"Clara, è per domani, lo hai promesso.” 

Clara era seduta in cucina a sferruzzare. Aveva finto di dimenticare la promessa fatta a suo marito Luis, che da quattro anni era completamente cieco. Luis stava sulla sedia a dondolo, con i due gatti di casa accoccolati su di lui: formavano una coppia di guardiani perfetti e non lo lasciavano mai solo da quando aveva perso la vista. Clara sorrise, continuando a sferruzzare.

"Certo, Luis, lo prometto… ma se il padrone del concessionario ci prenderà a calci? Tu venderesti una Harley Davidson a un cieco?”

Luis sorrise, immaginando la scena. Poi aggiunse: "Non lo farà, Clara, è un bravo ragazzo. Ora portami a letto, voglio che domani arrivi presto.”

Clara attese che il respiro di Luis si facesse regolare, quel lieve russare che le confermava il suo sonno profondo. Solo allora, con passo felpato e un’aria quasi colpevole, si avvicinò al telefono. La cornetta le parve più pesante del solito mentre compose, a memoria, quel numero che ormai le scivolava tra le dita come una preghiera quotidiana. Restò sospesa nell’attesa dei primi squilli, con il cuore che batteva più forte di quanto volesse ammettere. Quando la voce di Neal risuonò dall’altra parte, Clara non poté trattenere un sospiro di sollievo: la riconobbe subito, quella voce franca e affettuosa, l’amico del cuore di Luis, colui che lo aveva sempre seguito nelle sue avventure più folli. Eppure, col tempo, Neal era diventato anche il suo complice silenzioso, l’alleato nelle notti di dubbi e preoccupazioni, quando bisognava escogitare qualche stratagemma per frenare i sogni impossibili di Luis. Un alleato… ma non abbastanza efficace: perché il desiderio di quell’uomo cieco e ostinato di possedere una moto era più forte di ogni tentativo di opporsi.

“Neal? Scusa l’orario… sono Clara.” La sua voce era bassa, spezzata in sillabe, quasi un sussurro. "Parlo piano… Luis dorme già, non voglio svegliarlo. Domani lo devo portare a quella stramaledetta concessionaria. Non posso più rimandare.”

Dall’altro capo del telefono Neal rimase zitto qualche istante. Si grattava la barba ispida, come faceva sempre quando pensava: un gesto che era diventato rituale. Poi sospirò, con un tono stanco, ma intriso di quella ironia che non riusciva a soffocare nemmeno di notte. "Ancora con questa storia della moto? Tuo marito è la persona più cocciuta che conosca… e credimi, ne ho incontrati parecchi nella mia vita. Però tranquilla, Clara, ho un piano. Dammi dieci minuti: esco e ti porto il carrello da agganciare alla macchina.”

Clara abbassò gli occhi, le mani strette attorno al filo di lana che teneva ancora in grembo. Era agitata, ma il suono di quella voce amica le scaldò il cuore. "Neal… non dirlo a me. Sono sposata con quell’uomo da trentadue anni, so meglio di chiunque altro quanto può essere testardo. Il carrello… sì, mi sembra la soluzione giusta. Lì sopra dovrebbe stare al sicuro.”

Neal rise piano, come se avesse davanti agli occhi la scena già compiuta. "Beh, certo… farà la figura dell’idiota, questo è inevitabile. Ma almeno non si ammazzerà.”

Clara si lasciò andare a una risata breve, strozzata, quasi liberatoria. Poi si fece seria, e con un filo di voce disse: "Grazie, Neal. Davvero. Luis è fortunato ad averti come amico.”

Dall’altro capo calò un silenzio leggero, seguito da una frase che oscillava tra scherzo e verità: "Oh, beh… lui non sembra rendersene conto. Continua a preferire quei due maledetti gatti a me.”

Clara sorrise nel buio della cucina, e per un attimo si sentì meno sola. Entrarono nel concessionario di buon mattino, in un sabato assolato di inizio ottobre a Christiansburg.

"C’è il sole oggi, vero Clara? Lo sento sul viso” disse Luis con un tono nostalgico ma sereno.

"Sì, Luis, è uno splendido sole quello che senti.”

Gli strinse la mano destra, mentre con l’altra lui reggeva il bastone da cieco. Indossava i soliti occhiali scuri, quelli che nascondevano agli estranei gli occhi vitrei e spenti. Scese piano le scale di legno, respirando a pieni polmoni: voleva aspirare l’odore delle moto, per lui era come nettare. Il responsabile vendite, un ragazzone alto e stempiato con due grandi baffi rossi, stava sistemando cartellini nel settore usato.

Quando sentì i passi della coppia si voltò. Vide Clara, poi guardò Luis: lo sguardo interrogativo gli si accese in volto, misto a curiosità. Ne aveva viste tante, ma quella scena no, mai.

Clara alzò le spalle come a dire: "Lo so, è una follia. Ma se hai coraggio prova tu a dire a mio marito che non può farlo.”

 

(fine primo capitolo)

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