Non  posso finire di pensarci! Stamattina, una come tante, esco verso le 10 da casa e dopo pochi passi vedo un omone che prendeva a calci un povero gatto di strada e smetteva solo quando il malcapitato rotolava per terra insanguinato emettendo pietosi miagolii. Io, solo un istante di perplessità, mi lanciai sull'omone che cadde di botto e non si mosse più. Rimasi attonito, già una piccola folla l'attorniava e io cercai di svignarmela velocemente. Non so cosa mi prese, un occhio al gatto, che ormai era esanime, e un occhio alla folla che sbraitava verso di me, finché due giovani barbuti mi agganciarono per le spalle e cominciarono a strattonarmi.

Paura, molta paura ebbi quando vidi avvicinarsi due poliziotti, mi portarono in questura e da lì in tribunale. Un turbinio di persone, di domande. Cercai di raccontare del gatto, del mio rispetto degli animali, della mia avversione per la violenza, ma proprio per manifestata violenza mi trovavo lì.

Improvvisamente arrivò mia sorella, era un avvocato, avrebbe saputo come tirarmi fuori da quel pasticcio.

E ora sono qui, su questa panchina, stremato, quasi dormo sulla spalla di mia sorella anche lei sfinita da questa mattinata assurda.

L'omone si era ripreso. E il povero gatto...  per lui mi trovavo qui, su questa panchina davanti al tribunale, come uno di questi viandanti che si sono fermati a godere  della tiepida giornata nel centro di Palermo.

Però sì, sì, rifarei tutto!

 

 17/1/2020

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