Letto su Facebook, oggi:

Sto cercando una casa editrice interessata a pubblicare un racconto breve che, volendo, potrebbe anche diventare un podcast. Per me è fondamentale che l'editore pubblicizzi e distribuisca bene ciò che sto scrivendo, perché quella a cui sto facendo riferimento, sarebbe la mia quinta pubblicazione, perciò vorrei iniziare veramente a farmi conoscere e a guadagnare qualcosa facendo la scrittrice. Sono davvero stufa di avere a che fare con case editrici che pubblicano testi e poi "lasciano gli autori in balia delle onde". Ovviamente, non intendo spendere neanche un centesimo per la pubblicazione.

Mi ha fatto tenerezza, ma non ho potuto resistere….

 

Ogni casa editrice, in Italia, riceve puntualmente la sua mail.
L'oggetto, in maiuscolo e con tono perentorio, recita: “Proposta editoriale urgenteracconto breve ad altissimo potenziale (già apprezzato da mia estetista)”. 

Urgente per lei, s’intende. Potenzialmente l'ennesimo incubo per chi si trovava a leggerla.

La firma era un capolavoro di pretesa: tre cognomi, un titolo accademico non riconosciuto, e una nota esplicativa che era tutto un programma: “Autrice già pubblicata cinque volte (se contiamo il mio profilo Medium come un editore indipendente).” 

Cinque volte, appunto. Tre su blog personali dimenticati, una su Facebook, e l'ultima letta ad alta voce durante una cena in cui il cane dei padroni di casa si era sentito male sul tappeto persiano.

Ma la scrittrice, nel suo mondo, era pronta. Voleva essere pubblicata, e ovviamente gratis.

 In compenso, le sue richieste non erano affatto gratuite: distribuzione nazionale capillare, ufficio stampa dedicato, interviste, un podcast, una copertina illustrata, e perché no …una prefazione di Baricco e magari  il passaggio in una puntata di Che Tempo Che Fa

Non chiedeva poi molto. Chiedeva, semplicemente, tutto.

Il corpo della mail era un manifesto: “Cerco un editore serio, che creda nel mio talento e investa nella mia voce. Non intendo spendere nulla, ma pretendo visibilità a livello nazionale. Il racconto è breve, ma potrebbe diventare un podcast, una serie, o, a dirla tutta, un intero movimento culturale.”

In allegato: 

Racconto_definitivo_vers_finale_NON_modificare_MAI.docx.
Il titolo: “Il silenzio che urla dentro me (e l'Assenza di Senso che Stordisce l'Anima)”.

L'incipit era di quelli che fanno storia:
Lei camminava nel vento, ineffabile come un pensiero che non sa dove andare, né perché deve andare; il mondo la ignorava, ma lei era già oltre. Oltre cosa, non si sa. Ma oltre l'Oltre.

L’editor, un uomo stanco ma meticoloso, lesse la prima riga, notò il punto e virgola dopo “andare” e si massaggiò le tempie. Era un gesto automatico, come accendere la moka. Chiuse il file e lo archiviò subito nella cartella Autori Sicuri di Sé (ma incerti sul congiuntivo e sull'uso del corsivo). Lì faceva compagnia a "Romanzo autobiografico scritto in terza persona per modestia" e "Poesie ispirate da un sogno ricorrente con le api che parlano di Nichilismo."

Nel frattempo, la scrittrice aggiornava con frenesia la sua biografia su Instagram: “Scrittrice. Visionaria. In trattativa editoriale con major player.”

E pubblicava una foto in bianco e nero con una didascalia che bilanciava l'arte con l'ambizione: “Scrivo per amore. Ma, sinceramente, anche per essere pubblicata.”

Su LinkedIn caricava una foto scattata dal marito - lei assorta, libro aperto, sguardo fisso su una finestra chiusa - accompagnata dalla frase lapidaria: “Il talento non si compra. Si distribuisce, gratuitamente, con contratto a mie condizioni.”

In redazione, il caporedattore si versò un altro caffè amaro.
 “Ne arrivano dieci al giorno” - mormorò. - “Tutti vogliono l'ufficio stampa perché hanno 120 follower su Instagram, di cui 110 sono parenti stretti.”
" E tutti vogliono l’ufficio stampa" aggiunse la stagista, scorrendo le mail e correggendo l'ennesimo "Egregi Edittori" . “Ma nessuno vuole correggere le virgole”.

L'editor inviò il rifiuto standard, quello studiato per essere cortese e definitivo.

Oggetto: R: Proposta editoriale urgente – racconto breve ad altissimo potenziale

Gentile Autrice,
la ringraziamo per l'entusiasmo. Purtroppo, il Suo manoscritto, seppur visionario e ambizioso, non si allinea perfettamente con la nostra linea editoriale attuale. Le auguriamo il meglio per una felice futura collocazione.

Cordiali saluti,

Ufficio Valutazione Manoscritti (Che Legge Solo le Prime Due Righe)

Ore dopo, lei aggiornava la sua storia su Instagram:
"Grande novità! Primo rifiuto professionale da un major player del settore. Chi non mi vuole oggi, mi rimpiangerà domani. L'universo mi sta preparando per il meglio, e il mio talento non può essere contenuto dalle loro linee editoriali limitanti."

Fascetta Editoriale (Visione Cinetica del Racconto):

"Finalista al Premio Mia Zia – Edizione balcone 2024. 'Un testo che ti costringe a riflettere. E anche un po' a sbadigliare.' – Cit. (Anonima lettrice sul bus)."

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