Questa sera, il mio collega ed amico Luigi non è con me, a farmi compagnia, nel tragitto di ritorno verso casa.E’ incappato in un brutto incidente davvero spaventoso, gli è rimasta una mano intrappolata in una fresa per metalli che, in pratica, gliel’ha triturata. 
Le urla del poveretto e, il sangue che zampillava come una fontana, hanno messo in subbuglio lo stabilimento. La vista di tutto quel sangue mi ha impressionato non poco. Dopo la sua partenza in autoambulanza verso l’ospedale, il titolare, pur se dispiaciuto, ci ha fatto continuare il lavoro, per onorare le consegne. Questo può sembrare disumano, ma la necessità a volte fa fare il cuore duro, non solo n'andava di mezzo la credibilità e quindi la fiducia della ditta nei confronti di chi aveva commissionato i lavori, ma anche i nostri stipendi. Ci siamo impegnati al massimo e abbiamo finito di lavorare oltre la mezzanotte dopo un turno di lavoro veramente massacrante. 
Adesso sono alla stazione del Metrò per prendere il treno che mi porterà a casa, sperando non incappare in altri inconvenienti. In genere siamo sempre in due e anche in caso di sorprese notturne, due uomini della nostra stazza fanno paura a chiunque. 
Ora però, sono solo e, nonostante sono alto circa due metri e pesi più di un quintale, non nascondo che qualche remora ce l’ho. Non si tratta di vera paura, se c'è da menar le mani non mi tiro certo indietro, penso invece, che sia una specie di suggestione, questa sera sono particolarmente sensibile, ho ancora negli occhi quella fontana di sangue, che mi fa pensare: una persona sola, in quel tunnel oscuro e fetido, in un treno con nessun passeggero, forse qualche ubriaco o, a volte è capitato, qualche banda di balordi che vanno in giro a combinare atti vandalici e altre amenità del genere.
Il marciapiede del Metrò è deserto. 
Ci sono solo io, nemmeno un barbone addormentato in qualche angolo. Luigi ed io, spesso li abbiamo visti, quando ci capitava il turno di notte, questa sera nessuno!
L’incidente del mio amico mi ha scosso più del dovuto, mi ha reso più sensibile, accorto.
Entro nel treno che è appena arrivato e cerco con lo sguardo qualche altro passeggero, ma la vettura è desolatamente vuota come un guscio d’uovo dopo l’uscita del pulcino.
Per precauzione e, non nascondo, per timore, occupo il sedile riservato agli invalidi che in genere si trova sempre vicino alla porta, in caso di necessità spero di essere abbastanza svelto ad uscire dalla porta.
Lo strattone del treno quando riparte mi fa sobbalzare dallo stato di dormiveglia in cui sono caduto. Il convoglio prende velocità, ma subito dopo comincia a rallentare per la prossima fermata, ecco che lo stridio dei freni annuncia la sosta, breve, riparte subito, lentamente, per poi buttarsi di nuovo nell'oscurità del tunnel successivo. 
Distratto dai pensieri non ho notato che alla fermata sono saliti nella mia vettura due giovani.A vederli sembrano giovanissimi e questo già mi crea fastidio, possibile che a questa ora della notte due minorenni sono soli in metropolitana. Lui è un tipo magro, pallido, con un percing al naso e orecchino all’orecchio sinistro. Indossa un paio di jeans scoloriti e una maglietta con delle scritte illeggibili, del tipo metal, rigorosamente nera.
Lei ha i capelli corti di un colore indefinito fra il blu e il bianco cenere, un rossetto viola scuro e gli occhi cerchiati di nero, anche lei pallida come il suo compagno. 
Li guardo con attenzione anche perché loro sembrano ignorarmi del tutto. Si sono messi in fondo alla vettura e hanno cominciato a pomiciare, si stringono, si toccano, si baciano quasi con furore, una sorta d'estasi, si contorcono sui sedili, ma per fortuna si limitano a quei preliminari. Distolgo lo sguardo più per disgusto che per discrezione. A quell'età già si comportano come dei depravati.
Penso a mia figlia che ha più o meno la stessa età e rabbrividisco al pensiero che anche lei possa fare quel genere di cose. Mi convinco che lei non se sarebbe capace, ma non ci credo nemmeno io, a quello che sto pensando.
Ritorno con lo sguardo su quei due scuotendo il capo, sono sicuro che sono drogati, sono troppo pallidi, devono aver preso qualche droga, per comportarsi così in pubblico. È anche vero che ci sono solo io nel treno e, forse, per loro non costituisco né un pericolo, né uno degno d'attenzione. 
Sto rimuginando, quando qualcosa mi fa sobbalzare dal sedile. 
Penso di aver visto male, NON PUO' ESSERE!
È incredibile solo pensarlo. Faccio maggiore attenzione e per poco non balzo su in piedi, 
“Accidenti” esclamo senza accorgermi e continuo a guardare allibito quei due che ora si stanno baciando o meglio si stanno mangiando fra di loro. 
Una cosa inaudita, orrenda! 
Hanno cacciato una lingua lunga come un serpente e a turno si danno dei morsi, masticandola. Sembra che facciano a turno, una volta lei addenta quella di lui e un’altra volta lui mangia quella di lei.
Le lingue si accorciano, fino a quando si trovano a baciarsi di nuovo. Il sangue cola dalla loro bocca e io per poco non vomito. 
Dopo poco ricominciano di nuovo, come prima, come se le lingue fossero ricresciute nuove. 
Devo distogliere lo sguardo; non posso continuare a guardare. Devo calmarmi  e riflettere: cosa posso fare! Chi sono quei due? Che tipo di esseri sono? 
Non so come definirli, sono animali, vampiri, alieni, di certo non sono umani, le persone non possono fare certe cose, quelle lingue poi, così lunghe, sottili, cosa sono, lucertole?!
La testa mi scoppia, una paura incontrollata si sta impossessando di me, grande e grosso come sono, tremo dalla testa ai piedi, ho la forza necessaria per affrontarli, ma se sono alieni o animali, in sembianza umane, possono anche avere la meglio su di me.
Mi rannicchio su me stesso per cercare di passare inosservato. Mi avranno visto? Prego che la prossima fermata arrivi presto, voglio scappare da quella visione satanica. 
Finalmente il treno rallenta e si prepara per la prossima fermata, voglio uscire e darmela a gambe, ma ci ripenso: dove vado, lontano di casa, nel buio della notte? 
La mia famiglia mi aspetta e non posso tardare ancora, mi faccio forza e resto seduto, evito di guardare nella direzione dei due orrendi esseri, non voglio attirare la loro attenzione.
Il treno riprende la sua corsa e quando giro la testa verso di loro non ci sono più, sono scomparsi. Guardo fuori del finestrino per vedere se sono scesi alla fermata: il treno accelera, ma faccio in tempo a vedere la loro sagoma inconfondibile. 
Si stanno dirigendo verso la scala mobile con tutta tranquillità, come se niente fosse successo. 
Ancora scosso, mi rilasso e ripenso a tutta la scena disgustosa alla quale ho assistito. Quei loro visi cadaverici, le lingue lunghe da ramarri e il sangue che colava dalla bocca, che spettacolo raccapricciante!
Il treno corre verso la mia fermata, prima di scendere voglio assicurarmi di non aver sognato, mi alzo e vado nel posto che occupavano quei due. Mi guardo intorno e vedo delle macchie scure sul pavimento, allarmato mi chino per controllare, anche se con un po’ di schifo tocco la macchia per controllare se è sangue, lo annuso e… odora di fragola.
Possibile?! Che scherzo è questo?! Controllo ancora e devo convincermi che è succo di fragola, o almeno qualcosa che sa di fragola. Incredulo, guardo ancora intorno, controllo con la mano sotto il bordo dei sedili, Trovo due grossi grumi mollicci attaccati di fresco, li stacco, a quel punto non me ne frega niente dello schifo, sono i resti di due grosse gomme da masticare al sapore di fragola. 
Sono costretto a sedermi, la rivelazione è troppo banale, troppo facile,infantile,ho rischiato di farmi venire un infarto per due ragazzini alle prese con i primi baci, con la gomma da masticare come diversivo.  
Non so se lo hanno fatto inconsciamente o volutamente, certo è che se volevano fare uno scherzo ad un matusa come me, ci sono riusciti in pieno, non ho avuto mai tanta paura come in quest'occasione. Il treno si ferma, lascio la vettura quasi di corsa, mi alzo il bavero del giubbotto e incasso la testa al suo interno,vado via sperando di dimenticare questa storia. 
Nella fretta di andar via non ho notato che sotto un sedile c’era un pezzo di carne rosa macchiato di sangue. 

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