È mattino, e volo – abbandono le persone, gli alberi, le case, le vecchiette sulle panchine e i cazzo di cani che si portano appresso.

Il cielo è terso, e muto.

Vi siete mai chiesti perché nasce un palloncino?

Unite un bambino iperattivo che rompa le scatole ai propri genitori, con un straccione senza alcuna specifica utilità sociale.

Da molli, ci soffiano dentro aria nel culo finché non siamo belli pieni, giusti giusti per legarci un filo intorno all'ano; molti non riescono a sopportarlo, e scelgono una morte precoce – sciolgono il nodo, e si sgonfiano velocemente.

Il vento arriva da destra, e mi spinge sempre più in alto, verso le montagne.

Dio, quanto odio i cani – e il loro guaire, poi? Da impazzire.

Vi siete mai chiesti come viene al mondo un palloncino?

Quando veniamo al mondo, fa male: serri i denti, e chiudi gli occhi finché non finisce; ti senti tirare tutto dall'interno, e temi di scoppiare.

Alcuni sono troppo deboli di costituzione, e non reggono. Esplodono prima di nascere, e vengono buttati per terra.

Si capisce subito, di che pasta si è fatti: quelli più grossi sono stati politici, religiosi e venditori di aspirapolveri porta a porta. Resistono senza problemi, più a lungo di tutti.

La vita è strana – la seconda, come la prima.

Io ero operaio, e come tanti altri ho un'immagine abbastanza rarefatta della mia rinascita: c'era un blu assordante, che mi avvolgeva e bloccava le braccia; poi, un lampo e la punta di una pompa infilata su per il culo - così, senza nemmeno un preliminare.

Perché il primo approccio col mondo deve sempre essere un trauma?

“Ehi, Billy! Aspettaci!”

Abbasso lo sguardo, e vedo altri quattro palloncini.

“Cosa ci fate qui?”

“Ma sentilo, il signorino!” George guida il gruppo, rosso e lucido. “Credevi di poter fare la voce grossa da solo?”

“Ci stavamo annoiando, Billy.” Enzo quasi si confonde col cielo, e avanza con suo fratello. “Tutto quel chiasso ci ha rotto le palle.”

“Sicuri?”

Osservo Michele, che arranca sotto il peso del carico. “Non so quali conseguenze...”

“Siamo già morti una volta” sbuffa, ma tiene il passo. “Credo che il peggio sia passato.”

Non posso aspettarli, o perderei la spinta.

“Vai avanti, noi ti stiamo dietro!”

L'orizzonte ci circonda, e continu a a portarci al largo. Il filo è bello teso, ma non ho problemi col carico; per ora, continua a dormire.

Mi tornano in mente Massimo ed Eikichi, sparsi per terra a brandelli: morti in un ultimo, fragoroso peto che ha scosso tutti i bambini presenti.

Sappiamo che ad un certo punto scoppieremo – o ci sgonfieremo come preservativi usati, questo non mi è ancora chiaro.

La pressione ci giocherà un brutto scherzo, e sapremo se c'è un'altra vita, dopo la seconda morte – e nel caso, cosa ci riserverà.

Forse, ancora una vita incastrati in un oggetto.

“Se ci reincarnassimo ancora, tu cosa vorresti diventare?”

“Ancora come oggetti, intendi?”

“Sì, Billy.”

“Ho sempre sognato di conoscere dal di dentro le Sororities americane, George.”

George scoppia a ridere, e per poco non perde il carico.“Sei già tutto un fremito, a quanto vedo!”

“Al solo pensiero, vibro tutto.”

“E tu, Enzo?”

“Cosa?”

Enzo è duro d'orecchi: hanno esagerato a gonfiarlo, ed è quasi esploso – era in codice rosso, e l'hanno operato subito.

“TI HO CHIESTO, COSA VORRESTI ESSERE IN UNA PROSSIMA VITA?”

“Ah! Non so: va bene tutto, tranne un fottutissimo cane.”

Dall'ultima festa di compleanno, nessuno di noi li sopporta.

“Già.”

Non appena hanno visto i palloncini a terra, ci si sono avventati contro e li hanno ridotti in pezzi.

“Se fossi un virus, potrei farmi portare in giro a scrocco per il mondo.”

Mi sento sballottare, e stringo il nodo.

Rallento.

“Ragazzi, anche i vostri fanno casino?”

“No, il mio dorme che è una meraviglia. Il tuo, Enzo?”

“Eh?”

“IL TUO, ENZO?”

Un pezzo di nastro adesivo, sporco, gli attraversa la fronte.

“Ah! Trema un pochino, ma dorme ancora.”

“Beh, direi che comunque può bastare. Lasciamoli andare.”

Lasciamo scorrere i nodi alle estremità, e lasciamo andare i pincher che abbiamo portato con noi.

“In quanti pezzi credete verrano ritrovati?”

“Abbastanza, Michele.”

Due stronzi neri e marroni sfrecciano nei cieli, verso casa, e acquistano velocità. “Come Massimo ed Eikichi.”

Liberi dal peso, saliamo più velocemente verso il Sole – è una luce forte, ma socchiudo gli occhi e riesco a sopportarla.

“Ho trovato, Billy!”

“Che cosa, Enzo?”

“In cosa – o meglio, dove vorrei reincarnarmi!”

Su di noi, nemmeno una nuvola.

“E cioè?”

“In Cina, Billy.”

“Non male, come idea – ma non vi andrebbe di cantare qualcosa?”

“Cantare?”

“Tanto dobbiamo morire, Michele. Non sarebbe poi tanto male farlo in allegria.”

“Se lo dici tu... ENZO, TI ANDREBBE DI INTONARE QUALCOSA?”

Lui ha una voce d'oro, che si estende per otto ottave.

“Sicuri?”

Dev'essere quel foro, che gli permette di modularla bene.

Inspiro l'aria a pieni polmoni – è fresca, e mi rendo conto che tutte le sensazioni corporee descritte finora sono solo ricordi.

“VAI, ENZO! CANTA!”

Sono un palloncino, e ho guardato il mondo come da un oblò – distante, e iniziavo ad annoiarmi un po'.

“Va bene, va bene!”

Quelle due poltiglie più in basso hanno solo fornito una scusante per farla finita, e trovare altri col mio stesso pensiero.

Non c'è gusto a morire da soli.

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