5.

Non era la prima volta che venivano beccati nella Zona, e se l’erano sempre cavata: anche i metronotte erano uomini, e ogni uomo ha un suo prezzo o una sua debolezza, diceva Doc. Solo qualcuno era tanto stronzo da alimentare la fama che aveva fatto loro guadagnare il nomignolo di metromorte. E quello che li aveva fermati faceva paura.

“E adesso?” Angela si massaggiava la fronte, più per abitudine che per necessità visto che l’impianto della calotta in titanio le aveva fatto perdere sensibilità.

“Quando apre il portello” disse Doc dall’angolo della bocca.

L’esoscheletro avanzò verso di loro con passo pesante e rumore di pompe idrauliche. Il braccio sinistro era puntato verso Doc, la canna di un 12mm ben visibile sull’avambraccio. Un pallino rosso tremolante era comparso sulla fronte di Angela. Una voce amplificata, ben impostata, intimò loro di scendere: “Siete in arresto per violazione del decreto comunale numero 2425 che vieta il transito nella zona 12, oltre alla violazione di proprietà privata della Tanaka Engineering. L’uso di mezzi coercitivi è autorizzato dalla legge regionale numero…”

La voce si interruppe e ne emerse un’altra, più strascicata e roca: “Muovete le chiappe! Voglio i vostri culi per terra dietro al furgone entro dieci secondi o sono cazzi. Stronzetta, passa davanti e vieni da questa parte insieme al vecchio.”

Angela e Doc si diedero un’ultima occhiata d’intesa, quindi scesero e si diressero verso il retro del furgone come richiesto. Il pallino rosso rimase sempre centrato sulla testa di Angela mentre il metronotte li seguiva.

“Vediamo cosa avete trafugato, pezzenti. Vecchio, tu siediti qui. Stronzetta, apri il portellone.”

 Il metronotte si posizionò dietro al portellone, tenendo di mira sia Doc che Angela. Questa guardò Doc con un’espressione di dubbio dipinta in volto, e lui annuì leggermente prima di iniziare a recitare la parte dello sfigato che si era perso, che aveva una nipotina tanto cara, che la prossima volta sarebbe stato più attento. Doc ci sapeva fare quando voleva dare sui nervi. Fu più che altro per farlo smettere che Angela, mentre con la sinistra apriva il portello, con una rotazione precisa e fulminea del torso conficcò le dita della mano destra nell’occhio del metronotte, dopo aver estruso dieci centimetri di lama monomolecolare da sotto le unghie: “metromorto!”

 

6.

Buio totale. Silenzio. Nessuna sensazione. Non riusciva a muoversi. Non che fosse legato: era il suo corpo che non rispondeva. Provò a gridare. Nessun suono. Forse era un incubo: quante volte aveva sognato di non riuscire a svegliarsi. Solo che questo sogno sembrava non finire mai. Aspettò ancora, non poteva fare altro. Vagliò tutte le possibilità. Forse questa era la morte? Iniziò ad avere paura, sempre più paura mentre pensieri atroci agitavano la sua mente. Cercò di ricordare: la città, un incontro clandestino, una trappola! Nient’altro. Poi improvvisamente una calma prepotente si impadronì di lui, i pensieri rallentarono, e di colpo si addormentò.

 

7.

“Ciao mi senti? Se mi senti muovi l’indice destro.”

Il suono inaspettato lo stordì e risvegliò al tempo stesso, una nuova speranza nei suoi pensieri. Tentò di rispondere ma non produsse alcun suono.

“Non tentare di parlare, una cosa alla volta. Muovi semplicemente l’indice destro se le mie parole hanno un senso.”

La voce era rauca, un po’ impastata. Logora. Ma era l’unico suo contatto col mondo. Tentò di muovere l’indice destro.

“Bene così, siamo sulla buona strada. Fra poco potrai vedermi, ma spero di non spaventarti con la mia faccia” disse la voce con un ghigno.

Attese impaziente. Sentì il rumore di una tastiera, poi dei passi che si avvicinavano, infine uno scatto secco e finalmente tornò a vedere. Di fronte a lui il volto di un uomo coi capelli bianchi e gli occhi azzurri accesi da una strana energia.

“Ecco qua! Adesso puoi sentirmi e vedermi, non male no? Io sono Domek, ma tutti mi chiamano Doc. Non so se ti ricordi cosa è successo, hai avuto un… un incidente, ma sta andando tutto bene. Fra poco potrai tornare a parlare.”

Quello che sentiva e vedeva non lo rassicurava. Continuava ad essere immobilizzato e a non avere alcuna sensazione oltre alla vista e all’udito. E questo Doc non aveva affatto l’aria di un dottore.

All’improvviso entrò una ragazzina dall’aria allegra “Come sta il nostro cadaverino oggi?”

“Shh” le intimò Doc “è andato tutto bene, ci vede e ci sente.”

Doc lo indicò. La ragazzina si avvicinò a due spanne di distanza e lo scrutò con aria estasiata, gli occhi neri enormi. “Ciao, io sono Angela, lieta di fare la tua conoscenza. Tu come ti chiami?”

“Non può risponderti ancora” disse Doc.“Lasciami finire. Vai a farti un giro!”

“Uffa quanto sei noioso!” Angela uscì di corsa dalla stanza sbattendo la porta.

Doc si avvicinò e lo guardò negli occhi. “Allora, fra un attimo potrai parlare, ma ti avviso che non ti piacerà. Sarà la prima di una serie di sorprese diciamo… spiacevoli sotto un certo punto di vista. Del resto ti abbiamo trovato macellato come un maiale, questo era il meglio che si potesse fare.” Uscì dalla visuale, ma era chiaro che stava armeggiando su un computer. Dopo un tempo che sembrava eterno e un paio di bestemmie lanciate ai suoi santi, Doc tornò indietro. “Dai, prova a salutarmi, dì Ciao Doc.

Un attimo di silenzio, poi una voce maschile, calda e baritonale, disse: “Ciao Doc... Ciao. Ciao. A B C D. Ma… ma non è la mia voce… cos’hai fatto, mi hai trapiantato le corde vocali?”

“Non esattamente” disse Doc. “Non hai più le corde vocali. E’ un sintetizzatore.”

Silenzio. Poi di nuovo quella voce: “Capisco. Konner. Il mio nome. Perché non riesco a muovermi? Non riesco a muovere gli occhi. Cosa mi è successo? Dove mi trovo?”

“La voce non è l’unica… cosa che hai perso” disse Doc titubante.

“Mi voglio vedere. Portami uno specchio.” Ci sarebbe stata ansia nella voce di Konner, ma il sintetizzatore non la riproduceva.

“Non ce n’è bisogno. Ma ti avviso che non ti piacerà. Preparati a un brutto colpo.”

Doc allungò la mano coprendogli per un attimo gli occhi, poi la visuale di Konner ruotò, tremolando, su se stessa, fino a fermarsi su una struttura d’acciaio blu dalle fattezze vagamente umane con un uccello rosso disegnato sul petto e cavi di ogni dimensione e colore che uscivano da una scatola nera montata all’interno.

 “E’ rimasto solo il cervello, in questo stabilizzatore. Lo sto collegando all’esoscheletro. Quando avrò finito potrai camminare, una gran fortuna tutto considerato.”

Konner impiegò qualche secondo a capire, poi tutto fu chiaro. Era stato ammazzato. Era morto. E questo tizio aveva preso il suo cervello, tenendolo in vita per chissà quale ragione. Se avesse avuto occhi, avrebbe pianto. Riuscì solo a formulare una frase col tono caldo e pacato del sintetizzatore: “Perché l’hai fatto, non puoi tenermi prigioniero, lasciami morire.” Konner si sentiva come se fosse stato sepolto vivo, senza nemmeno le unghie per graffiare la sua bara. “Non puoi farmi questo, uccidimi.”

“Ogni cosa a suo tempo” disse Doc, mentre girava un potenziometro sulla scatola nera.

La luce e i suoni lentamente si spensero mentre Konner veniva privato dei sensi. E nessuno, nemmeno lui stesso, poté udire il suo urlo disperato.

 

Tutti i racconti

0
0
0

Il tempo e il profumo

12 December 2025

Oggi c'è il sole. Marco guarda Miriam. Sono in un giardino seduti su una panchina. L'aria è fresca, piacevole come lo sono le mattine di primavera inoltrata. Il sole colpisce il loro viso. Sono fermi a guardarsi. Lui si avvicina al volto di lei, ne percepisce il leggero profumo che la avvolge. [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

0
0
0

La creatura 1/2

12 December 2025

Lettera del 3 maggio 19.. Mia cara Maria, scrivo dopo giorni di insonnia e febbrile agitazione. Gli scavi presso il sito di Khor-Amun si sono rivelati ben più strani di quanto potessi immaginare. Ho rinvenuto strutture che non combaciano con alcuna civiltà conosciuta: angoli che non dovrebbero [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

2
3
25

I due gemelli

11 December 2025

«Aprimi…» disse una voce roca dall’esterno. Quando, quella notte, aprii la porta, trovai mio fratello sorridente. «Ho portato una cosa...» Rovistò nella borsa e lasciò cadere una massa giallastra sul pavimento. Sapevo cos’era, ma glielo chiesi lo stesso. «Che cos’è?» «Non la riconosci? L’ho presa.» [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Rubrus: Il racconto gioca intorno al tema del doppio, ma è un falso doppio. [...]

  • Walter Fest: Per i miei gusti 5 minuti di lettura erano troppi, forse dovevi essere piu' [...]

10
15
58

La Caccia

11 December 2025

Terzo giorno. Le tracce sono chiare, la preda è vicina. Respiro il fresco del mattino spronando il cavallo nel guado. Eccolo, laggiù in riva al fiume, ignaro della mia presenza. Lo chiamo, si gira pistola in pugno ma io sono più veloce. Mia è la vendetta. NdA: una nota per contestualizzare [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

4
10
30

Debunker (4/4)

10 December 2025

Il botolo ringhiante voltò il muso verso la nuova apparizione. Questa alzò un braccio simile a un ramo d’albero e lo abbassò emettendo un lungo, bizzarro fischio. Il cane smise di ringhiare, si accucciò e prese a scodinzolare. Anche quelli nel folto tacquero. Non appena il fischio cessò, il botolo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • An Old Luca: Lette tutte le quattro parti insieme (ci vuole un poco di pazienza... ma il [...]

  • An Old Luca: ...e un mare di insegnamenti , come sempre!

5
9
30

Bro, queste nonne sono fuori patch, giuro

Miu
10 December 2025

Nel parchetto comunale, ogni pomeriggio, va in scena un piccolo miracolo naturale: la convivenza di creature che, in un mondo sensato, non dovrebbero neanche incrociarsi. Seduto sulla panchina, Ercole, ottantasei anni, ex capotreno, occhio liquido e pazienza evaporata da tempo, osservava tutto [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • An Old Luca: Veramente uno dei lavori più benfatti che ho letto qui su LDM per i [...]

  • Smoki: AMO. TUTTO. SMODATAMENTE.
    Amo le storie di nonni e nipoti.
    Amo la differenza [...]

4
4
27

Debunker (3/4)

09 December 2025

L’altro si voltò (il poliziotto ebbe la fugace visione di un volto adolescenziale) e accelerò l’andatura. La folla, tuttavia, fece loro ala e Cogliati poté distinguere un giubbotto viola e due scarpe da ginnastica giallo acceso, come quelle di Topolino. Passamontagna si voltò di nuovo. Forse era [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Dax: azz.....Like

  • Rubrus: Temo sempre che le mie scene di azione non siano sufficientemente dinamiche. [...]

5
10
26

Il condominio 3/3

09 December 2025

L’amministratore picchiettò le dita sul tavolo. «Signor Coletti, dovrebbe cercare di comprendere che il quieto vivere dipende da tutti. Qui dentro ogni rumore ha un peso. Ogni gesto ha una conseguenza.» Vittorio sospirò, esasperato. «Vi ascolto parlare e mi sembra che stiate obbedendo a una… volontà [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • CarloAnti: Grazie Rubrus annoto il tuo suggerimento:) Purtroppo Dax al momento non ho [...]

  • Lawrence Dryvalley: il finale, secondo me, è illusoriamente positivo. le premesse portano [...]

4
3
23

Debunker (2/4)

08 December 2025

Il bar era caldo, anche se gestito da cinesi – e quelli, si sa, risparmiano su tutto, a cominciare dal riscaldamento. C’era persino l’alberello di plastica accanto all’immancabile gatto dorato che faceva “ciao, ciao” con la zampa. Cogliati pensò ai Natali della sua infanzia. Per trovare qualcuno [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

5
7
23

Il condominio 2/3

08 December 2025

Poi tornò al lavoro, ossessivo, lo straccio che scivolava sul pavimento con lena rinnovata. Quando Vittorio era già sulle scale diretto al suo appartamento, sentì ancora le parole del portinaio, come un’eco lontana: «Le norme… ma quelle non scritte, mi raccomando, solo quelle… sono tutto, qui dentro.» [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

5
7
23

Debunker (1/4)

07 December 2025

Babbo Natale era intirizzito e di malumore. O meglio, lo era il Cogliati, in piedi, vestito da Babbo Natale, all’angolo tra Piazza Grande e Via Vittorio Emanuele II. Per fortuna, però, non si vedeva. La barba finta nascondeva tutto. Peccato prudesse come se dentro ci fosse una nidiata di pulci. [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

4
5
32

Il condominio 1/3

07 December 2025

Il rito dell’inquilino del piano di sopra era sempre lo stesso: lo sciacquone del bagno a scandire il tempo, le pantofole trascinate sul pavimento. Ogni sera, alle ventitré precise, quel suono monotono rassicurava Vittorio: il mondo là fuori era caotico, ma sopra di lui qualcuno seguiva ancora [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

Torna su