Prologo

L’autunno del 1917 calò sull’Italia come una notte senza fine. Con la disfatta di Caporetto, l’esercito italiano fu costretto a ritirarsi in disordine, lasciando dietro di sé non solo macerie, ma una nazione spezzata nell'anima. Le truppe austro-ungariche, tedesche, croate e bosniache avanzarono impietose, conquistando città e villaggi. I soldati non si limitarono a occupare case e terreni: i loro stivali schiacciarono anche la dignità di chi era rimasto.

Per le donne, la guerra fu un orrore senza tregua. Non solo fame e privazioni: i corpi femminili vennero ridotti a trofei di guerra, carne da umiliare. Le urla che risuonavano dalle case e dalle strade deserte raccontavano di stupri collettivi, di vite spezzate prima ancora di conoscere il proprio futuro. Le giovani madri e figlie avevano smesso di sperare nella pace. Non esisteva più un rifugio sicuro, nessun luogo dove le mani brutali del nemico non potessero raggiungerle.

I

Il buio coprì la campagna come un manto di pece, avvolgendo ogni cosa in un abbraccio gelido. Le stelle, nascoste da nubi minacciose, sembrarono aver abbandonato il cielo. Una ragazza correva, il respiro spezzato dalla paura. I suoi piedi nudi affondavano nel fango, i vestiti strappati le si attaccavano addosso, fradici e freddi. Il cuore le martellava nel petto, un tamburo assordante nella notte silenziosa. Non si voltava: sapeva che dietro di lei, nell'ombra, c’erano uomini che non si sarebbero fermati.

Le risate beffarde dei soldati erano come coltelli affilati che le trafiggevano i pensieri, facendola sentire prigioniera anche nel suo disperato tentativo di fuga. Corse fino al fiume, le gambe tremanti, e si fermò un istante, cercando di riprendere fiato. Le sponde erano insidiose, ricoperte di erba alta e fango. Non ebbe scelta: si infilò tra le canne, nascondendosi nell’acqua scura e nel fango freddo che le risaliva fino alle ginocchia. Si rannicchiò, cercando di rendersi invisibile.

I passi dei suoi inseguitori si fecero sempre più vicini, accompagnati da voci aspre e minacciose.
"Wo ist sie? Sie kann nicht weit sein!" (“Dov’è? Non può essere lontana!”) gridò uno di loro, mentre un altro, più calmo, rispose con un tono che le fece rabbrividire.
"Vielleicht spielt sie mit uns. Bald gehört sie uns." (“Forse sta giocando con noi. Presto sarà nostra.”)

La ragazza strinse i denti, sentendo il peso di quelle parole su di sé come una sentenza. Chiuse gli occhi, pregando, senza sapere più a chi o a cosa rivolgere le sue preghiere. Sentì il freddo dell'acqua penetrarle nelle ossa, ma non osò muoversi. I soldati si avvicinarono ancora di più. Uno di loro, trascinando gli stivali nel fango, spostò una canna vicino a lei. Il suo respiro si bloccò. Un passo in più, e l’avrebbe trovata.

Il soldato si fermò. Per un momento, sembrò che il mondo stesso trattenesse il fiato con lei. Poi, come per un capriccio, si voltò.
"Hier ist nichts. Sie ist wahrscheinlich weg." (“Qui non c’è niente. Probabilmente è scappata.”)

Le voci si allontanarono, ma la ragazza non si mosse. Restò immobile, ancora rannicchiata tra le canne, il cuore che sembrava non voler ricominciare a battere. Aspettò ancora, finché l’eco delle voci non svanì del tutto. Solo allora, con mani tremanti, si tirò fuori dall'acqua.

Le gambe le dolevano, ogni muscolo era teso dalla fatica e dalla paura. Si guardò intorno. Non poteva fermarsi, non ancora. In lontananza, vide le luci tremolanti di un piccolo villaggio, un rifugio che sembrava troppo lontano per essere reale. Si avviò verso quelle luci, barcollando, i piedi che affondavano nel terreno molle.

Raggiunse finalmente il villaggio, le mani graffiate e sanguinanti. Ogni ombra le sembrava una minaccia, ogni rumore amplificava la sua paura. Ma non poteva fermarsi. Trovò una piccola casa isolata, con una luce fievole che tremolava all'interno. Si avvicinò alla porta e bussò.

Dopo un attimo che le sembrò eterno, una voce rispose dall’interno:
"Avanti."
La mano sulla maniglia tremò mentre si preparava a entrare. Non sapeva se dentro quella porta avrebbe trovato salvezza o un altro incubo, ma non aveva più scelta.

 

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