Rientravano in casa quella sera, una sera come tante altre in quel lungo inverno ostile.

Era la vigilia di Natale, fuori tirava un freddo gelido e la casa non era accogliente come Isabella avrebbe voluto per lei e per il suo bambino.

Aveva perso il lavoro un paio di mesi prima, “Non abbiamo più bisogno di te” era quello che si era sentita dire dopo che a quel lavoro aveva sacrificato gli anni della più tenera infanzia di quel bambino che adesso si asciugava i piedi sullo zerbino perché, diligente, sapeva che la mamma avrebbe dovuto chinarsi a pulire le impronte dei suoi chantilly e sarebbe tardato il momento in cui avrebbe potuto sedersi qualche minuto accanto a lui sul divano. 

Faceva freddo anche in casa quella sera, ma il gasolio nella vecchia caldaia a gas era finito e non c'erano i soldi per ricomprarne quanto sarebbe stato sufficiente a sfangare la parte più cruda dell'inverno...e anche la legna cominciava a scarseggiare. Non avrebbe acceso il fuoco Isabella quella sera, il cucciolo sarebbe andato velocemente al caldo sotto le coperte e i due grossi ceppi sarebbero serviti il giorno dopo, per scaldarsi almeno qualche ora nella magra giornata di festa.

“Mamma, dobbiamo lasciare il piattino col dolcetto per Babbo Natale e la carota per le renne!” disse il piccolo Riccardo

Isabella sconsolata, cercando di tirar fuori un sorriso, prese un piattino dalla credenza e lo guarnì con uno dei pochi biscotti destinati alla colazione dell'indomani e prendendo dal cesto semivuoto delle verdure una carota, quella più piccola... Lo dette a Riccardo, che allegro, di quell'allegria che solo i bambini sanno tirar fuori da gesti banali intrisi però di aspettative eccezionali, lo posò sul davanzale della finestra.

“Adesso fila a letto” lo ammonì quindi Isabella “che se Babbo Natale passa e ti trova ancora sveglio poi non ti lascia niente!”

Salirono le scale e le operazioni che precedevano la nanna furono condite della più fanciullesca eccitazione di Riccardo per l'arrivo della notte più bella dell'anno e della più profonda angoscia mascherata con la dolcezza di gesti e parole di Isabella.

Riccardo ci mise un po' ad addormentarsi, ci vollero due favole e una notevole dose di carezze perché finalmente i suoi occhi si arrendessero al sonno e ai sogni.

Isabella posò un ultimo bacio sui morbidi capelli del bambino e tornò in cucina.

Ad ogni scalino che scendeva gli occhi si offuscavano prepotentemente con lacrime troppo a lungo trattenute.

Era devastante la consapevolezza di non poter soddisfare per quell'anno, e chissà per quanti anni ancora a venire, nessuno degli infantili desideri di suo figlio.

Aveva scritto la sua letterina per Babbo Natale qualche tempo prima chiedendo nella sua specialissima lista dei desideri piccoli giochi e i sogni di un bambino, e Isabella sapeva che l'indomani sarebbero stati disattesi in modo desolante, crudele, troppo tristemente adulto per un cucciolo di uomo che aveva ancora il diritto di credere nelle favole e nella loro assoluta e insindacabile verità.

Quell'anno non ci sarebbe riuscita a mantenere accesa la fiamma della fantasia, Riccardo sarebbe stato costretto troppo presto a diventare grande...

Babbo Natale sarebbe morto l'indomani mattina...

Mise sotto l'albero l'unico pacchettino che era riuscita a confezionare per il suo bambino, conteneva una sciarpa e un paio di guanti, usati ma ancora decorosi, utili soprattutto, l'unica cosa che era riuscita ad acquistare con i pochi spiccioli che erano avanzati dalle misere mance dei suoi lavori sottopagati ma faticosi al limite delle sue forze. Aveva messo anche una caramella dentro al pacchetto...quella sarebbe stata l'unica nota dolce nella desolante tristezza di tutta la situazione che suo figlio sarebbe stato costretto a vivere.

Si abbandonò sul divano, in lacrime, esausta, sfinita...si avvolse nella coperta, promettendo a se stessa di fermarsi solo un attimo, prima di rialzarsi e usare la notte per finire di intrecciare quella paglia che la vicina di casa le aveva lasciato per farne delle ceste e ricavare con esse qualche moneta in più se fosse riuscita a venderle...ma il tepore della coperta e la stanchezza vinsero sulla sua volontà, e ancora singhiozzante si addormentò.

Non si sa quanto tempo passò esattamente, ma nel silenzio della notte due piedini svelti scesero le scale. Riccardo si era svegliato, non era assonnato...anzi...euforico, felice, sorridente, meravigliato, bellissimo coi suoi riccioli arruffati dal sonno improvvisamente svanito e dai sogni ancora non spenti. Avrebbe dovuto fare silenzio, lo sapeva...ma era una cosa difficilissima da fare quasi sempre, figurarsi in una notte come quella!

Non aveva trovato la sua mamma in camera, il letto era vuoto, la mamma dormiva sul divano.

Si avvicinò al volto segnato dalla stanchezza del fisico e della mente di sua mamma e le dette un bacio sulla guancia.

Isabella si svegliò...in un attimo il frastuono del risveglio improvviso cedette il passo alla consapevolezza di lei che si era addormentata, di suo figlio che si era svegliato e soprattutto dell'urgenza che il piccolo sarebbe dovuto tornare a letto immediatamente...stava prendendo freddo, e in un periodo già così complicato di suo, non poteva permettersi che si ammalasse...

Stava per aprire bocca per rispedire dolcemente suo figlio sotto le coperte, ma Riccardo la invase come un torrente in piena di un'euforia nuova, della sua incontenibile felicità, di una valanga di parole entusiaste troppo a lungo trattenute nel tentativo a quel punto mal riuscito di non svegliarla.

“Mamma mamma! Allora sei sveglia! Babbo Natale, mamma! E' venuto Babbo Natale a trovarmi mente dormivo! Ah! Vedessi che bello mamma!”

La gioia era inarrestabile...

“E' grande Babbo Natale, sai mamma? Ha la barba bianca e lunga per davvero! E parla piano! Come un nonno! Mi ha portato sulla slitta con sé, non era per niente freddo accanto a lui... mi ha dato il cappello del suo aiutante col campanello sulla punta che suona come quelli delle redini delle renne e per questo anno ha scelto me per aiutarlo a consegnare i regali! Vedessi che bella la slitta! E vola davvero! E che occhioni grandi hanno le renne! Babbo Natale dà loro il fieno prima di ripartire in volo da un posto all'altro! E quanti regali mamma! E quanti bambini contenti! Ma io per questo Natale sono il più contento di tutti! Babbo Natale ha scelto me!”

Si fermò un attimo, riprese fiato, lo sguardo si fece più serio, ma solo un po'.

Salì in braccio ad Isabella, la abbracciò forte e con la faccia infilata nelle pieghe del suo maglione prosegui:

“Mamma, non importa se non ci saranno i regali domattina, Babbo Natale me l'ha già fatto il suo regalo! Mi ha detto di darti un bacio da parte sua, è il suo regalo per te... ecco perché sono sceso. Vieni a dormire adesso, mamma, e non essere triste... Gioca con me domani,mamma... Gioca con me... sarà questo il tuo regalo di Natale per me.”

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