Vi chiederete: “ ma da quella visione di tua nonna poi cosa è successo …?”
Il nulla!…istintivamente cancellai tutta la mia brutta esperienza di sofferenza per la morte di mio padre nel subconscio…quella triste ed umida cantina pronta ad esplodere al primo innesco. Non dovetti attendere troppo per l'innesco di cui sopra- ma restiamo nei tempi cronologici- ovvero gli anni novanta.
Tra la fine del decennio anni ottanta e fino a metà dei novanta abitai le stanze dello studio universitario, con una certa aggressività mi mangia tutti gli esami ed anche me stesso, sperimentando tutte le possibili esperienze di vita, dipinte da un buon grado di sabotamento e masochismo, rasentando uno stile di vita antisociale e deleterio per la mia salute fisica e psichica.
Tutto però sembrava bello e soddisfacente, nella famosa cantina si stava dipingendo il mio ritratto alla Dorian Gray.
Furono anni in cui si passava dall'essere amato e stimato, al ricevere sincere manifestazioni di odio e maledizione, insomma: facevo del mio meglio con tutto il possibile impegno.
Le mie abilità professionali, come quelle studentesche, venivano supportate istintivamente da quel dono naturale, che ardeva dentro di me senza dare segni della sua presenza, permettendomi di anticipare, prevedere, ipotizzare e scommettere sui futuri accadimenti-esame superato, mi chiederà questo argomento e quell'altro no-insomma una navigazione a vista, in cui la bussola era esclusivamente questo mio “segreto”, un terzo occhio veggente, chiuso ed ancora immaturo.
Si cresceva, senza invecchiare troppo, ed anche “la cosa” cresceva con e dentro di me!
Dalla fine degli anni novanta e per buona parte del duemila, i fantasmi tornarono con tutta la loro orchestra sinfonica in grande spolvero.
Un bel giorno decisi, su suggerimento del mio" capo" A., di iniziare a lavorare in Lungodegenza per anziani, come libero professionista( anche io divenni medico- chirurgo )felice e contento di fare le notti e certo di essere di grande aiuto, in realtà stavo debuttando nel mio personale Purgatorio in terra.
Per diversi anni, lavorai a fianco della morte, della sofferenza, del male e del bene, ma questa volta senza surfare, anzi assorbendo le negatività e il dolore prodotto dalla sofferenza e dalla voglia di sopravvivere alle malattie, che i miei pazienti trasudavano dai loro letti di ricovero.
Questo peso interiore, che iniziai a capitalizzare sulla mia bilancia, aggravò la dipendenza da tabacco, bacco e venere…in quest'ordine esatto.
In quegli anni ho avuto la possibilità di provare vari approcci con la morte, ovvero con la voglia di vivere dei miei malati, fino ad essere trascinato nel loro "delirio" e subire passivamente il contraccolpo della falce del tristo mietitore.
L'autoritratto in cantina decise che era giunto il momento buono per vendicarsi, inviandomi quello che si definisce “terrore notturno”, quale stretto collaboratore, durante le notti di guardia medica con i miei anziani pazienti.
Vivere l'esperienza del terrore, significa varcare la soglia della follia, viaggiare nel buio e nel vuoto, precipitare nelle voragini della malattia mentale e fuggire dal proprio respiro affannoso con gambe addormentate e dolenti… non ero solo, vedevo tante ombre che scivolavano accanto a me ed alla mia attonita paura, qualcuno sfiorando il mio camice, altri prendendomi le mani od i piedi: non si dorme si è svegli e lucidi, si maledice la notte, il buio, il panico di non vedere il sole per ore crea uno stato di agitazione attivante comportamentale, da spingerti al suicidio: in quelle notti iniziai a chiamare mia madre, poverina, la quale, alla centesima telefonata, volle parlarmi…"strano!" pensai piangendo.
Le raccontai tutto, la mia era la migliore delle madri, sapeva tenere per sé un segreto.
Mi disse che il "dono", la mia visione, l'autoritratto in cantina, si stavano corrompendo- l'innesco era partito! - mi stavano avvisando che la bilancia era colma e dovevo abbandonare la barca…insomma cambiare, cambiare tutto, proprio tutto…così avvenne ed il terrore - per il momento- svanì come d' incanto.
Verso la fine dei duemila, iniziai un percorso psicoterapeutico e di training autogeno, farcito di meditazioni basate sul respiro consapevole; in realtà, non mi stavo rendendo conto di andare in una programmata e sistematica “ trance ”…di cui ero stato maestro in passato…il mio terzo occhio, in crescita, si aprì completamente proiettandomi, durante le pratiche, la “visione” sotto forma di pochissimi fotogrammi tremolanti, come un film muto anni ‘20. Insieme a questa ulteriore evoluzione, si presentarono alcuni rari fenomeni telepatici e psicosomatici, costituiti da manifestazioni fisiche dovute alla energia prodotta ed emessa, dal mio corpo, tramite ferite e sanguinamenti spontanei…producevo ectoplasma! Forse stavo partorendo la visone giunta a maturazione? oppure voleva abbandonarmi?…per la seconda volta venne in soccorso la mia cugina A. quella delle foto di Nonna N. per intenderci, e qui… giungiamo all’epilogo(?) della mia ultima vita.