E’ già da qualche minuto che c’è un’atmosfera strana. Le hostess hanno perso il sorriso falsamente stampato in faccia, i loro sguardi ci attraversano senza vederci, poi comincio ad intuire.

I motori si comportano male, chiaramente non fanno il rumore che ascoltavamo fino a poco fa.

Arriva l'annuncio che non vorremmo mai sentire: "ALLACCIATE LE CINTURE".

Eseguo, cerco di ripassare le istruzioni recitate alla partenza… Vuoto totale… Hostess carina, seguivo solo i suoi movimenti ipnotici, e poi “Cosa le ascolto a fare? A me non serviranno”.

Intorno a me vedo facce allarmate, chissà se sono le ultime persone che vedrò nella vita.

Una nonnetta si fa il segno della croce, un omone inizia a piangere senza ritegno, volti sconosciuti che mi guardano cercando un conforto che non posso dare.

Una discesa falsamente tranquilla... quel rumore... delle vibrazioni nuove, non sta andando niente bene. Devo chiamare, può essere l'ultima volta. Dove ho messo il cellulare? La tasca dietro dei pantaloni. La cintura mi schiaccia contro il sedile, il braccio, torcendosi innaturalmente, riesce a pinzare l'oggetto che in quel momento diventa il più prezioso. L'ho preso, lo accendo. Mentre aspetto la connessione mi ritrovo ad amare quel coso, da sempre odiato, che però mi potrà mettere in contatto per l'ultima volta con una persona amata. Ancora del tempo prezioso buttato inutilmente nell'attesa. Risponderà? Lo lascia sempre lontano, appoggiato in qualche parte lontana da lei. Cinque tacche, perfetto!

Preferiti… Ok… Premo sul vetro quel numero che non ho mai imparato a memoria… Squilla…

“Pronto?”

Un forte boato di cui faccio parte mi avvolge. Sto volando via. Non è il paradiso cattolico a venirmi incontro, ma un albero che mi aspetta con i suoi rami accoglienti.

 

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