Sarah si contorceva e sobbalzava, gli occhi riversi verso l’alto, il respiro affannoso, una bava di saliva densa colava a lato della bocca. La signora Midnight prese il bastoncino ferma denti dal kit del pronto soccorso, sempre a disposizione dal cassetto del comodino accanto al letto della figlia e lo posizionò tra le arcate dentali in modo da impedire ferite alla lingua. Dieci minuti dopo il dottor Foster arrivò. Senza parlare iniettò in vena una soluzione già pronta, un liquido giallognolo e denso, in pochi secondi la crisi cessò. Tutti si rilassarono.

Sarah aprì gli occhi, stordita. Vide entrambi i genitori che accennavano un sorriso, sua madre le passò una mano tra i capelli, suo padre delicati colpetti sulla mano, l’uomo celato dalla tuta ermetica di colore bianco, con ancora la siringa in mano, non poteva essere altro che il dottor Foster.

“Come va Sarah?” le chiese, facendosi spazio tra i due genitori.

“Cosa è successo? Una crisi? Era così tanto tempo che non succedeva.”

“E’ passato tutto tesoro.” Le disse la mamma sorridendo ancora.

“Posso rimanere sola con il dottore?” Chiese la ragazza.

I genitori si guardarono perplessi poi si fecero da parte.

“Sola, per favore.” Ribatte’ Sarah.

Quando fu certa che la porta fosse chiusa, fece cenno al medico di avvicinarsi.

“Non è stato casuale ma intenzionale. Avevo necessità di incontrarla dottore.”

“Sono qui. Cosa succede?”

“Prenda la giacca della mia divisa, per favore.”

Foster gliela passò. Sarah frugò nella tasca segreta ed estrasse le fotografie che tanto l’avevano turbata.

“Le guardi con attenzione.”

Foster sfogliò le immagini e si soffermò per qualche secondo su ognuna.

“Sono cose che non dovresti avere.”

“Lo so, le ho trovate in fondo ad un cassetto, non ne sapevo nulla fino a tre giorni fa. Ho scoperto da qualche compagno che nessuno di loro ha fotografie del passato, per vero o falso che sia, sono solamente io ad averne. Perché? Non ha notato niente di particolare dottore?”

Foster le osservò ancora: “L’albero è sempre lo stesso.”

“Non solo. Guardi le nuvole. Sempre nella stessa posizione. Sul pianeta terra c’era il vento, le nuvole erano trasportate e cambiavano forma, queste sono immutate, in ogni immagine. Ricostruzione al computer, non pensa anche lei? C’è dell’altro: i bambini crescono, dunque il tempo è passato ma questi ipotetici nonni sembrano non invecchiare. Guardi con la lente.”

Foster passò la lente di ingrandimento sopra ai volti e lentamente sopra ad ogni dettaglio.

“Carta di papiro.”

“Cosa?”

“Sono stampate su carta di papiro. Solo a Biblos hanno ricominciato a stampare su carta di papiro, anche di alta qualità.”

“Quella che usavano gli antichi egizi?”

“Che cosa ne sai tu degli egizi?”

“Lasciamo perdere…”

“Vuoi dire che hai ricevuto informazioni sulla storia passata del pianeta terra?”

“Le informazioni le ha preparate lei, dovrebbe sapere cosa ha messo nel mio cervello.”

“Non tutte. Io ho realizzato i primi due anni poi i programmi arrivavano direttamente dal Comitato.”

“Il Comitato ha realizzato un programma da impiantare nel mio cervello?! Perché? Lei era d’accordo?”

“Non mi hanno chiesto il permesso, mi hanno semplicemente ordinato di farlo.”

“Lei lo ha fatto senza controllare che roba fosse? Tutto ciò non è serio.”

“Credo tu abbia ragione mia cara, non potevo rifiutare, avrei perso il posto, non avevo altra scelta.”

“Controllano e manovrano anche lei?”

Foster si avvicinò al viso di Sarah e bisbigliò:

“Controllano tutti. Nessuno di noi è libero.”

“Come? Come controllano?”

“Sistemi informatici. Tutto arriva al Comitato.”

“Sapranno anche della mia conversazione con Jeena, allora.”

“Cosa vi siete dette?”

“Delle fotografie.”

“Lo sanno.”

“Che cosa facciamo?” Chiese la ragazza allarmata seriamente.

“Queste le prendo io” disse il dottore prendendo le fotografie “Dovessero fare una ispezione non troveranno nulla. Le esaminerò e vedrò cosa posso scoprire.”

“Ci staranno spiando anche ora?”

“Probabile. Registrano tutto ma conosco qualcuno che mi deve dei favori, farò in modo che questa conversazione sia compromessa. Hai provocato tu la crisi vero?”

“Si. Non ho preso la pillola di barbiturico, avevo bisogno di incontrarla personalmente.”

“Non farlo più, ti prego, è molto pericoloso.”

“Lo so. Dottor Foster, i miei ricordi… quanto c’è di vero?”

“Non saprei che cosa dirti bambina mia, quello che hanno raccontato i tuoi genitori, quello che era nei loro chip di memoria registrati durante il viaggio, frammenti di vita che nessuno ha mai vissuto sono stati messi insieme, assemblati, elaborati, impiantati. Tu cosa ricordi Sarah?”

“Tutto. Ricordo tutto. Il fatto è che so perfettamente che non sono ricordi miei. È un miscuglio di vite non vissute da me. Perché avrebbero dovuto impiantarmi ricordi di storia? Perché conosco la vita degli antichi egizi? La storia della prima e della seconda guerra mondiale? Il terrorismo? La guerra del Golfo? Il virus? Perché so cose che gli altri non sanno? Devo tacere sempre, se parlo mi guardano come fossi una pazza, allora le tengo per me e non ne parlo neppure con i miei genitori.”

“Hai già pensato a quello che sceglierai di fare dopo il college?”

“Letteratura?”

Foster storse il naso da dietro il casco: “Parliamone ancora. Sarebbe bello se ti laureassi in psicologia spaziale, perché non ci pensi su? Potrei essere il tuo mentore, potresti uscire dalla casa sfera, potresti capire cosa è accaduto al tuo cervello…”

“Non ci avevo riflettuto. Davvero potrebbe essere il mio professore?” Chiese Sarah con più entusiasmo. Foster sorrise e annuì.

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