L'altro giorno ho pensato che, se cambierò casa, la mia cucinasarà quella che mi mancherà di più. 
I divani si rimpiazzano, un letto nuovo lo camuffo, sono bravissima a rivestire testate ammaccate con i granfoulard, gli elettrodomestici non sono la mia passione e non son capace di rimpiangere davvero un frigorifero, anche se grande, panciuto, americano come il mio, che forse non entrerà in una nuova casa già in parte arredata. 
Rimpiangerò proprio l'atmosfera della mia cucina e il tavolo sotto questo lampadario, un modesto ma squinzioso ikea a più braccia, con le sue brave lampadine a fiammella, e noi che su quelle braccia abbiamo appeso di tutto. 
Il nostro tavolo da cucina di chi ama le canzonette e il vinile.., tavolo che porteremo con noi ovunque si andrà, con pasti veloci a tre apparecchiati sotto l'albero della cuccagna: l'omino di rami e semi della bottega equo&solidale, il pipistrello di velluto comprato a Urbino per un figlio piccolo, e per la sua più giovane mamma, una sera d'inverno e il naso rosso fra salite e discese, dita che giocano sotto i guanti: e un pipistrello va appeso a testa in giù, con le sue ali di velluto chiuse e sovrapposte, il quadratino di velcro a custodirle. Una ghirlanda piccola di Natale, che però ha fiori blu, e ci è piaciuta tutto l'anno. 
La scheggia di una pietra gioiello e il suo filo invisibile, non me la sarei mai messa ma, in compenso, perchè non appenderla? e il piccolo Peter, scalatore di alta quota che si arrampica sul suo filo di cotone, sceso qualche anno fa dagli Ortisei fino a Pesaro, durante l'unica breve vacanza fatta come mamma single: lui teneva a me e alla montagna, ma Peter si sarebbe inceppato poco dopo sul suo nodo, chissà se voleva dir qualcosa.
L'albero della cuccagna, nato solo per farci compagnia in cucina, che aggiorniamo secondo gli umori e dimentichiamo di spolverare, che oscillava sotto gli assalti di una gatta giovane e impulsiva e ha visto compiti e merende, è ammutolito davanti a discussioni, lacrime piante e trattenute, vassoi di tartine preparate per far festa nei giorni più soli, quelli di festa; ha annusato gli spaghetti della mezzanotte, ascoltato la musica che si balla in cucina, trattenuto il fiato con un sorriso, quando tu eri con me e ti baciavo, quella sera.
Luccicato sulla testa dei miei figli adolescenti einnamorati, sorrisi e gelato, aria calda dell’estate dalla finestra aperta, io che arrivo e faccio un giro di cucchiaino, prima della buonanotte.  
Forse gli piacerebbe essere davvero un albero della cuccagna, e non un lampadario strampalato: ma gli abbiamo regalato una famiglia, che è meglio di una piazza.

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