Al mattino generalmente sto abbastanza bene, anche se riesco a muovermi poco e male nel periodo prima dell’ora di pranzo, e quasi sempre comunque preferisco starmene per conto mio da solo in una stanza della grande casa famiglia dove abito, senza preoccuparmi di nulla e lasciando che gli altri si cimentino nello svolgere i compiti assegnati per mantenere il decoro e la pulizia, sotto la supervisione del nostro personale sanitario. Dopo aver comunque dato una mano in cucina, a fine mattinata, nel pomeriggio invece preferisco fare una piccola camminata per il nostro quartiere, senza alcun controllo, generalmente passando sempre lungo i soliti due o tre marciapiedi, e fermando i miei passi per alcuni lunghi minuti davanti ai medesimi luoghi di ogni giorno, tanto per vedere se tutto quanto è ancora al proprio posto, o se magari siano in corso dei cambiamenti di cui per curiosità devo assolutamente prendere atto. Naturalmente giungo fino al palazzo dell’anziano maestro di musica, perché so che in queste ore c’è lui davanti al pianoforte che sta impartendo le sue preziose lezioni di tecnica pianistica, ed io ogni volta mi fermo là sotto, ad ascoltare con calma le note che si riversano dalla finestra fin sulla strada. Da ragazzo suonavo il violino, ed ancora mi ricordo qualcosa delle pagine di musica che riuscivo ad eseguire. Forse non primeggiavo al mio corso confrontandomi con gli altri ragazzi che si mostravano veramente appassionati, però mi piaceva molto stare con loro per suonare come strumento di fila, e dare così il mio apporto per un suono denso e corposo della piccola orchestra con la quale facevo le prove. Poi purtroppo la mia malattia al sistema nervoso centrale mi proibì di proseguire, ed il resto arrivò poco per volta, per evidente conseguenza. Qualche volta ascoltando le note del pianoforte da sopra al marciapiede, ho riconosciuto anche dei passaggi di musica romantica per eccellenza, brani che mi hanno ricordato le linee portanti del mio violino quando eseguivo almeno le cose più semplici di Schubert e di Chopin, anche se negli ultimi tempi mi è parso che sia stato messo in atto dal maestro un salto in avanti negli anni musicali, un progresso tale da farlo giungere a dei brani già meno tonali.

            Poi mi volto per tornare indietro, con la mia camminata incerta e i tanti movimenti impropri di tutto il mio povero corpo, però mi piacerebbe incontrare il maestro un giorno o l’altro, e fermarmi un attimo con lui e magari anche qualche suo allievo, a scambiare qualche parola sulle scelte musicali e i materiali sonori su cui stanno lavorando in questo periodo, anche se oramai io posso ritenermi soltanto un distratto ascoltatore e niente d’altro. Qualche volta incontro invece il salumiere sulla soglia del suo negozio di generi alimentari, proprio di fronte al palazzo del maestro di musica, e mi accorgo dal suo sguardo che anche a lui piacciono quei suoni che giungono a folate fin dentro alla sua bottega, e forse gli rendono migliore almeno qualche minuto della sua giornata. <<Buon pomeriggio>>, mi dice certe volte annuendo qualcosa; <<andiamo bene oggi con il maestro Bottai che impartisce a tutti delle lezioni di buona musica, mi pare>>. Io gli sorrido, naturalmente con i miei soliti gesti goffi, e intanto cerco di indicare la finestra da cui si sente uscire il pianoforte, con la mia mano ossuta e malferma per via evidentemente della malattia. Però mi basta, c’è un senso comune che ci lega, non abbiamo bisogno di imbastire alcun dialogo, siamo dei buoni conoscenti, ancora riusciamo a gioire di queste piccole e preziose cose.

            Poi lo saluto e affronto con lentezza la camminata che mi separa dalla mia abitazione, ma mi sento bene, mi pare quasi di aver eseguito positivamente un compito, addirittura come essere riuscito ancora ad accordare perfettamente il mio violino, ed aver tirato fuori all’improvviso dal legno qualche nota lunga sopra una struttura di accordi del pianoforte da concerto, ed anche se non l’ho fatto veramente, mi sento come se fossi stato capace di suonare sul serio qualcosa insieme a questo grande maestro che ancora dà lezioni, probabilmente proprio come mi piacerebbe davvero fare, anche se riconosco ogni volta quanto il grande desiderio di qualcosa, rimanga spesso soltanto un’illusione amara, e non riesca esattamente ad esserne il suo coronamento.  

 

            Bruno Magnolfi

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