Accadde un giorno che la gente, istintivamente, sentì il bisogno di camminare. Non c’era tempo per chiedersi quale fosse motivo che aveva fatto scattare nelle persone questo impulso incontrollabile a camminare. Così tutti camminavano avanti e indietro, in ogni direzione, per le strade delle città, nei sentieri di montagna, sulle spiagge, lungo i fiumi, in ogni dove, sui balconi, terrazze di casa, in ogni spazio, dove fosse possibile farlo. Tutti camminavano, ognuno con il suo passo, in totale silenzio, con la mente libera da pensieri, imperturbabili come automi, fino alla sfinitezza, per poi crollare esausti dentro un sonno profondo nel loro letto, o sul divano del salotto, altri per strada, nei parchi, e poi ricominciare il mattino seguente, al primo spuntare dell’alba. 

Nessuno si recava più al lavoro, o fare altro di tutto ciò che in precedenza scandiva la loro esistenza. Nessuno si occupava più di nulla, oltre a camminare. La gente procedeva senza sosta, avanti e indietro - beveva acqua in continuazione, e aveva ridotto l’alimentazione all’essenziale, cibandosi esclusivamente di frutti, di bacche, di insetti, e di particolari erbe che selezionava per una sorprendente e improvvisa capacità animale, nel sapere distinguere le buone dalle non commestibili. Anche i cinque sensi avevano sviluppato una notevole trasformazione: tutti vedevano e sentivano benissimo, e tutti annusavano l’aria, come cani che percepiscono profumi e odori sottilissimi, nascosti alla natura dell’essere umano.       

Tutti i centri di aggregazione e luoghi di incontro sociale erano stati disertati, e giorno dopo giorno, mese dopo mese, il sistema cominciava a cadere a pezzi. I consumi si erano azzerati, le fabbriche chiudevano, e un blackout globale spense il mondo, ogni rumore e frastuono. Si poteva udire il canto degli uccelli e l’abbaiare dei cani, il vento fra le fronde degli alberi, e la pioggia che tamburellava sui tetti delle case. Perché tutti si fossero messi a camminare da un momento all’altro, era rimasto un mistero, ma una ragione, se pur recondita, ci doveva pur essere. E non erano solo cittadini comuni, lavoratori, impiegati: camminavano tutti, padroni, imprenditori, politici, preti, vescovi, cardinali, giovani, vecchi, bambini – un inspiegabile sortilegio! Sembrava che l’umanità tutta, in un solo istante, si fosse sintonizzata sulla stessa frequenza; tutti perfettamente allineati, come ipnotizzati da un incantesimo. Un fatto straordinario che sicuramente aveva una sua logica, un suo karma, e che nascondeva in sé uno scopo di natura ultraterrena. 

Questo ininterrotto andirivieni aveva cambiato radicalmente l’aspetto dei camminatori. I loro corpi, un tempo devastati da un’alimentazione spazzatura, ora erano asciutti, i muscoli tonici, il passo, svelto e sicuro, dritti sul tronco, e i loro volti luminosi evidenziavano uno stato di salute ottimale. Durante questa estenuante maratona avevano spurgato tutte le tossine e liberati dai veleni che si erano sedimentati nei loro organi vivendo da sedentari nella società dei consumi. Il senso astratto, di tutto ciò, cominciava a prendere forma.     

All’alba di un nuovo giorno, nello stesso momento, come guidati da un segnale proveniente dal cosmo, tutti insieme cominciarono ad abbandonare le città, inoltrandosi dentro boschi, montagne, valli, luoghi sperduti, un tempo, abbandonati, e ad un tratto ripopolati da masse di individui silenziosi, imperturbabili e consapevoli. Così intere città e paesi si trasformarono in deserti, si svuotavano, facendone luoghi dimenticati da Dio. 

Fu così che tutti gli uomini della terra diedero fondo alla loro forza di volontà, nella riscoperta della passione perduta, del vivere in simbiosi con la natura, la Grande Madre, nel rispetto delle sue sacre leggi, accogliendo umilmente la brevità della loro esistenza come un profondo atto d’amore. 

Poi qualcun intonò l’inno alla gioia, e un globale coro di ringraziamento pervase l’aria, si alzò alto nel cielo, fino a raggiungere il cuore di Dio, che adesso, risorto, illuminava l’intera galassia con il suo disarmante sorriso di gloria. 

 

Gianni Tirelli

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