I mancini si sono visti legare la sinistra alla sedia e hanno dovuto imparare a scrivere con la mano destra senza che i genitori si sognassero di rivolgersi al giudice per cacciare la maestra, ma col vantaggio che crescevano ambidestri e ti potevano menare con entrambe le mani a richiesta.

Siamo stati sospesi da scuola (personalmente tre volte in via ufficiale, più una risolta a tarallucci e vin santo) solo per esserci rivolti con tono sbagliato ai professori, ma siamo sopravvissuti alle pedate in culo dei nostri genitori e all’umiliazione di non avere il TAR a difenderci come avvocato pro bono.

Ci hanno comandato di mandare a memoria Leopardi, Petrarca, Foscolo, Dante e pure Carducci senza scendere in piazza contro il nozionismo, ma quando Fiorello cantò a Sanremo “la nebbia agli irti colli piovigginando sale”, abbiamo finalmente capito il senso di quelle coercizioni didattiche snocciolando prima di lui “e sotto il maestrale, urla e biancheggia il mare”.

La moda ci ha imposto i Levi’s per i Patrizi, i Roy Rogers per i Plebei e i Carrera per i Servi della Gleba, comunque tutti talmente attillati da doverli indossare distesi a letto e che stritolavano gli zebedei come in una morsa. Eppure in qualche maniera siamo riusciti a riprodurci, magari per opera dello Spirito Santo.

Abbiamo avuto chi la Vespa, chi il Ciao o il Califfo. Ma il sogno di tutti rimaneva il Caballero Fantic Motor, un mito per pochi eletti, dalle linee maschie e sensuali che avevano effetto gravitazionale 9G sulle ragazze. E poi c’era chi non aveva niente e faceva la zavorra su motorini altrui, senza però mai sganciare in 5 anni un solo millino per la miscela: sono quelli che ora hanno la Maserati.

Siamo cresciuti a Lou Reed, Pink Floyd, Beatles, David Bowie, Rolling Stones e MJ, ma non ce la siamo mai tirata. In discoteca ballavamo infatti i Boney M. e Donna Summer senza la puzza sotto il naso perché musica commerciale, con il risultato che pure adesso, con le nostre coreografie anni ’80, facciamo ancora la nostra porca figura.

Siamo diventati campioni del mondo in quell’estate magica del 1982, 12 anni dopo l’asfaltata che Pelè ci diede a Città del Messico e che ci fece piangere, ma ci temprò più dell’acciaio. E quando Pablito mise in ginocchio il Brasile con quel suo formidabile 1-2-3, imparammo che la vendetta è un piatto da gustare freddo. Berlino 2006? Déjà vu.

Ci hanno obbligato a fare il servizio di leva, a lasciare gli affetti più cari a vent’anni, venire traditi da morose lasciate per 12 mesi in balia di amici ai quali avevamo raccomandato di prendersene cura, e di cura ne ebbero invece fin troppa. Ma non abbiamo rotto amicizie per queste inezie e i nostri palchi in testa li abbiamo portati con dignità.

Abbiamo visto in diretta la saga di Guerre Stellari in ordine rigorosamente cronologico e non mescolando gli episodi secondo una logica raccomandata da chi, quarant’anni fa, aveva i genitori che facevano ancora le medie. E ora possiamo dire che la principessa Leia non era poi tutta sta gran gnocca e non abbiamo mai capito come mai Han Solo, che nei panni di Indiana Jones si era trastullato con le più fighe del pianeta, ci sia morto dietro per 3 episodi prima di riuscire a cacciarle una lingua in bocca.

Eravamo 200.000 il 15 luglio 1989 in piazza San Marco per quello che fu uno dei più grandi eventi rock del XX secolo, con i Pink Floyd che suonavano galleggiando sulla laguna.

E ora voi, che ci chiamate boomers, esibite il vostro di Curriculum Vitae.

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