La profezia si tramandava da secoli di generazione in generazione. Era conosciuta da tutti, dal popolo e dai regnanti che nel tempo si erano avvicendati sul trono del regno.

Era più che chiara, nella sua arida semplicità, le parole pronunciate dal gran sacerdote morente, assassinato da un suo invidioso discepolo che ambiva a prendere il suo posto, furono intese come una sorta di maledizione che egli aveva voluto lanciare al popolo che lo aveva sempre osteggiato e ai regnanti che avevano permesso il suo assassinio armando la mano del sicario: Il giorno che la luna non si alzerà nel cielo e toccherà con la sua luce splendente e gelida l'orizzonte del mondo, i figli si ribelleranno ai genitori e li annegheranno nel loro stesso sangue.

Da quel giorno la maledizione era rimasta impressa nella mente di tutti e a ogni plenilunio d'autunno le gente guardava con ansia il sorgere della luna e il suo innalzarsi nel cielo. Anno dopo anno l'linteresse per quella storia andava scemando, le nuove generazioni avevano sentito parlare di quella strana profezia, ma il tempo aveva diluito nella memoria il nefasto evento.

Arrivò infine il giorno dell'incoronazione di Lotur II, ultimo discendente della dinastia dei Lotariani. Il giovane re aveva trascorso la sua infanzia nella paura di quella profezia, inculcata in lui dalla madre di suo padre, una donna molto anziana e saggia che non aveva dimenticato e aveva cercato di trasmettere al nipote il suo monito. Una volta salito al trono doveva mantenere alta la guardia, alcuni segni astrali che solo lei sapeva interpretare l'avevano convinta che il giorno del nefasto evento non era molto lontano.

Il giovane cresciuto con quella idea fissa nella testa non voleva diventare re, aveva paura di non essere all'altezza e inoltre di non riuscire a proteggere i suoi figli. La morte del re suo padre lo costrinse a salire al potere, il compito di governare il paese era suo e non poteva tirarsi indietro. Dopo la morte di sua nonna, liberato dal tormento continuo delle raccomandazioni che lei gli faceva tutti i giorni, decise di lasciar perdere la profezia e di vivere come meglio poteva. Pensò che, se non era mai accaduto in tanti secoli, perchè doveva succedere proprio durante il suo regno? Nella peggiore delle ipotesi avrebbe preso i dovuti provvedimenti.

Iniziò il suo mandato, durante il quale sposò la principessa del regno confinante e continuò per anni a governare con saggezza. I suoi figli stavano crescendo bene e in salute, i due maschi erano diventati dei veri guerrieri forti e valorosi. Nonostante il periodo di pace e di prosperità, lui viveva le sue notti come un lungo interminabile incubo.

Tutte le notti vedeva in sogno lanziana donna che gli faceva dei segni strani, come per avvertirlo di un pericolo imminente. Si svegliava nel cuore della notte in preda a tremori, non era tanto per lui, ormai anziano, ma per i suoi figli. Temeva per loro perchè stando alla profezia loro avrebbero dovuto uccidere lui e la moglie, la regina.

Non passava giorno che non li facesse spiare dal suo consigliere per conoscere in anticipo le loro mosse, nello stesso tempo, chiedeva lumi al gran sacerdote per i suoi incubi e cosa ci poteva essere di vero nei sogni che lui faceva. Chiedeva anche di essere informato sulle reali possibilità che la luna potesse trovarsi nelle condizioni di cui parlava la profezia.

Il giorno prima del consueto e temuto plenilunio autunnale, il mattino si presentò con una giornata insolitamente afosa, il sole autunnale era particolarmente caldo, il cielo non era limpido e azzurro come accadeva in quelle giornate di caldo intenso, era invece nebbioso e umido. Il gran caldo e la forte umidità toglievano il respiro, il popolo era preoccupato, loro sapevano, più del re stesso, che quelli erano cattivi presagi, il giorno tanto temuto stava per arrivare, ne erano convinti tutti e ogni famiglia fece in modo che tutti i loro figli, piccoli e grandi, fossero rinchiusi a chiave nelle cantine, nelle grotte e persino nelle celle, tutto per evitare loro di compiere atti inconsulti.

Il re, informato in tempo della situazione, prese la stessa decisione, Chiamò le sue guardie e fece rinchiudere nelle segrete più buie e inaccessibili i due figli e li fece legare con pesanti catene per non correre possibili rischi.

Ora tutto era stato predisposto per superare indenni quel giorno, se si superava la notte la profezia poteva considerarsi sconfitta. Non restava altro da fare che aspettare la sera e vedere se la luna assumeva quella particolare posizione descritta nella profezia.

All'ora stabilita, la sera dello stesso giorno, la luna spuntò enorme dalle acque del mare, era completamente rossa e, invece di salire alta nel cielo come sempre, si mantenne bassa, inondando di luce fredda color sangue l'intero emisfero. In tutto il regno il silenzio copriva come una cappa di vetro la vita della popolazione. Sembrava che tutto dovesse passare così come era cominciato, ma ad un certo punto si udirono delle grida strazianti, urla di persone colpite a morte. La gente nelle case tremava al pensiero che qualche giovane fosse riuscito a restare libero e temevano per la loro vita. Si resero conto, ben presto, che le grida provenivano dalla reggia.

Il consigliere, che non aveva figli e quindi non aveva di che temere, allarmato corse alle segrete per verificare se i due figli del re erano ancora prigionieri, li vide dormienti e ancora legati alla catena, non si accorse che erano morti, il re aveva dato ordine di ucciderli per non correre rischi appena aveva visto la luna rossa di sangue. Allora corse su negli appartamenti reali per parlare con il re, ma prima di arrivare alle sue stanze incrociò appena fuori dal palazzo, la figlia minore, la piccola Edna, di sette anni, che stava uscendo con il suo orsacchiotto preferito fra le mani e lo sguardo assente. Nessuno aveva pensato a lei ritenendola troppo piccola. Una bambina piccola e indifesa dagli occhi celesti come il cielo.

Il vecchio inorridito al pensiero che gli era balenato in mente osserv le sue piccole mani, erano rosse e grondavano sangue.

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