Per il primo appuntamento avevano scelto il bar della stazione in cui ogni mattina facevano colazione. Sì, forse non era proprio un appuntamento nel senso classico, del tipo lui che invita lei da qualche parte, ma non era nemmeno il solito incontro casuale visto che lei gli aveva proprio detto "ci vediamo domani al bar, alle otto!". Quindi Mauro era estremamente soddisfatto, lì seduto al tavolo con Angela. E anche molto sicuro di sé, quanto può essere sicuro un cacciatore che conosce tutto della sua preda dopo averne studiato ogni movimento, capito ogni necessità, individuato ogni debolezza. Ma stava ben attento a non farlo trapelare, continuando a recitare la parte che si era scelto fin dal loro primo saluto.

 

"Finalmente una giornata senza scarpe bagnate" disse lui guardando fuori con eccessiva noncuranza.

Angela seguì il suo sguardo e annuì: "Finalmente una giornata in cui posso fare a meno degli anfibi" disse con un largo sorriso, allungando la gamba da sotto il tavolo per mostrare orgogliosa il suo tacco dodici.

Mauro indugiò sulla bella caviglia pallida il giusto tempo perché lei capisse di essere apprezzata, e lei tenne il piede alzato il tempo necessario per dargliene modo, finché un avventore in cerca di un tavolo non vi inciampò rovinando a terra insieme al vassoio della sua colazione. Con un urlo Angela si alzò in piedi, le mani sulla bocca e gli occhi spalancati, consapevole di essere la causa di quel disastro. Ma non sapeva ancora se essere preoccupata, dispiaciuta o divertita.

 

"Ma sei scema, mi hai fatto lo sgambetto!" urlò l'uomo dopo essersi rialzato a fatica, rosso in volto e già sudato.

Anche Mauro si alzò, avvicinandosi ad Angela con fare protettivo. "Sei tu idiota che non guardi dove vai" rispose Mauro già su di giri, con il dito indice puntato sull'uomo.

Lui raccolse da terra il vassoio, vuoto. Ma non aveva intenzione di lasciar correre. "Certo non mi aspettavo di trovare una gamba tesa in mezzo ai tavoli" disse l'uomo mentre controllava eventuali danni ai vestiti e si guardava attorno alla ricerca della colazione perduta. Poi aggiunse, indicando l'uscita: "porta la tua amichetta da un'altra parte a fare queste cose".

 

Mauro, ormai furente, diede uno spintone all'uomo, che non si spostò di molto. "Oh non ti azzardare a dare della troia alla mia amica o il tuo cornetto alla ciliegia te lo infilo dalla parte sbagliata del percorso digestivo!"

L'uomo si bloccò stupito e iniziò a fissare Mauro con sospetto: "come sapevi che il cornetto era alla ciliegia?". Fece un passo indietro: "e poi non ho mica detto che lei è una troia, l'ho solo pensato...". Gli occhi azzurri dell'uomo si allargarono, gonfiandosi di paura. "Sei un telepate. Un telepate! TELEPATE!". L'uomo stava ormai urlando affinchè tutti lo sentissero, il braccio e l'indice tesi in direzione di Mauro. "TELEPATE!" Il grido di allarme si diffuse tra i tavoli. Qualcuno corse fuori, altri iniziarono ad armeggiare coi cellulari. Altri ancora tentarono di rimanere indifferenti, come se la cosa non li riguardasse.

 

Mauro guardò Angela. Lei aveva lo sguardo vitreo e un'espressione ebete mentre lo fissava pensando a tutto ciò che quell'essere viscido era sicuramente riuscito a rubarle dopo aver così subdolamente oltrepassato le sue istintive difese: il pin della carta, la password di posta, il vero colore dei suoi capelli, il peso sulla bilancia quella mattina.

In un attimo, Mauro seppe tutto quello che ancora non sapeva di lei.

Ma ormai aveva problemi ben più seri.

Iniziò a correre come una gazzella impazzita.

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