Estate millenovecento sessanta, ho da poco compiuto tredici anni e lavoro come apprendista presso una giovane sartina. Si crede un po' speciale perché si è messa in proprio dopo aver fatto apprendistato da una delle più brave e importanti Sarte della città, quella che lavora per le ricche signore, sia italiane che dalla vicina Svizzera, da dove arrivano attraversando la galleria del Sempione col famoso Trans Europ Express. Il treno più lussuoso e famoso d'Europa, per intenderci quello che passava per Venezia, Trieste e proseguiva fino ad Istanbul col suo carico di ricchi ed eleganti passeggeri. La nostra città era la prima tappa importante in Italia, dove si fermava dopo lo stress della galleria e le signore potevano scendere sul marciapiede e sgranchirsi le gambe. In quel momento la stazione era affollatissima di venditori ambulanti, giornalai e il carrello del buffet del ristorante stracarico di cestini da viaggio. Il ragazzo che lo conduceva era un tipo ameno e si divertiva a gridare : << Panini illustrati, giornali imbottiti, orologi da vista, occhiali da polso gelaaaaaaatiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e noi, suoi coetanei, che lasciavamo di soppiatto il lavoro per andare a veder le magnifiche eleganti signore, lo prendevamo in giro perché era un burlone simpatico.
Tornando alla nostra Sarta, lei mandava alla stazione la sua fidata lavorante che contattava le clienti svizzere, consegnava i vestiti finiti, prendeva i soldi e le ordinazioni per i lavori futuri dalle signore che avevano fatto il breve viaggio sul treno più elegante del mondo. Una breve tappa per sognare di vivere nel mondo dorato ed esclusivo dei più ricchi e facoltosi signori. Il tutto si svolgeva nei venti minuti di sosta del TEE, che ripartiva per Milano, Venezia, Trieste Istanbul. Dal lato opposto era in partenza un treno in direzione contraria: Iselle, Sempione, Briga.
La mia 'maestra' aveva lasciato la sartoria per mettersi in proprio e si era accaparrata alcune clienti facoltose senza arrecare danno a nessuno. Due, in particolare, figlie di uno degli orefici più ricchi della città. Fanciulle viziate, capricciose, abituate al meglio che frequentavano l'ambiente chic di Milano, vestivano sempre all'ultima moda e in pratica lavoravamo solo per loro. Ricordo ancora come se fosse ieri, le stoffe magnifiche che passavano per le nostre mani, raso, seta, velluto, broccato e ogni modello che arrivava da Parigi per i vestiti della prima alla Scala. Erano sempre vestiti meravigliosi che a volte sogno ancora. Per me allora erano sogni proibiti, avevo difficoltà anche a spendere cento lire per un paio di calze che per mia mamma era una spesa pazza dettata dalla vanità.
Quel fatidico giorno, era sabato e l'indomani il quindici agosto, grande festa. Avevamo consegnato in mattinata ben tre vestiti nuovi alle ricche fanciulle che l'indomani avrebbero festeggiato l'Ascensione con gli amici milanesi. Per noi era anche la vigilia della festa del santo Patrono del paese : San Rocco. A tal proposito è bene ricordare che puntualmente ogni anno si svolgeva la processione col Santo e tutto l'ambaradan al seguito. Il corteo arrivava fino al ponte sul ruscello che divide e fa da confine tra i due comuni e sul quale era allestito un tavolo coperto da una bellissima tovaglia ricamata. L'effige sel Santo veniva posata per qualche minuto, giusto il tempo per il parroco di spennellare d'acqua il Santo, il ponte, i presenti e il ruscello. A questo punto i portatori avrebbero dovuto caricarsi di nuovo in spalla il baldacchino e volgersi al ritorno... avrebbero dovuto... perché ogni anno immancabilmente...