L'aria ha un sapore strano qua, come quando entri in quelle vecchie case abitate da anziane vite vissute, che hanno permeato di sè ogni molecola, ogni superficie, ogni angolo, e ti trovi a pensare di quante cose deve esser stata testimone quell'aria carica di odori, e di amore, di pianti, di litigi, di bimbi, di padelle, pentole, e orgasmi. 

La respiro quell'aria e quasi ferisce le narici, quasi mi nausea, tanto odore di vita che ancora non ho vissuto.

L'aria ha un sapore strano. E' buio, e freddo, qua in basso.

Sono entrato da una piccola porta e non vedo niente, i miei occhi si devono abituare a così diversa atmosfera.

Guardo in alto, non posso farne a meno, cerco una luce, un'uscita, una spiegazione, un senso. Come in ascensore, quando salgo... lo sento, lo so che salgo... ma troppo, troppo lentamente perchè non arrivi l'ansia...

I miei occhi si abituano lentamente all'oscurità, lassù in alto ora vedo le stelle.

No, aspetta, non sono stelle, sono tanti minuscoli bagliori, solitari per lo più, in coppia, più o meno vicini, nella maggior parte dei casi. Si muovono, più rapidi delle stelle...sì, decisamente più rapidi delle stelle.

C'è qualcuna di quelle lucine che sembra correre, qualcuna si scontra anche, e la luce si fa più intensa. Le coppie vicine emanano una meravigliosa luce calda...se ne sente il calore anche da quaggiù. Poi, via via che le distanze aumentano e mutano i movimenti, le luci si fanno sempre più fredde e tenui. Quasi spenti sono infine i puntini fermi, come se traessero vita, forza, luce, calore dal muoversi insieme, dallo stare vicini, dall'essere uniti.

Incantato da tanto firmamento di lucciole che muove il cielo in un attimo come una notte intera, non mi sono accorto che circa a metà altezza, trame e le luci, c'è un'ombra scura, sembra una piattaforma a vederla da sotto.

Non faccio in tempo a chiedermi cosa diavolo possa essere quando una voce tremula ma risoluta, mi raggiunge proprio da quel punto su cui stavano per posarsi i miei quesiti:

"Vieni, sali...c'è una scala, proprio davanti a te.”

Non avevo visto la scala di corde... eppure c'era... ma c'era?

Inizio a salire, un incerto passo dopo l'altro...verso l'alto. Le corde dondolano, mantenere l'equilibrio è ad ogni ascesa una conquista di incerta stabilità...

Affanno, collo teso, sudore freddo di fatica e ansia...

Avanti...salgo.

Affanno, collo teso, sudore freddo di fatica e ansia...

Avanti, salgo ancora.

Arrivo, mi arrampico sul piano della piattaforma, il mondo smette di oscillare, riacquisto una posizione di eretta stabilità, respiro sollevato...e i miei occhi incontrano il fianco di un esile ometto curvo, pantaloni larghi e cadenti, un grosso grembiule di pelle marrone, le maniche della camicia arricciate sopra il gomito, occhiali grandi, spessi un dito, e dalla posizione della sua testa, tesa verso l'alto nel tentativo di avvicinarsi più possibile all'oggetto del suo guardare, capisci quanto lo spessore di tali lenti gli sia indispensabile...

Muove le braccia, le agita lentamente in aria a velocità diverse, quasi come un direttore d'orchestra, e le luci che si vedevano dal basso e che ora si son fatte più vicine, rispondono ai suoi movimenti... si avvicinano, si allontanano, fluttuano in una direzione o in un'altra, insieme o in solitudine, quasi a comporre un silenzioso dialogo muto di parole e discorsi e frasi di un linguaggio articolato e complesso ma a me sconosciuto e incomprensibile...

Una coppia di luci vicine, ma dallo splendore offuscato come un sole coperto da nubi in un tramonto di fine estate, si sta avvicinando...

Aspetta...ma cosa sono?

Non sono luci...

Sono cuori, pulsanti, vivi.

Sono anime amanti che si muovono nel firmamento di questo cielo irreale, e parlano, dialogano, ascoltano, obbediscono quasi, ai movimenti di questo artigiano del cuore, immerso, fermo a mezz'aria, nel mare ostinato, immenso, crudele e bellissimo dei sentimenti...

"Ma te chi sei? Cosa stai facendo? Sono due cuori quelli che si stanno avvicinando? Ma che posto è questo?"

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