Il viaggio verso Bogotà durò 17 ore e 40 minuti. Interminabile. Un uomo era stato colto da infarto e la compagnia British aveva chiesto e ottenuto il permesso di atterraggio in una sperduta isola militare del Pacifico. Eravamo decollati nuovamente dopo un paio di ore. 

La notte della citta' era rischiarata dalle luci dei fari delle automobili che sfrecciavano a tutta velocità, incuranti dei limiti orari.  Lo smog era denso, riuscivamo a vederlo, quasi a toccarlo. Dopo un paio d'ore tossivamo come tisici e la nausea assaliva.

Tre giorni dopo il taxi arrivò a prenderci. L’autista, prima di ingranare la marcia, si fece quattro volte il segno della croce. Pensammo usasse così prima di un lungo viaggio. Strada facendo ne comprendemmo il motivo: otto ore percorrendo una stretta via tortusa che si inerpicava tra le Ande in mezzo al cartello della droga di Medellin. Carovane di soldati armati fino ai denti ci precedevano o ci seguivano, pattugliando la zona. Ogni tanto, di lato alla strada, una croce rudimentale senza nome, segnava il luogo di una sepoltura anonima. Intrecciammo le mani in silenzio, con il cuore in gola gonfio di speranza.

Giungemmo nel luogo assegnato sotto a un temporale magnifico. Assistere ad un temporale a 3800 mt è qualcosa di indescrivibile. I fulmini ti accecano, ti abbagliano, ti circondano, ti possiedono e la pioggia è più pioggia che in qualunque altro luogo. Non danza come sei solitamente abituato, scende dritta, impetuosa senza tregua, togliendo il respiro. Mi ricordo il fango. Un paesino spoglio ma colorato immerso in una fanghiglia appiccicosa e densa.

È in quel giorno di tempesta che ti ho visto per la prima volta: bello come il sole radioso di primo mattino, i tuoi capelli color oro e la pelle ambrata, imbronciato. Odiavi tutto e tutti. Avrei dovuto impegnarmi per conquistare il tuo amore, un amore che troppe volte ti aveva tradito.

Mi hai presa a calci, mi hai sputato in faccia, mi hai odiata perché avevi paura che fosse un altro inganno… Nessun inganno, tesoro mio, nessun inganno: sono io, tua madre.

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