Arrivai  nel bel mezzo della notte. Ero stanco, spossato, seguii le indicazioni per uscire dall’aeroporto, presi la RER, arrivai all’hotel, feci il check-in, salii in camera e mi lasciai cadere sul letto. IL riverbero arancio-azzurro delle luci esterne invadeva la camera. “Dannazione!”  Avevo lasciato gli scuri aperti. Mi stropicciai gli occhi poi , piano, piano, mi alzai. Dalla finestra avevo una vista su tutte quelle tipiche case parigine con finestre semplici incastonate in  tetti spioventi grigio-blu che a loro volta sorreggono quei poderosi caminetti in mattoni. Rimasi li a fissare il panorama per un po, ero estasiato, questa era la mia città. Era la prima volta che andavo a Parigi, ma gli scritti di Baudelaire e compagni, mi avevano fatto percorrere le sue vie ciottolate più volte. La stanza era un po’ piccola, ci stava giusto il letto ed un piccolo bagno, poi lunghi corridoi su ogni piano e ripide scale che li collegavano. Scesi in strada, non c’era molta gente. Camminai, come al mio solito, avanti e indietro, da luoghi turistici a viette dei bassifondi ed entrai pure in qualche bettola a bermi una birra. Poi dopo tutto il mio vagare mi fermai su una panchina. Ero sconvolto. Dov’era Parigi? O meglio, dov’era finita Parigi? La sua gente, i suoi profumi, i suoi suoni, i suoi colori, ora era una grigia e fredda città. E le persone? Semplici, scontate, inette. Con gli occhi spenti, schiena incurvata, sempre di fretta, incupiti . Nessuna novità, nessuna stravaganza, nessun artista. La Parigi che aveva dato i natali, aveva cresciuto i più grandi artisti era morta ... Intanto un grosso topo si era fatto sempre più vicino, lo fissai per un po’. Era il primo “essere vivente”della giornata. Tornai all’hotel. Mi lavai ed uscii di nuovo, non volevo arrendermi. Presi la metro, senza guardare la direzione. Quando uscii mi incamminai lungo la strada principale, costeggiai la senna, attraversai un parco, osservai attentamente le i i cafè, le brasserie, le persone. Niente. Ero esausto, non ero riuscito a vedere nemmeno una scintilla del fuoco che mi aspettavo. Mi sedetti su marciapiede.  Vidi poi due ragazzi e una ragazza che si trascinavano per una via. Mi feci forza, mi avvicinai e chiesi loro se conoscessero qualche altro locale aperto. La ragazza era molto carina, ma era stretta ad un ragazzo e si baciavano appassionatamente, senza badarmi. A rispondermi fu invece l’altro. Scosse la testa però mi disse che potevo andare con loro. Questo ragazzo portava uno snapback all’indietro, una borsa di tela appesa all’avambraccio, jeans stretti  fino alla caviglia e una giacca di jeans, aveva un taglio in fronte e quando mi vide che lo stavo fissando esclamò ridacchiando “Por la cocaina”. Mi spiegò che dopo una striscia di troppo da un suo amico era scivolato mentre andava a bere e aveva battuto la testa sul lavandino. Ad ogni modo finalmente ripartimmo. Lui era spagnolo e mi spiegò che stavano andando a casa, ma che non dovevo preoccuparmi perché la festa sarebbe continuata. Camminammo lungo la via principale, poi svoltammo giù per un vicolo cieco poco illuminato. Ci fermammo davanti ad una porta scrostata che doveva essere stata nera una volta, mentre il tipico odore di piscio dei bassifondi aleggiava nell’aria. Salimmo le scale e arrivati al terzo o quarto piano entrammo nell’unica porta che c’era. Dentro era completamente buio. Mi spiegò che gli avevano tagliato la corrente e così iniziò ad accendere candele qua e la per la stanza. Rimasi a bocca aperta. Parigi viveva in quella stanza. L’odore dei colori ad olio mi assalì, e poi tele incompiute, cavalletti, pennelli, colori di ogni tipo, libri, scritti incompiuti, inchiostro, e perfino strumenti musicali. Regnava il caos ma era quel turbine artistico di cui avevo bisogno. La ragazza adagiò il suo amante su dei cuscini per terra poi si apprestò ad accendere il fuoco. In centro alla stanza c’erano altri cuscini per terra e loro quando non uscivano stavano li per ore a leggere poesie, bere e fumare. Ero ancora estasiato. Ogni cosa mi sorprendeva. I pesanti tendaggi bordeaux alle finestre, la scrivania con sopra teschi di vari animali, mensole cosparse di alambicchi e composti chimici, piante rampicanti che scendevano dalle mensole. Poi la ragazza e il ragazzo con cui avevo parlato fino ad ora mi fecero cenno di seguirli, andammo nel minuscolo bagno e da li, di fronte la tazza, una scala di ferro arrugginito arrivava fino ad una botola sul tetto. Salimmo. Arrivammo su  una piccola terrazza e da li si vedeva la città illuminata e la tour Eiffel. Spirava un vento gelido che però non scalfiva il mio animo in fiamme. L’ anima della città si era riversata all’interno degli edifici per  proteggersi dal mondo e dal sistema che voleva farla a pezzi. Come un animale in pericolo aveva cercato un riparo sicuro, un rifugio. Poi i miei pensieri voltarono verso la mia vita quotidiana, ai miei “amici”, alla mia ragazza alla mia famiglia, quanto tempo avevo sprecato e quanto ne stavano sprecando loro. Mi misi a piangere. La ragazza si voltò verso di me e vedendomi in quello stato mi abbracciò. Poi guardò il suo amico e decisero  che era meglio tornare giù. Mi distesi su dei cuscini in disparte e continuai a piangere. Ella di nuovo venne da me, scansò alcuni libri, e mi si distese davanti. L’altro ragazzo si mise davanti al camino con una pipa ad acqua. Ritmicamente, dopo un gorgoglio, esalava sbuffi di fumo biancastro. Mi accarezzò pian piano, poi mi vide tremare e non fece altro che voltarsi, dandomi la schiena, rimanendo rannicchiata vicino a me. Pian piano mi lasciai andare. Profumava di buono,ed aveva capelli castano chiaro, ramati. Bei fianchi e pelle liscia color del latte. Le accarezzai il ventre, piano, dolcemente. Poi scesi piano piano ma sempre con riguardo, con discrezione, con delicatezza. Poi andai più in basso, la carne era già umida. Si girò di scatto  verso di me, i suoi occhi verdi mi ammaliavano e li sentivo mentre perforavano la mia anima come una daga ben appuntita. La baciai sul collo, poi le aprii la camicetta, scesi. I seni, il ventre  , con movimenti sinuosi della lingua, poi di nuovo in basso. Lei mi afferrò i capelli ma senza cattiveria, dandogli qualche leggero strattone quando il piacere arrivava al culmine. Poi ad un tratto tirò più forte e mi tirò su verso la sua bocca. Mi baciò. Poi mi prese il membro con le sue mani angeliche e lo infilò tra le gambe. Andai su e giù,su e giù finchè non mi invase quell’esplosione universale di emozioni. Lei emise giusto un sibilo, poi io mi tolsi... Il ragazzo sui cuscini dormiva ancora mentre l’altro, ci osservava compiaciuto nascosto dietro  quell’alone di fumo pallido.

Tutti i racconti

1
2
13

Il Principe di Sansevero (2/2): Un Viaggio nei Misteri di un uomo avido di conoscenza seconda parte.

Funzione delle meravigliose macchine anatomiche

10 November 2025

Il Marchese Raimondo di Sangro, una figura eclettica dell’Illuminismo napoletano, è noto non solo per la sua nobiltà e le sue attività politiche, ma soprattutto, per le sue straordinarie invenzioni nel campo della anatomia e dell’ingegneria. Le macchine anatomiche da lui create, esposte nella Cappella [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Rubrus: Metto questo brano in continuità con l'altro, che parlava del Cristo [...]

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like.
    bravo e grazie Gennarino.
    Mi complimento con Rubrus...
    La [...]

5
5
35

Blues

10 November 2025

Ho fatto uscire tutti dalla sala di registrazione. Nessuno sa di questa trentesima traccia, la mia canzone migliore e non sarà incisa. Solo Zimmerman l'ascolterà, apparirà a momenti. Fa parte del patto siglato quella notte al crocevia. «Eccomi Robert, suona per me». *** NdA: l'io narrante è [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

4
4
19

Vi racconto in breve la storia del Principe di Sansevero (1/2)

Il Principe di Sansevero: Un Viaggio nei Misteri di un uomo avido di conoscenza

09 November 2025

Nel cuore della mia amata di Napoli, la città più affascinante e misteriosa del mondo, in piazza San Domenico Maggiore, si erge un palazzo che, più di ogni altro, racchiude i segreti e le meraviglie di un'epoca: il Palazzo di Sansevero. Qui visse Raimondo di Sangro, il principe di Sansevero, un [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

3
4
23

Quando Splinder chiuse...

Cronache dal paradiso dei CMS vintage, con glitter e malinconia

Miu
09 November 2025

Quando annunciarono che Splinder sarebbe morto il 31 gennaio 2012, la blogosfera reagì come una zia davanti alla chiusura del suo parrucchiere di fiducia: “Ma no dai, sarà una pausa estiva.” “Impossibile,” dicevano i superstiti del blogroll, mentre aggiornavano il contatore visite che segnava 12, [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • An Old Luca: Da novizio della scrittura (unico aspetto in cui non sono più che maturo [...]

  • Dax: Non so cosa sia Splinder, mai avuto un blog: non saprei cosa scriverci su neva [...]

3
4
23

Il dono della vita

08 November 2025

I Non penna o man convien per farne canto, ché basta il vol di rondinella lieve, che in marzo reca un segno dolce e santo. Tra gronde e tetti fa sua stanza breve, cercando nido in ferro e pietra dura, e al cor rivela un lume che solieve. Così la vita, dono che ci assicura, pur ne’ dolor si mostra [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Bernardo Panzeca: Grazie di cuore ❤ a tutti quanti

  • Ondine: Cerchiamo sempre la nostra anima poetica; triste o gaudente realistica o onirica, [...]

3
13
25

L'Altro 2/2

08 November 2025

La natura è la mia stessa carne, il mio sogno e la mia realtà. Le colline sono i fianchi di una dea, i venti il respiro caldo che scuote i pensieri. Le donne che ho conosciuto non erano diverse dai fiori dei campi: quasi sfrontate nella loro bellezza, offerte al sole come pesche mature, sature [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Rubrus: Mi sono spiegato male: che uno dei due fosse Guy era chiaro, Flaubert un po' [...]

  • Andrea Monaci: si Rubrus diciamo che in un uomo del tutto panico come Guy vi è il lato [...]

0
0
16

Il ritorno

08 November 2025

Agata, dopo tanto, ritornava. Percorse il vialetto alla cieca, quel luogo le scatenava ansia. Aprendo, lo stridore del cancello le risuonò familiare. Sul ballatoio, il portone massiccio era completamente aperto, niente sembrava variato. Dentro, la luce del finestrone, travolgente come i ricordi, [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

5
2
29

Senza confini 4/4

07 November 2025

"Potrebbe essere" rispose Marco non sapendo dove Elena volesse arrivare, ma fidandosi. "Quindi? Dimmi cosa dovrei fare?" "Forse... è un'idea che ho... io non scrivo... però... dai, vieni con me!" disse Elena prendendolo per mano. Marco la seguiva con fiducia dubbiosa. Uscirono nel mercato, lei [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

2
6
26

L'Altro 1/2

07 November 2025

All’alba, quando la Senna dorme ancora sotto un velo di nebbia leggera, scendo piano verso la riva. La barca mi attende, inclinata sulla riva del fiume come un animale spiaggiato. A volte penso che la mia anima assomigli a questa barca: fragile, irrequieta e arenata allo stesso modo. Così sono. [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Rubrus: Benvenuto su LDM.

  • Dax: Bello. Sarebbe una fortuna avere sensazioni così intense abbracciando [...]

7
23
115

Nel campo

Racconto a proposito di un quadro.

06 November 2025

«Qui.» Lo disse in un modo che poteva significare solo una cosa: “Fermati!” E io mi fermai. Scesi dall’auto, chiusi la portiera, mi accesi una sigaretta e mi appoggiai al cofano caldo. Era piacevole, nell’aria fresca della sera d’ottobre. Tirai una boccata. Allo stesso tempo, Claudia era scesa [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Rubrus: Visti tutti e due. Ovviamente il merito come fonte di ispirazione va a Millet. [...]

  • BrunoTraven: si Rubrus va a Millet ;;))) grazie del commento

3
2
17

Senza confini 3/4

06 November 2025

Lui la guardò con curiosità divertita, era compiaciuto da quella affermazione, ma allo stesso tempo era preoccupato perché non riusciva a capire le intenzioni di Elena: "Cosa vorresti dire? Vuoi che venga a vivere qui con te? Magari dividiamo le spese… per la corrente… l'acqua… l'affitto… i mobili…" [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

3
3
28

Senza confini 2/4

05 November 2025

Certo, il ragazzo si accorse di lei, e come non avrebbe potuto farlo : unica ragazza bionda in mezzo a una piazza di marocchini. Il biondo dei suoi capelli risaltava come una moneta d'oro su un panno nero. Smisero di ballare. Si ritrovarono ad ordinare contemporaneamente un bicchiere di Mahia, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Dax: povero Marcus....lei ha cambiato un Marcus con un Marco, non ha fatto fatica😂😂😂

  • Paolo Romano: @Dax: non so perchè ma, mi è venuto cosi.... e così ho [...]

Torna su