Il primo stipendio da Commissario e non più vice arrivò puntuale. Duecentocinquanta euro in più in busta paga: che pacchia! A James sembrò di aver risolto quasi tutti i suoi problemi. Ancora un paio di mesi e avrebbe chiesto alla dottoressa Lorenzi di sposarlo. Nel mentre, iniziò a visitare tutte le gioiellerie della zona, che in realtà erano tre e, i proprietari, fecero a gara per trattare il nuovo commissario con tutte le gentilezze e riguardi che pensavano potessero essere utili in caso di rapina. James scoprì che per acquistare anche il più minuscolo brillante per la sua Jenny, l’aumento di stipendio non sarebbe stato sufficiente. Gli venne proposto un finanziamento: 250 euro al mese per tre anni.

“Ma che razza di inghippo è questo?” pensò “Tornerò ad avere in busta paga quello che prendevo prima…” pensò anche che lui a Jenny non ci avrebbe rinunciato e così si lasciò abbindolare da quel contratto capestro che gli avrebbe succhiato via una parte di quello che si era guadagnato, rischiando come sempre la sua pellaccia. Così è la vita, caro Calamaretti.

In quel giorno di meritato riposo, oltre che essersi fatto abbindolare dal gioielliere numero 2, voleva recarsi nella famigerata Bettola di Ungaretti. La morte della ballerina di lap dance lo aveva scosso parecchio. Non che la conoscesse bene, l’aveva vista una sola volta, ma ricordava quella giovane ragazza dallo sguardo triste, che si guadagnava la vita strusciandosi ad un palo. Certo, meglio lavorare al palo della Bettola che attaccata ad un lampione della strada, almeno Ungaretti la rispettava sicuramente più di quanto avesse fatto il marito. Calamaretti prese la corriera che lo avrebbe portato sulla costa, conscio che, durante il tragitto, la sua ernia si sarebbe svegliata ad un ballo in maschera, inoltre era sprovvisto di farmaci adeguati per tenerla a bada, visto che la decisione era stata presa tra la gioielleria numero 2 e quella numero 3. Osò.

Giunto al capolinea il suo colorito tendeva al verde prato ma la gamma di colori che aveva dovuto superare prima di arrivarci era stata notevole: grigio, giallo paglierino, giallo ocra, verde pallido, verde oliva, infine verde prato. Il conducente, sempre lo stesso da oltre otto anni, gli diede una pacca sulla spalla come incoraggiamento, James, con quell’imbeccata, vomitò l’anima poi, cercando di non dare nell’occhio, si diresse, barcollando come un ubriaco, verso il molo. La Bettola era chiusa, seduti sulla panchina accanto all’entrata, trovò il Guercio, pianista di dubbia fama e Fest, il proprietario del locale. Prima di guardarlo in viso, i due contemplarono le scarpe di James, sporche ancora di vomito, poi arrivarono a guardarlo in faccia: “Sembra che tu non te la stia passando molto bene.” Disse Fest.

“Eh, no. Pare anche a me. Il ragazzo avrebbe bisogno di un bum bum.” Continuò il Guercio.

“Cos’è un bum bum?” Chiese incuriosito ma allo stesso tempo allarmato James.

“Oh,” spiegò Fest “un quarto di succo d’arancia, un quarto di vodka, un quarto di gin, un quarto di rum… bum bum”

“Quattro quarti.” Disse Calamaretti.

“Eh?” risposero il Guercio e Fest.

“Lo chiamerei 4 quarti anziché bum bum.”

“Perché no, amico? Puoi chiamarlo come ti pare.”

“Dov’è Ungaretti?” Chiese James.

“A pescare dalle 4 di questa mattina.”

“Avrei voluto salutarlo, fargli le mie condoglianze per Olga.”

“Oh, brutta storia.” Disse il Guercio.

“Già, brutta storia,” proseguì Fest “Se vuoi prendo il barchino e ti porto in mare.”

“No, no,” Fece allarmato James “Mi aspetta ancora il viaggio di ritorno… tutte quelle curve… anche il mare non ce la farei.”

Il Guercio e Fest sorrisero.

“So io cosa ci vorrebbe per questo.” Intervenne il Guercio.

“Pure io ce l’avrei un’idea.” Proseguì Fest.

“Non scherziamo ragazzi, Olga è stata uccisa.”

“La morte fa parte della vita.”

“La vita fa parte della morte.”

“Possibile che neppure davanti a un delitto riusciate a essere seri?” Li ammonì James “Non vi ha colpito che quella ragazza sia stata uccisa dal marito? Non ve ne frega una ciaspola se non vedrete più quel viso angelico e quel corpo sinuoso ballare per voi? Una donna innocente se n’è andata in maniera cruenta e voi? Voi siete qui a disquisire su cosa ci vorrebbe per evitare di mettere in subbuglio il mio stomaco.”

“Lo stomaco è tuo.” Fecero in coro.

Insomma, l’ispettore Calamaretti, aveva fatto tanta strada per nulla. In quel posto sembrava che la scomparsa di Olga Bubolova non avesse lasciato alcun sentimento di tristezza. Si girò per ritornare al capolinea della corriera: spalle curve, capo chino, colorito grigio perla. La voce del Guercio arrivò come dentro ad un megafono:

“Che cosa credi, coglione? Credi non ce ne freghi una cippa lippa di Olga, eh? Cosa ne sai tu di chi era la ballerina di lap dance? Lo sapevi che Ungaretti cercava di proteggerla da quel marito sempre ubriaco? Lo sapevi che nessuno, tranne te, era al corrente di dove lavorasse fino alle 5 del mattino? Lo sapevi che quando è arrivata dalla Moldavia aveva sposato uno che neppure conosceva per ottenere il permesso di soggiorno? E quello era l’uomo che l’ha accoltellata. Per fortuna è riuscita a bucargli una chiappa, almeno quel bastardo non potrà più sedersi per un pezzo. Aveva 17 anni quando è arrivata qui, era un po’ come la figlia di tutti. Le volevamo bene, certo che sì! Ma a che serve ora? A riportarla in vita? Non credo proprio. Vai, ispettore, porta le tue condoglianze lontano da questo posto, a Ungaretti ci pensiamo noi.”

Le spalle ancora curve, sempre di più, James aveva ascoltato in silenzio quel breve resoconto sulla ragazza di lap dance, era vero, non sapeva nulla di Olga, voleva solamente essere gentile ma non era il luogo o il momento per esserlo. La corriera partì in orario, l’amarezza era tanta, l’ispettore, stanco e sfiduciato, si addormentò per tutto il tragitto. La sua ernia dormì con lui.

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