Valerio si sedette al pianoforte e iniziò a suonare un brano di Yiruma: Poem + Like a Poem.

Ancora una volta rividi il Valerio del matrimonio, le sue mani erano come dei delfini che saltavano fuori dall'acqua, la dolcezza con cui le dita toccavano i tasti dello strumento era qualcosa di inenarrabile.

Di seguito suonò un altro brano, sempre di Yiruma. S'intitolava: Fairy Tale. Nell'ascoltarla mi vennero in mente le parole di una poesia scritta tempo fa, ispirata ad un mio racconto che aveva per titolo lo stesso del brano eseguito da Valerio, il titolo della poesia era: Ho rubato un fiore...

Senza rendermene conto, forse richiamato da quella melodia iniziai a recitare i versi della poesia.

Come sotto l'effetto di ipnosi e di osmosi, regolai il tono della mia voce al suono del pianoforte cercando di sentire la musica scorrere dentro di me, la mia voce calma, bassa e roca, con le parole che andavano all'unisono col tema del brano musicale suonato da Valerio.

La poesia terminò poco prima della fina della musica in perfetta simbiosi. Valerio si girò a guardarmi, abbassò gli occhiali, si alzò dallo sgabello e venne ad abbracciarmi, Fernando mi applaudì.

<<La tua voce è migliorata molto da quel matrimonio...>>

<<Già, non trema più...>> risposi imbarazzato.

<<Come ci sei riuscito? Voglio dire, hai una memoria incredibile per ricordare un testo come quello. È tuo?>> chiese Valerio in fibrillazione.

<<Sì, è anche uno dei miei preferiti, per di più conosco bene la musica di Yiruma e quell'ultimo brano è stato come se mi avesse chiesto di recitare quella poesia. Poi non so, è possibile che tutto dipenda dall'accordatura aurea...>> abbozzai.

Valerio rise, sembrava al settimo cielo: <<Amico mio caro, siamo tutti casse di risonanza; è la tua anima che ha risposto alla 432 e tu hai vibrato all'unisono con essa>> concluse l'uomo con un secondo abbraccio.

<<A differenza di molti tu non hai usato la musica come mero sottofondo, ma bensì come parte integrante del testo. E questo, ci piace. Vero Valerio!?>> disse Fernando.

<<Eccome...!>> rispose Valerio.

<<Juan Molina. Tu hai un dono, così come lo ha Valerio e quando due energie come le vostre s'incontrano, quello che viene fuori è qualcosa di unico... È pura magia.

A parlare era stato Don Eduardo, che comparve da dietro una porta che conduceva nella sala.

<<Mi è venuta un'idea!>> esclamò Valerio. <<Eduardo, tu oggi mi hai chiamato per farti pubblicità al Buenos Aires con un mio concerto. Be', il pianoforte è quasi pronto, poca roba comunque... posso mettere su un piccolo complesso, ma devi darmi un po' di tempo e vorrei che partecipasse anche il nostro amico poeta...>> propose il musicista.

<<C-cosa!? Io! C-come... perché?>> farfugliai spiazzato incapace di spicciare parola.

Blanca, dall'alto della sua saggezza spicciola disse: <<Non chiedere... Accetta!>>

Ci pensai su il tanto da capire che un'occasione simile non mi sarebbe ricapitata tanto facilmente, dopo un lungo sospiro diedi la mia risposta...

<<Accetto!>>

<<Bene, allora è deciso... Sarà la Rinascita del Buenos Aires Café...>> disse Don Eduardo soddisfatto.

 

<<Una domanda!>> dissi.

<<Si?>> disse Blanca.

<<Esiste davvero un Valerio Enrique Duarte che fa il carrozziere?>> chiesi.

<<No>> rispose Valerio sorridendo di sottecchi.

<<No?>> ripetei.

<<No>> ripeté ancora una volta Valerio.

<<Ah!>>

 

Santiago Montrés

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