Verso l’imbrunire di un piovoso giovedì di ottobre, il Blue Raddle era vuoto, eccezion fatta per George, il padrone del pub, e un misterioso gentiluomo che aveva occupato un tavolino nell’angolo più nascosto del locale, lontano dalle finestre.

George aveva ripulito diligentemente la scia d’acqua lasciata dall’incurante avventore e, mentre ritirava dagli altri tavoli gli ultimi residui del pranzo, sbirciava di tanto in tanto nella sua direzione con fare distratto.

Il cliente non aveva la minima cognizione della curiosità del gestore, né la cosa avrebbe potuto interessarlo. Aveva deposto su una sedia il bastone, il cilindro e il soprabito ancora gocciolante, appoggiato entrambe le braccia sul tavolo, e assunto un’espressione assorta.

L’uomo, robusto e di mezza età, era ben vestito, aveva la barba ben curata ed era garbatamente profumato, la qual cosa ne denunciava con una certa sicurezza l’appartenenza al bel mondo. Non un nobile, probabilmente, poiché da lui non sembravano trasparire l’alterigia o la spensieratezza caratteristici di quella classe sociale. No, George aveva deciso: il suo distinto ospite era semplicemente un uomo molto ricco. Uno di quei magnati dell’industria, forse, o meglio ancora un latifondista. Una sola cosa appariva certa: non era di Dorchester. I signori, dalle sue parti, si contavano sulla punta delle dita, e assai raramente entravano in un pub, persino in giornate dannatamente umide come quella.

Terminato il lavoro in sala, George dichiarò conclusa anche la propria indagine e si ritirò discretamente dietro al bancone, congratulandosi per il proprio acume.

L’uomo non se ne accorse. Era preso a tormentarsi le mani e teneva lo sguardo fisso di fronte a sé, in attesa. Consultò brevemente l’orologio da taschino e subito lo ripose, ma prima di riportare la mano sul tavolo tastò nervosamente una zona del panciotto che appariva leggermente rigonfia, e indugiò per qualche istante al contatto con la pistola nascosta nella tasca interna.

Una folata gelida lo fece trasalire. La porta di ingresso si era aperta e un nuovo avventore, quasi un’ombra indistinta, era a malapena visibile nel tetro grigiore della retrostante Church Street. Prima che la porta si chiudesse, un lampo lontano illuminò per un attimo il vano d’ingresso, definendo una silhouette diafana e vagamente contorta che richiamò alla mente del gentiluomo una variazione esotica della mantide religiosa.

Il nuovo arrivato, restituito alle sue sembianze umane dalle lampade a gas che illuminavano il locale, si avviò lentamente in direzione dell’unico tavolo occupato. Arrivato a metà strada si accorse di non essersi ancora levato il cappello e alzò una mano tremante per scoprirsi la testa.

Il gentiluomo si alzò di scatto.

«Robert!» esclamò, «Siete proprio voi!»

Sul viso di Robert alcune rughe si mossero nel tentativo di formare la parvenza di un sorriso.

«Horace, amico mio carissimo…» disse debolmente.

Horace stava spostando le sedie per poter abbracciare l’amico, ma un gesto di Robert lo bloccò.

«Hai portato quello che ti ho chiesto?» domandò.

«Si» rispose l’uomo, esitante. Scoprì la zona del panciotto che conteneva l’arma e scrutò il suo interlocutore.

Robert era molto diverso da come se lo ricordava. Pochi anni addietro, quando, freschi di studi, avevano fondato la Wax and Newton Company, aveva un aspetto florido e pieno di salute. Un giovane gentiluomo di successo, negli affari come in amore, tanto che gli riuscì di ottenere la mano, molto contesa, di sua sorella Vanessa. L’uomo che aveva ora di fronte dimostrava il doppio dei suoi anni, tanto era smagrito, e sembrava ben più che vissuto: era, in qualche modo, consumato, avvizzito, l’immagine sbiadita di quello che era un tempo. Ma più di tutto lo impressionava l’atteggiamento freddo e determinato, quasi sbrigativo, che aveva del tutto sostituita la sua scanzonata indolenza, e che traspariva anche dall’inaspettata e inquietante lettera, ricevuta la settimana avanti, in cui gli annunciava di non essere perito nel naufragio della HMS Grafton, nel quale aveva perso la vita anche la sua adorata sorella, e di aver bisogno di lui per regolare un’ultima pendenza. Quanto ai particolari, Robert era stato inspiegabilmente enigmatico, per non dire delirante, ma tutto, nelle sue parole, lasciava supporre che sarebbe andato fino in fondo alla faccenda.

«Bene. Allora possiamo andare» rispose l’uomo.

«Che fretta c’è, Robert?» azzardò Horace, «Non ti vedo da sei anni: penso di avere diritto a qualche spiegazione. Dio mio, Robert, ti ho creduto morto per tutto questo tempo!»

«Hai letto quello che ti ho scritto?» chiese Robert in modo significativo.

«Devo ascoltarlo dalla tua viva voce. Voglio ascoltarlo dalla tua viva voce. Ho bisogno di sapere, Robert. Di te, di Vanessa, della Grafton. Mi hai scritto di un’epidemia e di un conseguente ammutinamento, ma non mi basta: devo sentirlo da te e guardarti negli occhi mentre me lo dici. Ti rendi conto di quello che mi hai chiesto, vero?»

Horace indicò significativamente la piccola pistola a quattro colpi che custodiva all’altezza della cistifellea, ma si interruppe quando vide che il gestore andare verso l’ingresso, munito di ramazza e strofinaccio.

George, da parte sua, osservò con una certa irritazione che i suoi clienti di quella sera, oltre a essere di gran lunga i più bizzarri che avesse visto fino ad allora, condividevano anche la sconcertante propensione per i pantani e altri ambienti umidi, perlomeno a giudicare da come gli stavano allagando il locale. Senza tergiversare troppo, aveva deciso di asciugare la traccia d’acqua che collegava il nuovo cliente  all’ingresso, come anche la piccola pozzanghera che si stava formando ai piedi quest’ultimo.

«Buona sera» salutò con disinvoltura. «Che tempaccio, eh? Con un diluvio simile non c’è niente di meglio del tepore di un fuoco e di un buon bicchiere di whisky per riconciliarsi col mondo.»

George riteneva, comprensibilmente, che se i suoi clienti volevano rimanere a gocciolare nel suo locale, avrebbero dovuto come minimo ordinare qualche cosa.

«Lor signori gradiscono un buon Islay invecchiato?» suggerì, scommettendo sui gusti costosi del gentiluomo arrivato per primo.

Horace lo guardò torvo, inizialmente contrariato per quella inopportuna intrusione, poi riconobbe il buon senso della proposta e finì per chiedere una bottiglia.

Dopo che il gestore li ebbe serviti, Horace si accorse che Robert si teneva discosto dal tavolo, al punto di doversi alzare per raggiungere il bicchiere che George gli aveva riempito, ma decise di non commentare.

«Mi dispiace per Vanessa» iniziò Robert, quando furono nuovamente soli, «Non sono riuscito a proteggerla. Quando fu contagiata cercai di nascondere il suo stato all’equipaggio, ma in pochi giorni la situazione precipitò.»

Tutti i racconti

0
0
3

Rotte

Da una leggenda marinara

24 May 2025

Alla fine, quello tra l'uomo e il vecchio marinaio era diventato un appuntamento. L'uomo lo incontrava al termine della passeggiata sul lungomare, che percorreva sempre da est verso ovest, al tramonto. Il marinaio sedeva su una bitta, volto per metà verso il mare e per metà verso il relitto di [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
3

Le vecchie estati

24 May 2025

La luce che attraversava i vetri del bar, creava uno strano effetto ottico; c’erano due uomini con i pantaloni bianchi e due donne con lo stesso barboncino nero, ma dopo il quinto prosecco, Laura non era più sicura. - Mi ascolti? - Ma certo Alice è magnifico. Stavo guardando i pescherecci che [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

6
7
23

A voi studio

23 May 2025

“… e adesso siamo arrivati al servizio di punta, abbiamo il nostro inviato dalla piazza cittadina. Siamo in attesa dell'evento dell'anno, vedo un sacco di gente già presente e altra che arriva. Louis, tu sei già lì dall'inizio, com'è la situazione?” (silenzio) “Ecco, forse c'è qualche problema [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Mina Morense: Salve L. Carver, questo racconto l'ho trovato davvero molto divertente. [...]

  • L. Carver: Vedo che vi siete divertiti, in effetti l'intento principale era quello. [...]

2
3
17

Nessuna Uscita

23 May 2025

Era una tranquilla sera di sabato. L’aria era tiepida, e le luci giallastre dei lampioni disegnavano ombre lunghe e tremolanti sull’asfalto del parcheggio. Giulia e Martina erano appena uscite da un piccolo bar di periferia, ridendo e commentando la serata passata con gli amici. «Aspetta...» mormorò [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Ondine: Sì, gli specchi inquietano e restituisco quello che preferiremmo non [...]

  • Dax: inquietante....Letto d'un fiato.😎

4
4
23

L'attesa

22 May 2025

Era così freddo nel lungo corridoio deserto. Quando l’avevano chiamata, Lucia non aveva avuto il tempo di dirlo a nessuno e adesso preferiva aspettare la fine dell’operazione. Era inutile allarmare parenti e amici … Era stato così improvviso, così inaspettato. La giornata era iniziata come al solito: [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Mina Morense: Ciao Ceci Vale! È la prima volta che ho il piacere di leggere un tuo [...]

  • Ceci Vale: grazie dei complimenti. Purtroppo questo racconto ha molto di autobiografico, [...]

5
5
30

La zattera della Medusa

22 May 2025

Nel giugno del 1816, la fregata francese Méduse, già gioiello della marina napoleonica, partì insieme con altre tre navi alla volta del Senegal. Il comandante, Hugues Duroy de Chaumareys era stato nominato capitano della fregata nonostante la scarsissima esperienza di navigazione: in tempo di Restaurazione [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
10
31

Il regalo

Dax
21 May 2025

Henry batté le palpebre e ammirò il revolver calibro 45 , una Colt Peacemaker. La canna cromata contrastava con la tovaglia a quadrettoni rossi e il tavolo da cucina in legno. Si passò più volte le mani sui jeans neri, i polpastrelli ruvidi grattavano la stoffa dei pantaloni. Il sudore lasciò una [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Dulcamara: C'e tutto quello che deve esserci in un racconto da due minuti. Bravo!

  • Miri Miri: è bellissimo. ci hai portati per mano da una parte e poi - boom - hai [...]

7
8
31

Bellezza

Vas
21 May 2025

Resistere per cinque giorni in maniera impeccabile e poi al primo incontro con la realtà cedere inevitabilmente. Eppure i pensieri e le sensazioni non erano diverse dal solito, il livello di difficoltà mi pare fosse lo stesso. Resistere poi è quello che mi sono sentito di fare , poi da cosa e [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

4
5
21

Da le Metamorfosi di Ovidio vi racconto La Storia di Piramo e Tisbe.

Storia d'Amore copiata da Shakespeare per il suo Romeo e Giulietta

20 May 2025

Nel cuore delle antiche leggende, tra i versi poetici di Ovidio, si snoda la commovente storia di Piramo e Tisbe, una favola che ha ispirato nei secoli anche il grande Shakespeare per il suo capolavoro "Romeo e Giulietta". Ma chi sono questi due amanti destinati a un tragico destino? E perché la [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Teo Bo: Grazie Gennarino. Una bella lezione che ho davvero gradito.

  • Adribel: Non conoscevo questa storia, grazie Gennarino.

5
7
21

Russa e patè

20 May 2025

La nonna per il suo compleanno aveva preparato le rosette alla marmellata e le mandorle tostate. Aveva pregato lo zio Fé di tornare a casa con qualche bottiglia di gassosa, una cedrata che a lei piaceva tanto e della spuma nera che piaceva a tutti. Ma lo zio Fé, che poi di nome faceva Ferdinando, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Ecate: Un pezzo da teatro :-) mi ha messo pure appetito!

  • Adribel: Piacevole lettura, scorrevole e con in bel ritmo

4
4
28

Nina & Francesco

La genesi

19 May 2025

Il locale che Daniele ha riservato alla serata “degustazione Champagne” è stato allestito con molta cura e buon gusto. E’ una piccola saletta intima della sua enoteca. Sopra ai tavoli apparecchiati ci sono i calici, un vasetto di fiori freschi e colorati. In fondo alla sala un tavolo rettangolare, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Ondine: Queste connessioni possono accadere, ma bisogna essere aperti a recepirle, [...]

  • Vally: Grazie a tutti per i Vostri illuminanti (come sempre, del resto) commenti!
    Buona [...]

4
5
27

Le lacrime

Meglio piangere in due, che piangere da soli.

19 May 2025

Le lacrime mi rigavano il volto. Sgorgavano dagli occhi come un ruscello, scivolavano lungo il viso, dal naso fino al mento, bagnandomi le labbra. Ogni tanto le assaggiavo con la lingua: erano salate e lasciavano una sensazione piacevole in bocca. I miei occhi si facevano sempre più rossi e gonfi. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

Torna su