•  Io ho partecipato una sola volta, non so di preciso, ma da quello che mi raccontano i miei genitori, si svolge più o meno così. Si formano delle lunghissime processioni, migliaia di persone vanno verso la collina, dove c’è la chiesa madre.   Le nostre chiese sono costruite nella roccia e fatte in modo da permettere ai fedeli di poterci girare intorno. Infatti, durante il Genna  ci si riunisce tutti e si fa la processione per avvicinarsi al tempio. Quando si arriva, vengono distribuite delle candele, una a testa e, con quella accesa, si devono fare tre giri intorno alla chiesa, dopo si può assistere alla santa messa. Alla fine, è distribuito il pane e il vino benedetti dai sacerdoti, prima della funzione. Dopo  ci dedichiamo alla festa.  Canti, balli per inneggiare alla nascita del Redentore.

Uno dei ragazzi interruppe il racconto per chiedere:

  • Se ho capito bene, allora, il vostro Natale si riduce  a una processione e una messa, poi solo qualche ballo, non fate niente in casa tipo il presepe o l’albero? Un bel pranzo con tanti piatti saporiti e tantissimi dolci.
  • Non proprio così, anche noi facciamo il pranzo rituale, che consiste in un piatto di pollo piccante accompagnato da un pane che si chiama Injera, sono delle specie di frittelle lievitate, che servono per accompagnare il pollo. 
  • Dimenticavo di dire che tutti sono vestiti di bianco. Noi difficilmente indossiamo abiti di tipo occidentale, abbiamo le nostre vesti che dovreste conoscere, sembrano lenzuoli indossati a caso, ma in un posto dove il caldo è micidiale, quei vestiti proteggono il corpo ed evitano di sudare.  Gli adulti possono indossare anche lo “shamma”, una specie di scialle sempre bianco che è anche un segno di distinzione. 
  • E regali per voi bambini niente? Una festa così importante, noi bambini aspettiamo con ansia Babbo Natale che ci porta i regali. Lui esiste per portare i doni a tutti i bambini del mondo, anche a voi!

 La ragazzina che stava facendo la domanda non riusciva a capire di come si possa festeggiare il Natale senza i regali per i bambini Venivano meno tutte le sue convinzioni sull’esistenza di Babbo Natale, era lì perplessa ad ascoltare le usanze di Kyra e non capiva.  Lei stava descrivendo una cosa noiosa, la messa, un pranzo con i parenti e balli e canti, quasi tutti religiosi, tutto qui! Le sembrava un giorno qualsiasi, una domenica come capitava anche a lei, ma niente che assomigliasse a una festa fra le più seguite nel mondo.

La prof approfittò della pausa per cercare di chiudere il discorso, era inutile far spiegare ancora delle tradizioni che i ragazzi non riuscivano a capire. L’orario di fine lezione era vicino e voleva evitare di lasciare Kyra da sola con la confusione che avrebbero creato i ragazzi  proiettati verso le vacanze.

  • Bene Kyra può bastare, come hai sentito questi tuoi amici non capiscono ancora le differenze. Vedrai che piano piano  ci arriveranno. In sostanza crediamo di aver capito che tutte queste nostre esibizioni e ostentazioni a te non sono gradite,  non sei abituata ancora ai nostri costumi consumistici. Forse vorresti andare al tuo paese per rivivere le emozioni che sono familiari. La difficoltà, penso che siano le date.  perché il sette gennaio non potrai andare a festeggiare al tuo paese, proprio il sette, ricominciano le lezioni. In questo periodo di feste scolastiche cosa farai? Ti farai coinvolgere dal nostro spirito natalizio o resterai a casa a guardare il nostro spreco.
  • Non lo so prof, non so mio padre che intenzioni abbia, se dobbiamo restare a casa studierò e, se mi riesce, tenterò di convincere i miei genitori a rivedere un po’ le usanze, magari avvicinarsi un po’ alle vostre.  So che sarà quasi impossibile, si può scherzare con le usanze delle feste, dei giochi e dei regali, ma con la religione, mai! A me non dispiacerebbe ricevere qualche regalo, non credo sia proibito, le nostre funzioni religiose le facciamo con tutto il cuore e la fede che serve, però qualche trasgressione si potrebbe ammettere. Io adesso sono italiana e devo vivere qui tutto il resto della mia vita, credo che dovrò adattarmi.  Certo non dimenticherò le mie origini. 

A queste parole, i ragazzi sbatterono le mani, urlavano per le parole dette dalla compagna. Nello stesso momento il suono della campanella si diffuse in tutta la scuola e un urlo dirompente si levò nell’edificio.   

 

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