle privazioni, impara il senso dell’attesa, impara a gestire il tempo senza alcool, impara le conseguenze dei gesti d’istinto, capisce il perché di tutto il suo mondo distorto. Teresa capisce e vuole cambiare. Teresa capisce e vuole essere migliore.

Arriva la primavera nel mondo di Teresa, occhi accesi di lieve luce d’aurora e capelli vivi di brezza leggera, prigioniera del suo dolore. Adesso è responsabile e coordinatrice della comunità, soddisfatta, e grata perché c’è chi ora crede di nuovo in lei e nelle sue capacità.

Lavora con gruppi di persone ferite, come lei, e sono due incontri alla settimana, dove esce tutto quello che più fa male della vita di adesso ma sopratutto di quella passata.

Parlano, urlano anche, uno per volta senza essere interrotti, senza giudicare nessuno, senza puntare il dito, senza disprezzo.

E Teresa finalmente tira fuori quello che prova per l’uomo che ha ucciso suo padre. E’ accecata dalla rabbia, urla per ore, fa uscire il male che si porta dentro da troppo tempo, piange senza sosta. Teresa grida finalmente al mondo il suo odio per quella persona che le ha strappato il cuore in brandelli togliendole suo padre. E si sente sollevata, quel peso che porta da anni è fuori. Teresa finalmente è libera.

Passano ancora sette mesi e Teresa, sole caldo d’estate che arriva al cuore, diventa consapevole del suo dolore, riesce ad esprimere il suo risentimento e la sua rabbia, comprende se stessa e gli altri, impara la compassione e il perdono.

Teresa ha di nuovo fiducia in se stessa. Teresa ritrova l’entusiasmo di vivere. Teresa finalmente concede a se stessa il perdono.

Teresa, occhi vivi di fiamma nuova e capelli calmi di mare d’agosto, scrive lettere a suo padre, deve dirgli tante cose, vuole che lui sappia. Scrive con gli occhi pieni di lacrime, c’è un camino acceso, e Teresa si alza dalla poltrona e va a bruciare quelle lettere. Pezzi di cenere volano in cielo, stanno andando da lui. E’ tutto finito, adesso suo padre può stare tranquillo. Teresa finalmente riesce a lasciarlo andare via.

Adesso è tempo di crescere, di essere mamma a tutti gli effetti..

Incontra sua madre, deve dirle tutto adesso, deve dirle quanto avrebbe voluto negli anni passati sentirle dire quella frase “Stai tranquilla, ce la faremo” che avrebbe messo tutto a posto ma che non è mai arrivata. Teresa chiarisce un po' di cose con sua madre, Teresa finalmente la sente vicina.

Teresa sembra pronta, adesso, esce dalla comunità, cominciano le verifiche a casa per pochi giorni, ma torna sempre alla sua ‘prigione’ per essere monitorata.

Accade però un giorno beve, di nuovo… e pensa “Non dovevo rimettere piede in quella casa”. Teresa, occhi vivi di fiamma nuova e capelli calmi di mare d’agosto, non è pronta, ha ancora troppo odio. Sua madre è tornata quella di prima, non è servito a niente il loro incontro. Torna in comunità e subisce le conseguenza della sua ricaduta.

E’ di nuovo dentro, ma riga dritto per mesi e mesi, stavolta,Teresa, e finalmente conclude il suo percorso e torna a casa con la sua famiglia...ma c’è anche sua mamma con lei e Teresa, occhi di nebbia che non vede la strada, si sente di nuovo sola. Condizionata da lei, condizionata da quella casa, Teresa ricomincia a non voler sentire e vedere, Teresa nasconde i suoi sentimenti, Teresa soffoca di nuovo tutto e ricomincia a bere. Prima di nascosto, poi viene scoperta e trova allora una soluzione alternativa: “sedativi”. Teresa perde di nuovo il controllo, si ricovera in nuove cliniche, si fa aiutare ma non vuole tornare in comunità, e precipita di nuovo in fondo al tunnel.

Trova una nuova casa per stare con la sua famiglia, finalmente lontano da quella madre che le fa tanto male, ma è tardi, troppo tardi. Lei è seduta di nuovo sul fondo del suo tunnel, da cui non vede nemmeno uno spiraglio di luce.

Teresa, occhi di nebbia che non vede la strada, è stanca, Teresa si arrende.

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