Aveva litigato con Serena. Donato lo ascoltava in silenzio, seduto allo stesso tavolo del dopolavoro.

"… Dopo dieci anni di matrimonio Martina ancora si comporta come una bambina. Non mi rivolge la parola. Se faccio io il primo passo mi ignora, esce di casa senza dire dove va, salta il pasto e..."

Donato aspettò che lo sfogo dell'amico scemasse, poi rispose con calma:

"Si... Però… Anche tu hai avuto un'idea geniale. Serena torna a casa stravolta dal lavoro e tu le telefoni all'ultimo minuto per avvisarla che hai invitato Aliprandi a cena. Fosse almeno simpatico!"

"Ho capito. Ma dovevo sdebitarmi. Una promozione val bene una cena. O no?"

"E tu portalo a mangiare una pizza, una carbonara, quel che ti pare senza provocare quella povera donna."

Diego corrugò la fronte:

"Io posso pure avere sbagliato, ma tutte le parolacce che mi sono beccato, gli insulti che ha eruttato da quella bocca indiavolata... No no, non lo accetto, io me ne vado. Stasera!"

"Occhio fraté! Se esci da casa non è detto che ci rientri."

"E chi ha intenzione di rientrarci? Mi trovo una stanzetta in periferia e finalmente… Libero!"

"Contento te..."

Donato salutò l'amico ancora imbufalito, nella convinzione che il giorno dopo avrebbero parlato di calcio e tresette dopo avere dimenticato il fattaccio. Ma così non andò.

Diego aveva cercato e trovato una stanzetta a Peregallo. Un'anziana signora lo aveva sistemato in uno scantinato in cambio di qualche euro pagato in nero. Si era anche iscritto a un sito dove singles cercavano altri singles pubblicando fotografie, piuttosto datate, in cui appariva più giovane e tonico.

Nel riquadro dedicato alle presentazioni ci scrisse una frase:

'Simpatico impiegato di Brugherio, benestante, quarantenne, gradirebbe conoscere una donna interessata a condividere un'esistenza in armonia e pace nel rispetto reciproco.'

Rispose in chat una certa Annalisa di Usmate:

"Ti va di incontrarci?"

La foto della sconosciuta era piuttosto buia e nascosta per metà da un grosso girasole.

Diego che a Usmate ci era stato più di una volta non ci pensò un'attimo.

"Ti va se ci troviamo alla pizzeria Amalfi davanti al bowling? Domani alle 20? Prenoto io."

La tipa appiccicò un pollicione al messaggio appena ricevuto dando l'assenso all'incontro.

Diego riferì a Donato, durante la briscola del dopolavoro, di Annalisa e del puntello ma l'amico non sembrava del tutto convinto:

"Tu sei fuso. Questa cerca solo un babbeo come te pronto per essere spennato e cucinato. Dai... Manco si vede la faccia!"

L'altro invece sprizzava ottimismo da tutti i pori.

"Non si vede perché vuole dare un'impronta poetica alla foto. Il chiaroscuro... Il girasole che le copre il viso..."

L'amico scosse la testa:

"Ma vedi questo per una lite del piffero che minchia sta combinando!"

Il giorno dopo, la sera, Diego estrasse dalla valigia portata con sé una camicia arancione già stropicciata e un pantalone verde bosco, l'ultimo comprato, che solo a guardarli insieme gli ribaltavano lo stomaco. Un paio di mocassini marroni completavano l'opera.

Per ragioni di orario non era possibile acquistare capi per rimediare ai colori dissonanti che vestiva e con una alzata di spalle si avviò per raggiungere Annalisa. La donna già era seduta al tavolo riservato per l'occasione. Con i piedi non arrivava a terra e ciondolava le gambe annoiata.

Masticava un chewing gum e ogni tanto sfilacciava la cicca che allungava con le dita per riportarla subito dopo alla bocca. Calzava due zatteroni, probabilmente per apparire più alta, e presentava una vistosa capigliatura ramata che le arrivava alle spalle.

Quando Diego la raggiunse e si presentò per stringerle la mano, Annalisa, colta di sorpresa, si liberò della gomma, riposta con gesto goffo in un portacenere di cristallo. Mostrò uno smagliante sorriso e si alzò barcollando sugli zatteroni

"Oh... Verde bosco e arancione. Adoro! Pasquale?"

Diego strabuzzò gli occhi.

"Non so chi sia Pasquale, io sono..."

La donna si schiaffeggiò la fronte.

"Uh... Che confusione. Con tutte queste chat alla fine non si sa mai con chi si esce. E la cintura?"

Si guardò i pantaloni verde bosco.

"Non c'è l'ho. Mi sono vestito di fretta e me la sono scordata."

"Oh... Non fa nulla. Puoi sederti lo stesso. Bene, che si fa? A quest'ora mi prende un certo languorino..."

Con qualche imbarazzo Diego si accomodò. Più per la tensione che per la fame cercò i grissini che però Annalisa aveva già divorato. Giocò per qualche secondo con il sacchetto di carta che posò quasi subito.

Ordinarono le pizze e Annalisa impugnò la lista dei vini che sfogliò con l'indice appena passato sulla lingua.

"Che ne dici di un Chianti?"

"Posso dare un occhiata anch'io?"

Diego osservò l'elenco. La tipa aveva scelto la bottiglia più cara che, anche pagata alla romana, rappresentava comunque una bella cifra. Ma poteva fare la figura dello spilorcio dopo essersi presentato come un impiegato benestante?

"Ok, procediamo."

Di quel vino ne bevve un bicchiere scarso. Il resto lo trangugiò Annalisa che al dolce ci arrivò piuttosto alticcia.

Aveva parlato quasi sempre lei agitando tutta la bigiotteria indossata ai polsi.

Arrivati al caffè la donna prese tra le mani il sacchetto dei grissini abbandonato da Diego, ci soffiò dell'aria e allargò le braccia per farlo esplodere.

Diego, nel tentativo di fermarla, rovesciò la sua tazzina ancora colma e la tovaglia si tinse di una grossa macchia nerastra.

Sbottò:

"Senti Cosa! Sai che ti dico? Ma vaffanculo te e Pasquale. Stattene nascosta dietro ai girasoli e torna in fretta al manicomio da cui sei scappata stasera. Io e te non ci siamo mai visti. Chiaro?"

Annalisa si accomodò i capelli, risentita.

"Maschilista come tutti gli uomini! E cambia le foto sul sito che dal vivo sembri il nonno di quell'altro."

Si alzò e sculettando sugli zatteroni si avviò all'uscita:

"Taxi..."

Scomparve sull'automobile gialla che la portò chissà dove.

Diego rimase lì qualche minuto, pentito amaramente di un progetto pensato e messo in pista troppo in fretta. Alzò una mano:

"Il conto, grazie."

 

Si incontrarono di nuovo al dopolavoro e Donato gli sorrise sornione.

Allora come è andata?

Diego sfoggiò un bel sorriso di circostanza.

"Una bomba. Pizza e Chianti a gogò. Poi a casa sua. Sesso sfrenato per tutta la notte. Al mattino ognuno per i fatti suoi e chi s'è visto s'è visto."

Donato lo osservava. Il play boy aveva lo sguardo fisso sul pavimento, le dita che si torturavamo a vicenda e un po' di sudore gli imperlava la fronte.

"Eh... Beato te. Io invece ho incontrato Serena. Sai, quella che hai sposato dieci anni fa... Era con Aliprandi."

Diego sollevò lo sguardo e guardò l'amico terrorizzato.

Donato rise e continuò.

"Ma dai, ci credi davvero? Era solo per vedere che faccia avresti fatto. Con la seratona a casa di Cosa... Come cavolo hai detto che si chiama?'

"E chi si ricorda..."

Risero tutti e due mentre Donato insisteva per sapere tutto ciò che Diego non gli aveva ancora raccontato. 

"Dai vuota il sacco prima di tornare da tua moglie. Deficiente."

 

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