...Appartengo alla categoria delle "anime in pena".

Chissà a quanti tra gli amici di LdM è stato messo sulle spalle questo portato, in quegli anni tra l'infanzia e l'adolescenza, quando le domande nascevano confuse, quando l'autorità mostrava un volto nuovo e si cominciava a "interpretare" reclamando un'autonomia costantemente derisa.

Si cercava di contenere quella sensazione confusa che spingeva con forza verso la ragazza della IIC. La consapevolezza che avrei ottenuto solo un sorriso di "tolleranza" accompagnato da un generico alla prossima era la presa d'atto del mio essere nel mondo.

Verità che venne rivoluzionata quando Anna mi baciò al tramonto di un novembre diventato equatoriale a causa delle temperature interne.

Ecco quindi l'incontro con quella bellezza che, se non ha ancora salvato il mondo, mi ha riscattato.

Ho dovuto guardarmi in uno specchio e dirmi che cominciava allora il vero viaggio nella vita. I pericoli ed i seguenti dolori non erano quantificabili e poco prevedibili. Dovevo vivere e darmi da fare in fretta perchè l'uscita di scena improvvisa del mio amico Renzo mi aveva privato della sicurezza di potermi confidare senza paure.

Non ho mai saputo quale malattia lo uccise in pochissimo tempo. I suoi un mese dopo l'evento si trasferirono nel paese natale in provincia di Lucca.

Sì, mi sentivo solo. Non ero estraneo a quella sensazione. Era entrata nella mia vita anni prima quando avevo avuto la conferma delle mie origini: un sopravvissuto della seconda guerra mondiale a cui una donna aveva garantito affetto e cura dandogli un nome ed una casa.

La mia domanda di base era "...chi fur li maggior tui?...".

Ho risposto a quella domanda più di cinquant'anni dopo, ripercorrendo la sofferenza di un'altra donna precipitata innocente in un campo di concentramento.

Nessuno pensi che l'incontrarla abbia  cassato il legame che mi univa a chi mi aveva accolto.

Il bisogno di verità mi aveva mosso. Non curiosità morbosa, ma fame di giustizia: mettere nella casella giusta comportamenti e decisioni affinchè mi fosse chiaro il senso della vita: cosa posso fare per adempiere al grido di Primo Levi: "...mai più, mai più...". 

Non sono un trascinatore di folle. Posso però prendere spunto dalla mia biografia e partecipare a chi mi legge emozioni, pensieri ed esperienze.

Recentemente sono andato a donare il sangue all'Istituto Nazionale dei Tumori. Sapevo che sarebbe stata l'ultima volta: per legge si deve cessare al compimento del 70mo anno. Ho tentato di far finta di nulla ma non ha funzionato. Il pc è stato implacabile: ultima donazione, stretta di mano del Prof Ravagnani Direttore sanitario  (persona veramente encomiabile), confermata la disponibilità del centro per gli anni a venire di effettuare annualmente a titolo gratuito gli esami del sangue che garantiscono un controllo sullo stato di salute. Una sottile melanconia, la sensazione di esser sceso di un gradino nella scala dell'utilità sociale,  mi ha colto.

Qualcuno può obbiettare che trattasi di un sofisma di un uomo che entra ufficialmente nell'anzianità tra pochi giorni. Può essere e questo mi obbliga ad accellerare nella trasmissione di un pensiero.

Oggi, 8 maggio 2015 sono esattamente 70 anni che la 2a guerra mondiale è finita. Anche chi non ha vissuto quell'esperienza può farla propria attraverso le parole di altri? Può "patirla" attraverso visioni che non siano blasfeme o offensive? Se sì, ecco che le parole scritte trovate con sofferenza si traformano in un riscatto per una dignità che l'umanità sembrava aver perso. Senz'altro qualcosa non è stato ancora detto o sofferto su quell'evento.

Le notti di qualcuno saranno insonni, ma l'alba del giorno successivo avrà promesse nuove. Forse nuovi amari dialoghi con se stessi apriranno drammi personali. Vietato arrendersi. E' concesso entrare nel novero delle anime in pena, salendo in solitudine sul palcoscenico di un dramma dal quale si può fuggire giustificati.

Questo lega ad un altro evento: quello del 27 gennaio ovvero la commemorazione della tragedia della Shoàh. Un ponte li unisce: il bisogno di non dimenticare e l'imperativo morale di non scaricare sul più debole quella violenza che tanta parte ha nella storia dell'umanità.

Quel ponte può essere il passaggio obbligato della resilienza che ogni giorno preme in noi. Chiedo agli amici di LDM di scrivere. Anche un "francobollo"  lascerà comunque un segno. Segnalo la visione di un film "KZ" (Konzentration Zentrum) realizzato al di fuori dei circuiti normali di produzione cinematografica nonchè i libri di Carlo e Primo Levi.

Scriverò ancora sull'argomento perchè la mia fonte ogni mattina si rinnova ed un certo tipo di tranquillità non mi dà pace.

 

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