Aveva sempre avuto il pallino della foresta. Eppure viveva in una periferia di un'anonima città fra fumi e nebbie, immerso in quello smog assassino, dentro ad uno scatolone di case tutte uguali, tutte realizzate in cemento armato come se avessero utilizzato uno stampo industriale per creare la fotocopia di un prototipo di casa funzionale ma non esageratamente ingombrante. Cucina, bagno, soggiorno, camera da letto. Ed un balcone, protuberanza della palazzina,  che dava sulla strada dove potevi vedere solo macchine, confusione e nulla più. E qui scorreva il tempo, in mezzo alla ripetitiva scansione del lavoro e del riposo, quasi in un ottica di attesa per giungere chissà dove. Una vita grigia, senza troppe effusion, senza poesia. Al centro della città avevano realizzato un giardinetto pieno di alberi necessari allo smaltimento della quantità di anidride carbonica presente nell'aria. E negli anni la vegetazione era diventata lussureggiante. Tarzan ci andava quando riusciva a trovare un momento libero perché nel suo arredo c'erano delle panchine che permettevano il riposo e la meditazione in mezzo a quella porzione di natura. 
Qui si sentiva felice perché fra quei rami ricordava quando suo padre gli raccontava le storie del mitico Tarzan, il re della foresta, le sue imprese e la fidata Cita, uno scimpanzé che lo aveva trovato nella foresta e lo aveva adottato. Qui si sentiva felice. Gli veniva voglia di arrampicarsi fra quelle fronde ed aggrapparsi alle liane per buttarsi in un fiume a lottare contro i coccodrilli. Ma all'improvviso il sogno allucinato svaniva e si ritrovava in ritardo perché la pausa pranzo era finita o il supermercato stava per chiudere e rischiava di ritrovarsi solo ed affamato senza cena. La frequenza di quel luogo era diventata una necessità. Qui viaggiava con la fantasia e viveva le avventure che nella sua vita non aveva mai conosciute. Addirittura aveva conosciuto la sua Jane e tutti e due si librava nell'aria come scimmie esperte e salvavano l'animale ferito, aiutavano chi era caduto in trappola e si amavano. Un giorno lo videro salito sulla panchina che gridava il suo "Oooooooooooooooooo" come il richiamo nella foresta ed una tata  che aveva portato i suoi bambini per farli giocare, spaventata del comportamento di quell'uomo anziano, avvertì la guardia. Tarzan si vide preso da due infermieri con camice bianco ed infilato in un autoambulanza. Direzione: ospedale psichiatrico. Mentre lo afferravano, non ancora desto dal suo sogno, pregò i suoi infermieri che bisognava salvare Cita che era rimasta intrappolata dentro la città  morta. E svenne fra le braccia del dottore che lo sedava.

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La creatura 2/2

13 December 2025

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Mio nonno

13 December 2025

Ognuno di noi vive o vivrà la propria morte, io vivo ogni giorno la morte degli altri. Sai nonno, il primo morto che ho visto eri tu, avevo sedici anni, ti ricordi? Ti avevano sistemato in una bara-frigo nella tua stanza al piano terreno dove impagliavi le sedie, era il tuo laboratorio. In quella [...]

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Il tempo e il profumo

12 December 2025

Oggi c'è il sole. Marco guarda Miriam. Sono in un giardino seduti su una panchina. L'aria è fresca, piacevole come lo sono le mattine di primavera inoltrata. Il sole colpisce il loro viso. Sono fermi a guardarsi. Lui si avvicina al volto di lei, ne percepisce il leggero profumo che la avvolge. [...]

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La creatura 1/2

12 December 2025

Lettera del 3 maggio 19.. Mia cara Maria, scrivo dopo giorni di insonnia e febbrile agitazione. Gli scavi presso il sito di Khor-Amun si sono rivelati ben più strani di quanto potessi immaginare. Ho rinvenuto strutture che non combaciano con alcuna civiltà conosciuta: angoli che non dovrebbero [...]

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  • Smoki: Ecco. Ora mi tocca coscrivere gli amici per giocare ad Arkham Horror o alle [...]

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I due gemelli

11 December 2025

«Aprimi…» disse una voce roca dall’esterno. Quando, quella notte, aprii la porta, trovai mio fratello sorridente. «Ho portato una cosa...» Rovistò nella borsa e lasciò cadere una massa giallastra sul pavimento. Sapevo cos’era, ma glielo chiesi lo stesso. «Che cos’è?» «Non la riconosci? L’ho presa.» [...]

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La Caccia

11 December 2025

Terzo giorno. Le tracce sono chiare, la preda è vicina. Respiro il fresco del mattino spronando il cavallo nel guado. Eccolo, laggiù in riva al fiume, ignaro della mia presenza. Lo chiamo, si gira pistola in pugno ma io sono più veloce. Mia è la vendetta. NdA: una nota per contestualizzare [...]

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Debunker (4/4)

10 December 2025

Il botolo ringhiante voltò il muso verso la nuova apparizione. Questa alzò un braccio simile a un ramo d’albero e lo abbassò emettendo un lungo, bizzarro fischio. Il cane smise di ringhiare, si accucciò e prese a scodinzolare. Anche quelli nel folto tacquero. Non appena il fischio cessò, il botolo [...]

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Bro, queste nonne sono fuori patch, giuro

Miu
10 December 2025

Nel parchetto comunale, ogni pomeriggio, va in scena un piccolo miracolo naturale: la convivenza di creature che, in un mondo sensato, non dovrebbero neanche incrociarsi. Seduto sulla panchina, Ercole, ottantasei anni, ex capotreno, occhio liquido e pazienza evaporata da tempo, osservava tutto [...]

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Il condominio 3/3

09 December 2025

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Debunker (2/4)

08 December 2025

Il bar era caldo, anche se gestito da cinesi – e quelli, si sa, risparmiano su tutto, a cominciare dal riscaldamento. C’era persino l’alberello di plastica accanto all’immancabile gatto dorato che faceva “ciao, ciao” con la zampa. Cogliati pensò ai Natali della sua infanzia. Per trovare qualcuno [...]

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Il condominio 2/3

08 December 2025

Poi tornò al lavoro, ossessivo, lo straccio che scivolava sul pavimento con lena rinnovata. Quando Vittorio era già sulle scale diretto al suo appartamento, sentì ancora le parole del portinaio, come un’eco lontana: «Le norme… ma quelle non scritte, mi raccomando, solo quelle… sono tutto, qui dentro.» [...]

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