Nei mesi successivi Giulia affrontò la situazione. Era tornata a vivere dai suoi genitori. Fece prendere alla madre i vestiti e qualche oggetto utile dalla casa coniugale ma non volle niente che potesse ricordare la vita precedente. Tramite il suo legale procedette per la separazione dal marito e si fece fare tutte le deleghe per vendere la casa.

Il problema più faticoso era il rapporto con la famiglia dell'Avvocato. La moglie era convinta che Giulia fosse l'amante. D'altronde era difficile pensare il contrario. Anche perché lei sospettava che suo marito un’amante ce l'avesse davvero. Ma non la conosceva. Anche al funerale non si era vista nessuna donna sospettabile. E poi era difficile pensare che il marito di Giulia non avesse prove concrete del tradimento.

Il fattaccio aveva creato un'aura così negativa che quando Giulia andava a cercare un lavoro presso altri studi legali i colloqui si concludevano con un nulla di fatto.

I rapporti con Carla dopo la fiammata iniziale in campagna, si erano placati e quando rientrarono in città erano d'accordo nel chiudere la parentesi. Quella intimità aveva fatto bene a tutte e due. Una aveva ritrovato un minimo di ritorno alla vita, l'altra la voglia di recuperare il rapporto con Franco. Non si negarono in un futuro altri momenti simili, ma non era la loro soluzione. Ogni tanto si vedevano al solito bar. Era l'unica amicizia che le era rimasta.

Il problema rimaneva il lavoro. Alla fine trovò qualcosa, non quello che sperava, ma non poteva permettersi di rifiutarlo se voleva riprendere la sua vita.

Come il tempo passava più dentro di lei cresceva il rancore per Mattia. La sua vita era stata rovinata dalla sua stupidità. Lo voleva distruggere.

Conobbe un vero delinquente, un mafioso di quelli che controllano i mercati della droga e gestiscono gli arrivi nel porto. Cominciò a bazzicare i locali dove lui andava. In fin dei conti lei aveva ancora molte cartucce da giocare. E le giocò.

Dopo qualche mese era riuscita ad entrare nel letto del bandito. Molto sicuro di sé si era fatto circuire da lei. Certo doveva spartire l'uomo con altre donne molto disponibili e giovani, ma l'importante era non avere scrupoli. E lei non ne aveva. A lei interessava il suo obiettivo.

A forza di andarci a letto aveva imparato un po’ di cose di lui e della sua attività. Non era un pezzo da 90 ma un giro lo controllava anche dentro il carcere.

Così Giulia seppe che stavano organizzando una rivolta nel carcere per far evadere un mafioso importante.

Lei cominciò a lavorarsi l’uomo. 

La rivolta scoppiò una domenica mattina quando c'era la messa nella Cappella. Apparvero pistole e coltelli. Ci furono feriti tra guardie e carcerati. La rivolta durò poco. Il tempo di far sparire il pezzo da 90. Le guardie trovarono in un canto per terra un uomo in fin di vita in un lago di sangue. Lo portarono al pronto soccorso e lo salvarono per un pelo.

Mattia era stato evirato. Non fu mai identificato chi eseguí materialmente né il mandante. Se la cavò, ma naturalmente la sua vita fu segnata.

Mattia morì pochi anni dopo la fine della detenzione mentre Giulia, ingobbita e solitaria alla fine trovò un nuovo studio di avvocato dove lavorò fino alla pensione.

 

 

 

 

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