Che bella la scampagnata di pasquetta! Quando a primavera il sole tiepido splende e con gli amici vai alla Campagnola a fare la grigliata con i bottiglioni di vino, l'insalata di riso e una borsa di filoni di pane. E' la prima vera festa all'aperto, l'inizio di una nuova stagione piena di vaghe promesse. 

La compagnia del bar Fasulli si è radunata sotto i castagni vicino al rudere della chiesetta, le braci paonazze fanno colare il grasso dalle salcicce e i ragazzi fumano sbracati su coperte e sedie da campeggio. Poco distante accanto al megalite, si alza il fumo delle griglie di un altro bivacco; sono quelli delle Case sparse che un po' alla volta occupano il prato, i ceppi e le rocce. Tutto è perfetto, l'aria odora di carne, le ragazze sorridono, le compagnie si ingrossano, girano birre, panini, si rolla a più non posso, si affettano caciotte, si addentano frittate, i cani aspettano il lancio dell'osso. Intorno, ma più distanti, altri piccoli gruppi, qualche famiglia, gente più grande attrezzata con borse frigo e amache. Dopo la mangiata, la siesta: fiorellini tra i capelli e baci tra innamorati. Che bello l'amore a primavera! 

Il Ciuconi beve il caffè con la sambuca, si alza lentamente dalla coperta di Mara, si avvicina a una custodia nera e sfodera una chitarra acustica Ibanez con il legno lucido. “Vai ciuco'!” altri due ragazzi lo affiancano con una folk e un ukulele. Inizia lo strimp strimp, e i primi accordi: “Che facciamo?”, appare un libretto con le 100 più belle canzoni italiane, le richieste fioccano, si accennano cori, prima incerti poi sempre più convinti, voci di ragazze e di ragazzi, e acqua azzurra e acqua chiara, quanta fretta ma dove corri, Albachiara, Immage oll de pipooool!, che sarà della mia vita chi lo sa? Strimp strimp. Qualcuno alza il bicchiere e allunga la mano sul primo che passa cantando a squarciagola inventandosi le parole, un cane ulula.

Sotto il megalite quelli delle case sparse non seguono la musica. In trance bucolica fanno più fumo delle braci accendendo batterie di chillum avvolti in piccoli foulard, se li passano con gli occhi rossi e liquidi tossendo. Asia si inginocchia sull'erba con un djembe stretto tra le cosce. Qualche minuto e nella nebbia da sagra che avvolge l'accampamento si intravedono in cerchio una decina di ragazzi che palpano e lisciano bonghi, darbuke e djembe. Un'altra tirata a strozzo e Asia inizia a battere la pelle calda portandosi dietro i seguaci del dum-burubum-burubum-bumbum fusi in un unico potente ritmo che lancia il richiamo a tutti i bonghisti delle vicine contee. Gli animali del bosco si bloccano curiosi, drizzano le orecchie verso i suoni mai ascoltati.

Però i due gruppi sono troppo vicini. I ragazzi del Fasulli reggono poco più di un'ora; il bum bum monotono e ossessivo copre i loro cori, tutti ubriachi schitarrano e cantano più forte da bella ciao alle canzoni dei più funesti cantautori italiani, cercano di contrastare la potenza del bongo, ma i ragazzi delle Case sparse sono dall'altra parte dell'universo dove non c'è melodia, solo pulsioni. Il battito domina, a turno si fermano per fumare ma il ritmo non si arresta, qualcuno urla: “Avete rotto il cazzo!” ma niente, non si fermano neanche quando una bottiglia di plastica colpisce Asia e cominciano a volare insulti, panini con salsiccia, sedie da campeggio, spintoni, pugni, la chitarra Ibanez del Ciuconi, e le ragazze aizzano o urlano “Bastaaa!!” e il dum-burubum-bumbum continua e i bonghisti con le mani gonfie coinvolti nella rissa vengono sostituiti da altri, pure da ragazzi del Fasulli attratti dal beat ipnotico mentre i cani impazziti abbaiano a tutti passandosi il chillum.

Pochi minuti e la tensione scende, la musica tace. Qualcuno se ne va in fretta, il pomeriggio è alla fine, si raccattano i resti della grande zuffa, le bottiglie, i piatti di carta, i fogli svolazzanti delle 100 più belle canzoni italiane. Domani a lavoro, che palle! Gli ultimi ragazzi si avviano verso il paese ridendo e imprecando. Il buio scende sulla Campagnola, un cinghiale solitario fruga tra l'erba. C'è un bongo. La luna è tonda e bianca come un tamburo. Bum-burubum-burubum-bumbum.


 

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