Ogni volta che mi imbarco dal porto di Ginostra ho un fremito
Pensare sia solo il mio cuore malato è riduttivo
Pensare sia il traghetto che urta contro le onde, scontato
Ma se uno guarda bene quei volti
Volti di chi sale quella scaletta
Verso l’inizio di quell’Autunno
Quando ormai la maggior parte dei villeggianti è già andata via
Comprenderebbe
Sono facce, di chi ci è nato su quell’Isola
Vedrebbe
Occhi neri, profondi
Con un puntino chiaro al centro
Brillante
Penetrante
Un tuffarsi nel buio verso la luce
Forte, avvolgente
Dove mare e cielo sembrano uniti da un abbraccio
L’aria che muove la salsedine
E labbra salate, alleviate da piccoli colpi di lingua umida
Mani che tengono salde sul capo coppole di anziani
E ragazzi che hanno visitato la loro futura scuola
Il nuovo dottore che prenderà il posto del vecchio
La sua borsa di pelle marrone
E quegli occhialini tondi, mezzo calati sul naso
Quelle due donne parlano da un po'
Deve essere passato molto tempo prima che si rivedessero
E negli occhi di una di loro che lo vedo riflesso
Iddu (Lui)
Il nostro Vulcano
Dapprima le nere radici alla base
Sprofondate nel mare
Di esplosioni notturne che illuminano a giorno
E dopo balzi in cielo, lentamente scivolavano sulle sue pendici
Fino ad abbandonarsi all’acqua
Ramificandosi
E raffreddandosi
Creando panorami
Dove si possono vedere le forme più strane
A volte orsi
A volte pesci
O anche alberi
Iddu è cosi
Ma gli vogliamo bene
Lui è noi
Noi siamo lui
E ci rispettiamo
In questo enorme gioco
Fatto di momenti di vita
Momenti di morte
Esplosioni di umana gioia e di potere terreno
Di fiori che rinascono da esperienze e terreni ostili
Viviamo insieme
Sì
In quell’Isola