Dio deve aver ascoltato le mie preghiere: non si sa ancora per quanto, ma almeno con qualche giorno di anticipo sul blocco previsto per il mese di agosto, da oggi niente più Area C per entrare nel centro di Milano. 
Finalmente un segnale dal Cielo che permette a noi poveri automobilisti di tirare una boccata di smog felici di respirare gli scarichi delle altre auto, ma soprattutto di farli respirare ai ciclisti col caschetto che, in questa stagione, invadono le strade cittadine come le cavallette, protagoniste di una delle celebri piaghe d’Egitto.
Leggevo che il Comune ha calcolato circa 22 milioni di euro di incasso in 4 mesi di provvedimento anti traffico. Tutti quattrini guadagnati dalle multe per gli ingressi irregolari e i mancati pagamenti dei ticket giornalieri, quelli che si grattano esattamente come si fa col gratta e vinci.
L’unica differenza è che con il gratta e vinci, se ti va male, ci rimetti solo i soldi che hai deciso di giocarti e puoi “responsabilmente” decidere di smettere prima di dilapidare l’eredità che ti ha lasciato tua zia (500 euro, perché la casa in città serviva a tua cugina che si è appena sposata, l’appartamento al mare l’ha lasciato alla sorella gemella che ormai è anziana, e nonostante sia più sana di un corallo, deve andare a svernare in Liguria, che a Milano c’è troppa umidità e il patrimonio va spartito tra tutti i nipoti e mica poteva lasciar tutto a te che tanto li avresti sperperati subito giocandoteli al Totocalcio).
Il ticket dell’Area C, invece, è obbligatorio oltre che, nel 68% dei casi, percentuale ricavata da esperienza personale, difettoso. Come lo scopri? Semplice, quando per la quinta volta di fila non ti arriva conferma dell’accredito via sms, tu ti insospettisci, chiami il Comune, dopo due ore ti risponde un addetto che ti passa un collega, che te ne passa un altro finché non becchi quello a cui è giunta la voce che sono stati spacciati dei tagliandini taroccati che non si attivano.
In tre parole, sei stato derubato.
Ormai stremato dall’attesa telefonica, chiedi con garbo cosa dovresti farne di tutti i ticket che hai coscienziosamente acquistato all’inizio del mese per fronteggiare gli ingressi che avevi diligentemente previsto, e ti senti rispondere che in teoria dovresti mandare una mail chiedendo che ti venisse inviato un nuovo pin corretto da rimandare via sms nella speranza che tutto si risolva, ma siccome son procedure lente e la sanzione scatta dopo 24 h dall’ingresso incriminato è meglio se ti ricompri tutti i tagliandini e copri i buchi che hai lasciato, che sei già in mora e se non corri subito ai ripari ti arrivano delle multe che ti faranno male peggio delle bastonate sulla schiena.
Giuro che per lo shock della risposta dell’addetto comunale mi sono ritrovata a ringraziarlo del consiglio mentre la frustrazione mi faceva prendere a calci il divano su cui non avevo nemmeno trovato la forza di sedermi.
Parte dei soldi recuperati dalle sanzioni relative al provvedimento anti traffico han deciso di destinarli agli utenti deboli della strada, ovvero anziani, bambini, pedoni e ciclisti, che son quelli che provocano gli incidenti, fanno rallentare il traffico e ti fanno venire l’esaurimento nervoso, ma cosa ancora più importante, giudiziosa e del tutto fuori da ogni umana comprensione, parte del ricavato verrà devoluto per favorire il miglioramento dei mezzi e delle attrezzature dei vigili urbani. Parliamone.
Già in città è un miracolo trovar parcheggio, poi ti devi comprare il “gratta e sosta” che per capire come funziona ti ci vuole un corso di laurea apposta e anche quando pensi di aver finalmente capito, finisce che gratti l’anno sbagliato; sì, perché oltre a dover azzeccare il giorno e l’ora ti devi pure ricordare di segnalare che siamo nel 2013.
Forse è un test per vedere se sei del tutto rintronato, non sia mai che quel giorno sei uscito di casa con gli scaldamuscoli per andare in palestra e ti sei convinto di essere tornato negli anni Ottanta. Ovviamente se ritardi di 3 minuti e ti ritrovi a una distanza di 20 metri dalla tua macchina, puntuale come la morte, arriva lei, la vigilessa. E’ ancora dall’altra parte della strada, allora ti fai due calcoli veloci e inizi a correre nel disperato tentativo di riuscire a salire in macchina prima che lei ti appiccichi una multa sul parabrezza. Peccato che generalmente noi siamo a piedi, nel mio caso, il più delle volte, con l’handicap di un tacco 12 con il cinturino che mi sega le caviglie, mentre lei gode quasi sempre del vantaggio di una bicicletta, strumento a mio avviso ingiustamente concessole, e che la rende irrimediabilmente letale.
Già non combattiamo ad armi pari, quali mezzi e attrezzature vorrebbero ancora migliorare? Di questo passo finiremo per dotarli di auto accessoriate di autovelox e lanciarazzi, così se ci beccano in multa ci sparano direttamente e la facciamo finita?! E quel che è peggio è che gliele avremo pagate noi.
Dopo una settimana di fatiche stradali scandite da semafori lampeggianti, nonni che bloccano la strada per far attraversare le scolaresche, ausiliari del traffico agguerriti e decisi a battere il collega nella gara di record di multe, finisce che ti svegli la domenica mattina completamente dimentico dell’ennesimo blocco del traffico indetto per abbassare le polveri sottili.
Così ti ritrovi a dover organizzare in meno di 10 minuti un piano di evacuazione per abbandonare la città in tempo, prima di rimanere murato vivo in casa tua. Ovviamente il giorno seguente scopri che il livello delle polveri si è addirittura alzato, dato che le casalinghe disperate in preda alla noia han deciso di occupare il tempo sbattendo i tappeti fuori dalle finestre e tu ti ritrovi a dover fare i conti con il fastidio causato dal pensiero di tutto il tempo che investi a comportarti da bravo cittadino, senza contare che un travaso di bile è più difficile da smaltire di una bottiglia di vetro che aspetta di decomporsi in fondo all’oceano.
Di questo passo succederà che mentre cerchiamo di mettere in salvo i nostri polmoni ci facciamo venire la cirrosi epatica e contemporaneamente mandiamo in tilt il nostro sistema nervoso.
Ogni giorno leggiamo un sondaggio sul consumo di psicofarmaci che traccia una curva che ci mostra quanto siamo più depressi rispetto al secolo scorso e a quello precedente. Oggi una persona su tre dipende da medicinali contro lo stress, l’ansia e l’allergia. Improvvisamente siamo diventati tutti intolleranti a qualcosa, non riusciamo nemmeno più a sfogare le nostre tensioni sul cibo. C’è gente che ormai va al ristorante e si porta i crackers da casa, quelli senza glutine, perché anche se non è ancora diventato celiaco, ne è sicuro, gli succederà presto.
Siamo diventati una generazione di alunni modello, tutti abbiamo imparato perfettamente la lezione sulla prevenzione. Chi non ha mai pronunciato almeno una volta la frase: “Prevenire è meglio che curare”; ciò che dovrebbe destar sospetto è che per insegnante ci è stato assegnato un tubetto di dentifricio alla menta.
 

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