Si era sempre rivolto al cielo. Guardava sera per sera, giorno per giorno, i movimenti nella volta celeste, dimenticando che era la terra a roteare fra le nuvole ed il satellite. E pensava che quell'accostarsi delle nuvole fra loro, l'addensarsi delle traiettorie di umidità, fossero un percorso programmato per permettere di meditare sui movimenti del vento, sul precipizio dell'acqua, sull'adagiarsi della neve o sul tambureggiare delle grandine. Aveva occhi allucinati e sognava, sognava che il mondo potesse cambiare colore come un camaleonte e mimetizzarsi con il cielo o le nuvole, il sole, la luna, le stelle. Ed in questa costante meditazione, riusciva a sollevarsi da terra come in estasi, a volare con gli uccelli e a carezzare la morbidezza umida delle nuvole bianche, a scaldarsi le ali sotto i raggi del sole. Ma si comprende che, anche lì, bisognava stare con gli occhi aperti perché, come secondo un rituale, dietro la riposante calma piatta si possono nascondere agguati del destino. Bisognava stare attenti a quanta altezza riusciva a volare, a volte quasi riuscendo a sfiorare il trascendente, perché bastava un niente per ritrovarsi caduto a terra. Bisognava che queste altezze poi fossero calibrate alla vicinanza del sole perché i suoi raggi benefici potevano trasformarsi in forno che scioglie la cera delle sue fragili ali della fantasia. E così capì che anche lì, anche se avvolto dal mantello celeste, potevano esserci pericoli, dietro la nebulosità del suo proiettarsi nel sogno. Presi dai colori, dalle luci, dall'innocenza, dall'inesperienza, poteva succedere l'imprevisto o l'inimmaginabile. Pertanto, rimase  a terra tutta la vita a sognare, a guardare il mondo con occhi colorati e a sperare che tutta quella magia un giorno potesse diventare realtà.

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19 June 2025

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