Lei era una come tante.

Seduta davanti il suo notebook, dava le spalle al Gate. Capelli corti, taglio sbarazzino, tipico delle donne in carriera che non hanno mai tempo per curare troppo la loro acconciatura. Portava un tailleur blu, una donna in carriera lo indossa quasi come se fosse una divisa. Ed infine la sua 24 ore, immancabile compagna di viaggio e muta testimone di una vita dedicata esclusivamente alla carriera. Aveva avuto molto dalla vita. Diciamo pure tutto. Ma forse, oggi, quel tutto, avuto dalla vita, le stava presentando il conto: paradossalmente quel tutto, oggi, per lei rappresentava il nulla.

Stavi scrivendo una mail, come fanno ogni giorno milioni di persone. Forse era una mail di addio a qualcuno, perché ogni tanto ti fermavi, come per correggere qualcosa e, rileggendo, piangevi. O forse era un mail di condoglianze, per chi aveva varcato il Gate dell'inevitabile viaggio senza ritorno. In questa tua devastante solitudine, cercavi conforto negli sguardi degli sconosciuti. Un segno d'intesa, un cenno di complicità o un semplice sorriso, ma non di compatimento perché odi essere compatita. In fondo, non stai poi chiedendo molto. Ma si sa che i passeggeri in transito sono spesso sempre di fretta oppure sono svogliati, altre volte sono stanchi per delle interminabili attese ed altre volte ancora li vedi completamente presi dal badare ai propri figli o a conversare con i propri cari. Resti assorta nei tuoi pensieri, mentre la hostess ripete il tuo nome per l'ultima chiamata. Tu, pur essendo a pochi metri dal Gate, non ti accorgi che stanno chiamando proprio il tuo nome. Una strana ed amara sintesi di tutta la tua vita.

 

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