In rare occasioni, la statua del dinosauro al centro della piazza si muoveva. La gente, quando se ne accorgeva, non ne parlava mai; e in generale, al fenomeno non veniva data alcuna importanza.

Si trattava di piccoli spostamenti: una zampa anteriore, che fino alla sera prima era sollevata davanti alla bocca spalancata a coprirne i denti aguzzi, il mattino successivo si trovava appoggiata al fianco, in posizione di riposo. Oppure, era una delle massicce placche della schiena che aveva cambiato forma, direzione o inclinazione. Ancora più di rado, il grande animale di bronzo si spostava di un passo o due, variando posizione sul suo largo piedistallo di granito scuro.

Questioni di poco conto, insomma, che però tutti notavano con attenzione, per antica consuetudine. Non c'era nessuno, nel villaggio, che passando dalla piazza potesse fare a meno di gettare occhiate minuziose all'antica statua, valutandone la postura, la posizione, il rapporto fra le parti. I più meticolosi tenevano addirittura una sorta di diario mentale dei suoi mutamenti: nessuno ne parlava in modo esplicito, ma quasi tutti, nell'intimità della mente, associavano gli eventi della propria esistenza ai movimenti del dinosauro. E come altrove si dice "quando mi sono sposato, pioveva", in quel modesto centro urbano la gente pensava cose come "il giorno in cui ho preso la patente, il dinosauro aveva la coda ritta".

Ma proprio questa consuetudine, col lungo trascorrere del tempo, aveva relegato il fenomeno nella schiera delle faccende bizzarre, eccentricità misteriose e innocue di cui la natura, in certi momenti e in certi luoghi, pare insolitamente prodiga. Era chiaro ad ognuno che quei piccoli spostamenti, sebbene inspiegati, non avevano alcun significato, né buono né cattivo, e non valeva la pena di sprecarci tempo. Era una certezza fissata alla memoria di quel borgo: viveva nelle vecchie pietre delle stradine tortuose che si arrampicavano fra le facciate delle piccole case, bruciate dal sole. La vita degli uomini ignorava il dinosauro, e lui la ricambiava, evitando con cura qualunque legame fra i suoi movimenti e ciò che accedeva intorno a lui.

Al villaggio giungevano, non di rado, degli stranieri. Arrivavano dalla strada principale, l'unica via di comunicazione che conducesse fuori dall'abitato o i suoi dintorni. Avevano grosse automobili impolverate, altre abitudini, diversi modi di esprimersi. Tutti si fermavano in piazza, sedevano ai tavolini sbilenchi del vecchio caffè, e si mettevano a parlare del dinosauro. Era l'unica attrazione del luogo e, per quanto la cosa risultasse incomprensibile ai suoi abitanti, era anche il motivo per cui tanta gente affrontava distanze considerevoli. Giungevano da tutta la nazione, alcuni persino dalla capitale, con un viaggio di diversi giorni; osservavano, fotografavano, discutevano. Comitive di famiglie, viaggiatori isolati con le macchine fotografiche, tecnici armati di telemetri e teodoliti: tutti vi trascorrevano qualche ora, affollando la piazza. Commentavano, valutavano, domandavano: volevano sapere tutto della statua, e sembravano sempre insoddisfatti della banalità delle risposte che giungevano, con fredda cortesia, dagli abitanti del posto.

Il fatto era che i paesani vedevano con fastidio e sospetto tutto quella curiosità, per una faccenda intima, quasi privata, e per di più priva di senso. Certo, i turisti portavano più di qualche spicciolo nelle tasche dei commercianti: ma il loro comportamento, esaltato e morboso, turbava la quiete e l'ordine naturale delle cose. Né si poteva tollerare di buon grado l'invadenza, con la quale pretendevano di conoscere i fatti locali, nel tentativo di associare i movimenti della statua con momenti significativi della vita dei cittadini. E quando gli veniva risposto che no, non c'era proprio niente da riferire che fosse degno di nota, quelli si irritavano, insistevano, e infine si allontanavano con le facce corrucciate, scuotendo la testa, domandandosi come fosse possibile che quel pugno di contadini ignoranti non si rendessero conto dell'eccezionale situazione in cui vivevano. Andavano per strada senza curarsi di mascherare l'arroganza di certe osservazioni, lasciando trasparire la supponenza degli sguardi, delle risatine, dei frammenti di conversazione nei quali definivano il paese come arretrato e ottuso.

Gradualmente, la notorietà della statua in bronzo semovente aumentava: molti di quelli che venivano a vederla tornavano a casa con le prove documentate dei suoi spostamenti; la cosa iniziò ad interessare le autorità accademiche e gli scienziati. Una nuova tipologia di forestieri iniziò a riempire la strade del villaggio; a differenza dei turisti, erano cortesi e rispettosi. Parlavano sottovoce, accompagnando vocaboli forbiti con gesti solenni e distaccati, da aristocratici. Se gli si diceva qualcosa, sembravano soppesare ogni parola con attenzione, ma senza ascoltare veramente, inglobando ogni frase che gli veniva rivolta nell'elaborato castello del proprio pensiero imperscrutabile. Costruivano teorie, elaboravano certezze, producevano risposte a domande che nessuno aveva posto, e che rimanevano sospese nell'aria, sottintese e inaccessibili. Definirono con certezza assiomatica che il comportamento del dinosauro obbediva ad un ordine preciso, frutto di una logica complessa ma riproducibile, anche se, allo stato attuale delle ricerche, non era possibile riprodurla. Esisteva comunque un senso, un ordine nel modo in cui il fenomeno si manifestava, le cui cause prime andavano indagate, individuate e identificate.

Le autorità valutarono che le ricerche in corso giustificavano l'impiego di altre risorse; il villaggio vide aumentare la presenza di tecnici, gruppi di ricerca, equipe permanenti di indagine sul campo. Stagisti e tirocinanti seguivano i loro maestri come gruppi di insetti e sciamavano insieme alle loro regine. Un nugolo di pensieri si addensava sul villaggio; agli occhi dei suoi abitanti, il mondo semplice e trasparente che conoscevano sembrava avvolto in una nebbia fitta, densa di oscuro significato, che rendeva impossibile vedere con chiarezza.

Negli anni, la cittadina era cambiata. I suoi abitanti avevano iniziato ad affittare ai forestieri le loro camere ammobiliate; poi erano sorte le prime pensioni, e infine gli alberghi, con le stanze climatizzate, le lobby ricoperte di moquette azzurrognola e le luci soffuse. Molti erano diventati ricchi, pochi erano felici, quasi tutti si sentivano frastornati dal cambiamento. Nelle mattine d'inverno, quando la nebbia bassa strisciava ancora dal fiume, lambendo le pietre scure della piazza per impregnarle di grosse gocce rattrappite, i passanti continuavano ad occhieggiare il dinosauro, cercando, con la costanza dell'abitudine, i segni dei suoi piccoli cambiamenti. Ma adesso, ogni volta che una zampa si era spostata, o che la coda aveva cambiato posizione, l'animo della gente si velava di un'angoscia sottile, irrequieta, come dinanzi ad un ignoto presagio. Un significato infatti doveva esserci: e se la scienza aveva assegnato, con rigorosa certezza, un meccanismo preciso a quei mutamenti, allora l'innocenza del gioco bizzarro era scomparsa, perduta per sempre, e nulla avrebbe potuto farla tornare. Con lei, erano andati perduti molti giorni felici, per quel villaggio: grandi uomini, con i più nobili fini, vi avevano posto il fardello della comprensione.

 

Un giorno d'autunno, nella capitale lontana, il Comitato Nazionale per le Scienze decretò che gli studi sulla statua andavano approfonditi, con mezzi adeguati e in un contesto opportuno. La commissione giunse all'inizio della primavera, su un'auto scura dalla forma sgraziata. Gli uomini, tutti eleganti, scesero dalla vettura, camminarono fino al centro della piazza e si fermarono sotto il vecchio dinosauro; presero delle misure, compilarono alcuni moduli e ripartirono.

La statua fu portata via una settimana dopo, all'alba di un giorno piovigginoso; quelli che c'erano, quando veniva legata con cura al pianale del TIR, giurarono di averla vista agitare una zampa, lentamente, in segno di addio.

Tutti i racconti

0
0
1

Aforisma

29 March 2024

Le lacrime sono come invernali pioggie che mondano le vie dell'anima, ma lasciano il cuore sommerso nello sconforto! Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

0
0
3

Il mistero del gemello scomparso

mistero mai svelato

29 March 2024

Il mistero del gemello scomparso Sono disperato, mi trovo in una situazione di estremo disagio e non so come uscirne. Ho perso di vista mio fratello gemello. Noi abbiamo una vita in comune da sempre. Non facciamo nulla da soli, sempre insieme in tutte le occasioni. Ora sono solo, lui dov’è! [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

0
0
1

Campi Sterili

29 March 2024

Attraversando campi elettrici Da campi bisenzio a campi salentina Unico ristoro: una turgida sveltina Proseguendo tra campi magnetici E psichiche interferenze Di ricordi falciatrici e illusioni meretrici Sui campi elisi approdato Come odisseo Pax-cificato et ri-concimato per elisa e per ogni santo! [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

5
5
16

IN CUCINA

Una ghiottoneria

28 March 2024

Per cena ho impastato l'amore con burro uova e farina. Ho gettato la palla nel cielo, son scese le stelle a gustarla.

Tempo di lettura: 30 secondi

3
6
17

IL CIELO AL TRAMONTO

28 March 2024

Il CIELO AL TRAMONTO NARR 1: “Il pittore, il pittore è scomparso, non c’è più. Come faremo? Lui non c'è più e noi non sappiamo cosa fare. Il quadro s’ha da finire, è indispensabile! Doveva essere un masterpiece, il suo ultimo masterpiece. Ma lui se n’è andato, non so come, è scomparso, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

2
5
18

Le giornaliere questioni di governabilità dell’inferno - Capitolo II (finale)

Seguito di “Le giornaliere questioni di genitorialità di Belzebù”

28 March 2024

Attenzione: In questo racconto contiene passi della Sacra Bibbia. Coloro che vogliano evitarli possono leggere qualche altro mio racconto invece di questo. Buona lettura. ————————————————————————————————— Le giornaliere questioni di governabilità dell’inferno - Capitolo II (finale) Selafiele [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

6
6
24

Autunno

27 March 2024

Autunno Verrà e porterà profumo di caldarroste di mosto che ribolle di funghi e mais da sfogliare e fagioli da mettere a seccare. Verranno le nebbie intrise degli umori della terra e alberi che lasceranno andare le foglie per il loro atteso, unico e solitario viaggio d’addio. Verrà il tempo [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Antonellina: Bellissima poesia!
    Hai descritto la magia di una stagione che appartiene [...]

  • Patapump: bravo Lorenzo
    sai sempre descrivere in maniera egregia 🤗
    le immagini? [...]

5
6
21

Mai chiunque….

27 March 2024

Nella tua mente non portare chiunque. Rischierebbe di perdersi nei vicoli stretti dei tuoi dinieghi,scivolando nelle curve delle tue incomprensibili contraddizioni. Negli anfratti dei tuoi euforici eccessi. Dei tuoi snervanti silenzi. Lascia entrare solo chi ama passeggiare sotto i temporali. Sotto [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

0
2
14

Le giornaliere questioni di governabilità dell’inferno - Capitolo I

Seguito di “Le giornaliere questioni di genitorialità di Belzebù”

27 March 2024

Incipit: poco dopo la visita di Belzebù e Brace in Paradiso (vedi “Le giornaliere questioni di genitorialità di Belzebù”- Capitolo III), tutto il Paradiso si indigna. Il motivo è che a parer loro ai giovani diavoli non viene data la possibilità di accedere a un’istruzione completa, come avviene [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • stapelia: Capitolo primo? I precedenti fanno parte di questo? Hai creato un mondo. Un [...]

  • L’esilioDiRumba: Certamente, mi fa piacere interessi.
    I due racconti sono correlati e sono [...]

3
11
34

Storia di una donna ossessionata dal suicidio di Luigi Tenco

Dopo aver ascoltato “Ciao amore, ciao”, scrive al marito: «Mi uccido, seppellitemi a Ricaldone». Lascia tre figli

26 March 2024

F.C. non aveva mai prestato attenzione alla musica leggera. Non sapeva chi fosse Luigi Tenco e non aveva nemmeno seguito il Festival di Sanremo, ma il suicidio del giovane cantautore l'aveva colpita profondamente. Ogni notte, F.C. lo sognava e raccontava al marito, un operaio che la sera rincasava [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • stapelia: Carola scrivi sempre in modo egregio. Sei in grado di fornire le storie di [...]

  • L’esilioDiRumba: Per quello che vale, ho letto che per un suicidio di un giovane influencer [...]

4
9
32

Perle o biglie?

poesia

26 March 2024

PERLE O BIGLIE? Siamo perle Tutte raccolte insieme sullo stesso filo Una poi l’altra infilate dal destino La [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • An Old Luca: stapelia: molto gradita.
    Mi sono domandato anche io se perla o biglia. [...]

  • stapelia: An Old Luca. La frase che ripeto spesso è; "non facciamoci troppe [...]

2
15
29

Questione di testa

26 March 2024

Gino non poteva credere che stesse succedendo proprio a lui. «Sono stanca di uomini vuoti, G» gli aveva ripetuto più volte prima di chiedergli – chiedergli? Dio mio l'aveva quasi implorato – di salire e quel “G.” lo faceva impazzire, gli dava l'illusione di non essere “Gino” (che razza di nome, [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Rubrus: Intendiamoci, trovo il racconto "carino", altrimenti non l'avrei [...]

  • L’esilioDiRumba: @Rubrus anche questa tua ultima battuta alla Leo Ortolani (per chi non lo conosccesse [...]

Torna su