“Vedi di andartene al diavolo” disse,sbattendo la porta.Nel giro di pochi istanti,mi ritrovai nell’atrio di un palazzo interamente fatto di marmo. Pensavo fosse una delle mie allucinazioni,ma mi accorsi in breve tempo che era reale.Dove ero finito?Lunghe pareti di marmo,ed il lungo pavimento portavano ad una sola scrivania,dietro la quale si nascondeva una donna.Mi guardava con grandi occhi brillanti,e un sorriso che accennava l’attesa del mio proferire parola: “Ehm.” Dissi, incerto. Lei continuò il sorriso. “Sono finit..eh..sono qui per incontrare..”dissi, dubbioso,e lei interruppe.“Per incontrare Satana, certo!” Ebbi un attimo di smarrimento e la guardai con un’espressione scioccata.“Sì, Satana.” Replicai.“Mi segua, prego!” mi disse,facendo strada indicando la prima ed unica porta a destra.Mi indusse a un corridoio creato di altrettanti marmi pregiati,lucidi e luccicanti.Iniziai a provare uno strano senso di claustrofobia. La sensazione di calore iniziò ad impossessarsi del collo,pensai fosse davvero una discesa agli inferi. Dopotutto,avevo inteso di essere all’inferno, qualcosa di terribile sarebbe accaduto prima o poi.Continuammo quel lungo corridoio,fino a quando alle mie narici non sopraggiunse un fortissimo odore di aglio e cipolla rosolati nell’olio,e iniziai a considerare di avere una totalità di allucinazioni non indifferente.“Mi scusi…” dissi, titubante.“Eh.” Rispose lei, spazientita.“Sente anche lei questo odore di cucinato?” dissi,inalando ancor di più.“E certamente, sta cucinando.” “Ma chi?” risposi.“Il diavolo, che domande.” Giusto il tempo di pronunciare quelle parole e dinnanzi a me si aprì una porta che dava in una sala ovale piena di vetri.“Prego, la sta aspettando.”Disse, chiudendo dietro di me la porta.Restai lì impalato per una frazione di secondi, nei quali riuscii a captare quante più informazioni possibili. Vidi una enorme isola da cucina al centro della stanza,mille pentole a bollire,ed un angolo di spezie ed erbe da far invidia ai Masterchef.“Caro! Vieni pure!” disse una voce profonda, che parve inginocchiata dietro all’isola alla ricerca di una pentola.“S-s-atana?” dissi io, balbettando, e cercando di avvicinarmi. “No! Tua nonna!Non dire ovvietà e vieni ad aiutarmi!”“Ma…”“Aiutami!”disse, cercando di tirare fuori dallo stipetto una pirofila.“S-s-antità – che sto dicendo- sanità, SignorSatana!”“Eeeeeh, dimmi!” disse, rosso in viso mentre sistemava di nuovo nel mobile il restante delle pentole“Ma che stiamo facendo?”“Io sto cucinando, tu sei venuto al diavolo.”Confuso,lo guardai mentre mi piazzava tra le mani la pirofila e richiudeva l’anta con un piede.Aveva dei lunghissimi baffi ripiegati all’insù come Dalì,occhiali tondi e capelli arruffati ovunque. Indossava una camicia e un pantalone di un completo elegante, ricoperti da un grembiule altrettanto rosso con sopra delle papere. “Allora, oggi tegamino di polpi al sugo, pasta allo scoglio e poi gamberi in umido. Ti piace? Va bene?”Il mio volto pallido e confuso restò a fissarlo senza posa.“Scusa ma che cosa credevi di trovare? Punizioni corporali e penitenze? Cosa credevi si intendesse coi fuochi ardenti se non quelli del piano a induzione!?”Ridestato da quella domanda gli passai la pirofila con gesto distratto e risposi: “Eh beh, cinque anni di Divina Commedia più cinque all’università e di specializzazione, cosa avrei dovuto figurarmi una volta arrivato al diavolo?”
“Ragazzo mio, Dante era un pazzo.Altroché.Ma secondo te io trascorro la mia intera esistenza a dare punizioni a gente che nella vita non ha fatto altro che esprimere se stessa? Ma fatemi il piacere, io c’ho da fare, devo cucinare per un esercito!” proseguì in tono serio e quasi alterato. “N-o scusi signor Demonio io onestamente proprio non capisco.” Dissi, mentre mi porgeva un matterello per stendere la pasta degli spaghetti che avrebbe successivamente tagliato alla chitarra. “Mi piace assai il concetto che li taglio e suono pure uno strumento” disse, ridendo entusiasta.“Senti – disse, procedendo-io lo capisco che è un problema.-proseguì leccando il cucchiaio-Lo capisco, anni ed anni di studi letterari, di domande sull’aldilà, di guerre di religione, e quant’altro. Però, in mia difesa, posso dire che queste sono tutte pare mentali degli esseri umani. Capisci?Perché ti devo punire? Io voglio solo cucinare.” “Si ho capito- ripresi il discorso- però perché non essere sinceri dal principio?” chiesi, guardando le sue mani mentre tirava via la pelle ai molluschi.“Ma sai che noia – proseguì, spruzzandosi di leggero inchiostro sulla punta del naso- mannaggiaildemonio, sai che noia, una vita senza tutte queste bellissime cose che hai studiato? TI han dato solo un punto di vista differente dell’esistenza, ti hanno insegnato una morale, a come comportarti e a distinguere il bene dal male.Con la cucina come te lo insegnavamo il bene e il male? L’aglio bruciato?Dimmelo un po’ dai.”Chiese, continuando ad armeggiare passando alle cozze.“No, questo lo capisco…però…” “Senti facciamo così, ne riparliamo domani, per stasera aiutami a cucinare. Ho una cena di duecentoventimila persone, e siamo in un ritardo cronico. Pure tu eh, che ti aggiungi all’ultimo, la prossima volta un po’ di preavviso. Io la spesa la faccio calibrata al numero di commensali.” “E vabbè,duecentoventimila invitati, qualcosa uscirà pure per me.” “Tu credi? Quelli sono dei dannati!” “Chiedo scusa San-t-Satana ma una domanda te la devo fare.” “E con questa stiamo già a dieci.” “Sì…ma, quale sarebbe la punizione per chi arriva all’inferno?” “Facile, ingrassare.”“Eh?”“Eh! Ingrassare. Hai a disposizione una persona che cucina per duecentoventimila persone ogni giorno pranzo e cena, e, modestamente, cucino solo piatti di altissima qualità. La vera punizione è saper scegliere cosa e quando ed evitare di ingrassare.”“Ma non ha senso.” “Certo che lo ha, l’unico peccato da scontare qui è la gola!” disse fiero, mentre mantecava gli spaghetti. “E in paradiso?”“Chi?”“Il paradiso.Che si fa quando uno va in paradiso?”“Aah. Da Dio dici, sisi mi ricordo ora.” “Quindi?”“Eh là c’è l’alta pasticceria.Lì ci sono solo dolci. Un vero paradiso. Dio sta sempre lì a temperare la cioccolata, e a creare statue immense ricoperte di nocciole e panna.Poi non ti dico, lo aiuta San Gennaro, con le pastiere, gli struffoli, i casatielli dolci. Mamma mia, non me lo nominare, lasciamo stare.” “E tutti gli altri Santi?” “Quello è un privilegiato io a cucinare per i dannati e lui che si fa aiutare da i santi di tutte le regioni.E non disdegno le cartellette,i ricciarelli, i baci di dama,le paste di mandorla…eh!Ma perché me lo hai ricordato!?”“Sono curioso…e a sto punto la domanda sorge spontanea, al Purgatorio che succede?”“Chi, le anime che devono scontare le pene?”“Eh.” “Facile amico mio, quelli stanno in fila con i biglietti delle prenotazioni. Mangiare da noi è un affare che richiede assai tempo.”“E nel limbo?”“Quelli che ballano.–disse, fissando la portata e urlando a gran voce–A TAVOLA!”

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Mio nonno

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