5 Marzo 1987

I miei giorni sono quasi finiti e ci sono cose che ho fatto nella mia vita che non ho raccontato mai a nessuno, tranne te, amico mio. In questo momento mi tornano alla mente tante cose, alcune di queste le vorrei annotare, ma chissà se la malattia me ne darà il tempo. In ogni caso, senza indugiare ancora, quella che ti racconterò è stata nello stesso tempo la più scioccante, ma anche la cosa più liberatoria che mi sia successa nella vita. 

Era una fresca giornata di inizio primavera, nel lontano 1963.

Dopo l'estenuante turno in fabbrica decisi di andare a pescare per distendere i nervi, così lasciai un biglietto sul tavolo della cucina per avvisare mia moglie. 

-Se tardo non aspettarmi sveglia- Sapevo che non mi avrebbe ascoltato ma avevo la coscienza pulita, quindi presi l'attrezzatura da pesca, la caricai sulla macchina e partii.

Arrivato al molo raggiunsi il mio barchino, ci misi dentro il borsone, controllai che ci fosse abbastanza benzina e avviai il motore per scaldarlo prima della partenza. Appena fu tutto pronto diedi una piccola accelerata e via, alla ricerca del punto migliore dove calare l'esca. Mentre cercavo un punto a ridosso della corrente mi beavo di quel paesaggio, che tanto mi era mancato. Mi avvolgeva una fitta foresta di pioppi e salirci che davano un non so che di spettrale a quel posto, ma l'atmosfera mi piaceva, nonostante tutto. 

Una famiglia di anatre costeggiava la riva, di cui potevo vedere entrambe le estremità. Mi fermai poco prima di entrare nel tratto più paludoso, reso piuttosto difficile da praticare visto l'infoltirsi dei canneti. Solo i più pratici del luogo si spingevano tanto oltre ed anche se io potevo ritenermi abbastanza sicuro di me non avevo voglia di entrarvi. 

Il fruscio delle foglie, lo scrosciare dell'acqua e la mia fidata canna da pesca erano la compagnia che più desideravo in quel momento. Innescato l'amo gettai l'esca e restai in attesa della mia preda, in religioso silenzio.

Dopo mezz'ora o forse poco di più il vento incalzò e la corrente si fece man mano più forte, impedendo al mio galleggiante di stare in posizione, così, quando stavo quasi per buttare tutte le esche, vidi qualcosa in lontananza galleggiare nella mia direzione. 

All'apparenza mi parve un ciocco di legno, ma più si avvicinava meno ne aveva le fattezze. Quando fu a meno di un metro da me riconobbi una figura umana, così presi il gancio che di solito usavo per attraccare al molo e lo toccai per cercare di farlo girare. Riconobbi un volto familiare, nonostante fosse gonfio e gli mancassero il naso ed un occhio. Era Augusto, non lo vedevo da vent'anni, precisamente da quando mi arrestarono per colpa sua. 

Mi tornarono alla memoria tutte le scorribande che avevamo fatto insieme, dal nostro primo incontro in istituto, dove le nostre famiglie ci avevano abbandonato, le botte che avevamo preso lì dentro e quelle che avevamo dato. La nostra amicizia, tossica, deleteria e senza futuro, fu l'unico appiglio che non mi fece sprofondare nel baratro della solitudine e dello sconforto. 

Vederlo in quelle condizioni scatenava in me emozioni contrastanti, dal dispiacere all'odio più veniale. Non riuscivo comunque a provare pietà per quell'essere. Era solo un sadico, traditore bastardo. Aveva incolpato me per l'incendio all'istituto, in cui morirono cinque anime innocenti, e mentre io marcivo in galera lui andava in giro per le bettole del paese dove abitavamo, raccontando di come fosse stato facile per lui farla franca. 

Tornai in me e lo osservai meglio. Era gonfio e livido, con il volto sfigurato, probabilmente qualche pesce affamato aveva iniziato a cibarsi di lui, mani e piedi non erano di certo in condizioni migliori. Forse aveva pestato i piedi a qualcuno che gli aveva dato una lezione e quel pensiero mi fece stare meglio. 

Decisi che la cosa migliore fosse farlo sparire per sempre e io conoscevo un posto in cui nessuno lo avrebbe trovato e, in ogni caso, nessuno avrebbe sentito la mancanza di quel lurido pezzo di sterco. Così conservai le mie cose, misi dei guanti e con tutta la forza ce avevo lo caricai sul barchino che girai verso la zona paludosa. Non fu facile attraversare quel tratto di fitti canneti, ma giunto quasi sulla riva ributtai il cadavere in acqua, indossai i miei stivali e lo trascinai a piedi verso il luogo dove nascondevamo la refurtiva delle nostre rapine. Nascosto in mezzo alla palude c'era un vecchissimo casolare abbandonato, con annesso pozzo prosciugato. La puzza che proveniva da lui mi faceva salire dei conati di vomito e le tempie mi pulsavano, ma dovevo portare a termine la mia missione.

Gettai il cadavere nel pozzo e lo guardai cadere. Udii il rumore dello schianto sulle pareti e vidi il suo corpo smembrarsi, quasi come fosse fatto di gelatina. Di lui non restava altro che una poltiglia informe con cui avrebbero banchettato i vermi. Finalmente giustizia era fatta e tutto l'odio e il rancore che avevo provato in quegli anni fu come sparito. 

Tornai a casa e crollai sul letto e scivolai in un sonno profondo, un sonno, finalmente, senza incubi. Mi svegliai la mattina seguente pensando a quanto fosse surreale ciò che era successo il giorno precedente, quasi pensai di essermi immaginato tutto e ci volle poco per rimuovere la faccenda dai miei pensieri. 

Come ti dicevo, di ciò non ho mai fatto parola a nessuno, ma ora che il tempo che mi resta è ormai agli sgoccioli ho pensato fosse giusto liberare la mia coscienza da questo fardello, anche se il diavolo mi si porterà comunque immagino. 

Credo che questa sarà la mia ultima storia, le altre le porterò con me nella tomba. 

Addio amico mio, tu sei stato l'unico di cui io mi sia mai potuto fidare.

Lorenzo

 

Trovai questa lettera fra le cose di mio nonno dopo la sua morte, non so a chi fosse indirizzata, né avevo mai sentito parlare di un certo "Augusto". Consegnerò questa lettera alle autorità, anche se non so quanto possa servire, sento che devo fare la cosa giusta, quella che mio nonno non è riuscito a fare. 

Tutti i racconti

0
0
3

In fregola

16 November 2025

Qua e là sulla facciata del condominio le luci accese per la cena. Una donna con un cane tra le auto parcheggiate. I lampioni accessi. Poche foglie sui platani. Semaforo verde e attraversiamo la strada. Davanti alla porta del monolocale i nostri corpi entrarono in fregola.

Tempo di lettura: 30 secondi

0
0
2

Emma e i libri che parlano

16 November 2025

Emma aveva imparato a non fare rumore. Non perché qualcuno glielo avesse chiesto, ma perché a volte le parole rimbalzano indietro. O peggio, cadono nel vuoto. Quando parlava, la madre la interrompeva a metà frase: – Più tardi, tesoro, adesso ho da fare. “Più tardi” voleva dire mai. Emma lo sapeva [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

3
1
19

La foto della pazzia

15 November 2025

Presi le foto, quelle che la mia ragazza mi consegnava felice ogni fine settimana… per la quarta volta di fila era lì in mezzo alle altre. Non sopportavo quell’immagine… con lui lì. Sì lo vedevo, pensava di nascondersi, ma io lo vedevo proprio sullo sfondo, di profilo. Ricominciai a guardare le [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

1
2
16

Pomeriggio sospeso

15 November 2025

Dovrei finire di leggere qualche libro. Lo penso mentre ne osservo la copertina, bloccata sul tavolo, come se aspettasse da ore. Sarei anche uscito a fotografare, magari in città, a rincorrere la luce tra i palazzi. Ma ho fatto tardi e quindi niente. Potrei scendere comunque, giusto qui intorno: [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

3
3
21

L'allieva 2/2

14 November 2025

Freccia la guardò appena mentre continuava a masticare quei pochi fili rubati. «Scusa ragazza ma ormai siamo insieme da tanti anni ed è la prima volta che capita che una di noi sia indisposta, è stato un brutto colpo. E vedere te poi, così giovane, magra… Sei sicura di farcela per l’intero giro? [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Maria Merlo: Racconto bellissimo per adulti, bambini e chiunque abbia davvero buona volontà.

  • Rubrus: Natale si avvicina. Se non troppo invadente, è una festa che ha davvero [...]

4
7
25

Tratturi

14 November 2025

Tratturi Ho sempre ascoltato volentieri gli anziani. Una volta, forse perché vecchio o perché si sentiva solo su quella panchina, uno di loro mi raccontò una storia. “Tu sai cosa sono i tratturi e la loro gente?” La mia faccia dubbiosa valse più di mille risposte e, avido di sapere, sedetti anch'io [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Riccardo: grazie infinite a tutti 🙏

  • BrunoTraven: Interessante racconto che ha il sapore del passato, del lavoro dei nostri nonni [...]

5
4
22

L'allieva 1/2

13 November 2025

La slitta già preparata sovraccarica di doni, attendeva sulla pista di lancio circondata dalla neve. I folletti le giravano intorno per verificare la tenuta del carico, una corda ben stretta da una parte, un'altra sulla parte più alta dove era possibile un crollo dei regali… Babbo si era raccomandato [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Dax: Bella....attendo. Like

  • Teo Bo: La signora Natale? Non mi dire... chi l'avrebbe mai detto! Aspetto il 2, [...]

3
5
50

CENTRALE PARANOICA 7

INIZIA CON UNA SETE DI SANGUE

13 November 2025

Hi, qui è Centrale Paranoica 7, shhhhh… shhhhh… silenzio, chiedetevi perché manco da tanto tempo… Beh non mi hanno scoperto ancora, ma mi hanno fiutato. Per la verità pensano più a qualche presenza esoterica, il dottor Stella ha persino chiamato in causa il buon vecchio Dick immaginando un mondo [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

3
2
26

Speranze di vita

12 November 2025

Di speranze ce ne vogliono almeno due: una per continuare a credere nella vita e l'altra per giustificare la sopravvivenza. Sì perché le delusioni continuate rischiano di farci male, a volte radicalizzano e ci trasformano in elaboratori d'ansia, in soggetti da psicologo nel migliore dei casi o [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like
    tenero di intenso.
    Accorato sguardo a un passato che non può [...]

  • Dax: La speranza, quando possibile,non devevrimanere fine a sé stessa: devevessere [...]

4
3
36

Nessuno è uguale a nessuno

12 November 2025

La catena di montaggio non conosce pause è un nastro che scorre veloce, moltiplicando gesti e abitudini. Smog e street food impregnano l'aria; vetrine mutano faccia, ma non voce; porte automatiche che salutano tutte allo stesso modo. I clacson e i suoni delle rotaie scandiscono un tempo incessante, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dax: Azz....Like

  • Ecate: Nel treno che non conosce fermate, una donna che legge un racconto e gli piace, [...]

5
6
27

Lisy

11 November 2025

“Ehi, artista.” La voce, profonda, dolce e a lui ben nota, arrivò alle sue spalle. Lionel si girò appena, attento a non cadere dallo scoglio sul quale era seduto. Lì, in piedi dietro di lui, c'era la figura alta e fascinosa di una donna che pareva una vampira con tanto di collana con simbolo celtico [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • L. Carver: Se leggerete ancora di lei? Chissà, è un personaggio che vorrei [...]

  • Dax: Bel pezzo....Torneranno? Like

6
11
39

Il divano che non c'è

Esercizio di scrittura creativa - I 7 peccati capitali - L'accidia

11 November 2025

"Con la tivù accesa e le chiappe sprofondate tra i cuscini era una libidine stappare una birretta, affondare i polpastrelli per ravanare in un sacchetto di patatine e godersi un film appena scaricato." Sandra corrugò la fronte e interruppe il monologo di Adelina orfana di un divano appena portato [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

Torna su