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Ore 23,17, prossima fermata Bande Nere.
Ancora un giro poi torno a casa.
Anche stanotte niente!
Perché non succede? Perché non è più accaduto?
Più ci penso e meno mi sembra sia stato reale, eppure ricordo lucidamente quella notte.
Era il venti ottobre, quando tra De Angeli e Gambara la metro si è fermata nel tunnel.
Il buio totale, un silenzio irreale e poi quegli strani bagliori verdastri, rapidi, intermittenti, tutti i passeggeri ne erano colpiti, travolti, invasi.
Io no, io mi sono gettato ventre a terra e sono riuscito a sfuggire a quelle luci.
Credevo di essere stato fortunato, credevo di essere stato bravo.
Perché l'ho fatto?
Sono sempre più convinto che sarebbe stata la mia salvezza, ora non dovrei passare le mie notti ad aspettare che accada nuovamente, a sperare che si ripeta il miracolo... ma è davvero accaduto?
Vorrei avere la certezza che la cura che sto cercando non sia solo uno scherzo della mia mente, non sia solo la farneticante fantasia partorita dalla mia disperazione.
Fatico a ricostruire le fasi di questo delirio.
Fu circa una settimana dopo la notte nel metrò che, mentre mi lavavo i denti, sentii come uno strano schiocco in bocca, nessun dolore, sputai.
Lungo la schiena un brivido, un orrore silenzioso e il rifiuto di credere a quel che vedevo.
Lì nel lavandino qualche sottilissima striscia di sangue e un piccolo groviglio di vermi bianchicci, sottili, che si contorcevano lenti.
Non riuscivo distogliere lo sguardo da quella schifosa visione, non riuscivo a pensare a niente, totalmente inebetito per un tempo minuscolo, ma diluito all'infinito.
Poi più niente erano spariti e il poco sangue acquoso colava lentamente verso lo scarico.
Mi sono convinto che non fosse accaduto nulla, vigliaccamente non ho avuto il coraggio di guardare la gengiva, un risciacquo con il collutorio e a letto.
Ho pensato di averlo sognato, mi sono convinto fosse solo un stupido incubo e ho caparbiamente ignorato le strane sensazioni che provavo, il prurito, i formicolii.
Un mese dopo nonno è morto.
Vivevo con i miei nonni, mamma e papà non ci sono più da così tanto tempo che non ricordo quasi nulla di loro.
Nonna è una donna energica ha, 65 anni, ancora lavora a servizio dai Bettini, grazie alla sua raccomandazione ero stato assunto in uno dei loro bar in via Marghera.
E' da lì che stavo rincasando quella notte in metrò.
Nonno, in pensione da dieci anni era tutt'uno con il divano, il telecomando stabile nella mano destra, lo sguardo spento sulla TV sempre accesa, qualsiasi cosa propinasse.
Usciva raramente, soloper  comprare pane e latte nel negozio più vicino; passo strascicato, poche parole distratte, niente amici, niente entusiasmi, solo noia.
Ma stava fisicamente bene, nessun disturbo, mai unlamento.
Per questo nonna ed io non ci aspettavamo di trovarlo una mattina così definitivamente morto, televisore acceso, telecomando ben stretto in mano.
Cosa centra questo con il mio delirio?
Presto detto.
Durante la veglia fissavo il suo viso quando un impercettibile movimento all'angolo esterno del suo occhio sinistro attrasse la mia attenzione.
Mi avvicinai e vidi uscire due piccoli vermetti, identici a quelli della mia gengiva.
Non feci in tempo a chiamare nonna che già si erano trasformati in una goccia d'acqua, una lacrima.
Un brivido mi percorse la schiena e da quel momento non potei più ignorare quel solletico che a tratti sentivo su alcune parti del mio corpo.
Cominciai a prestare attenzione e più di una volta dalle narici, dagli occhi, dalle orecchie e anche in zone più intime, ho trovato qualche verme che sparisce dopo pochi secondi, nessuno ha potuto vedere questi piccoli assassini.
Ho cercato di razionalizzare, di cercare conferme, ne ho parlato con prudenza al medico, ho fatto radiografie ed ecografie.
Nessuna anomalia.
Poi ho smesso di frequentare i dottori quando ho capito che il passo successivo sarebbe stato mandarmi dallo psichiatra.
Quello che ho fatto in seguito può sembrare illogico: ho cominciato a frequentare le veglie funebri.
In più di un'occasione sono riuscito a vedere quei piccoli bastardi bianchi uscire contorcendosi prima di liquefarsi.
Tutte le persone dalle quali uscivano i vermi erano morte senza patologie specifiche.
Mi sono informato sulla loro vita, avevano un'unica cosa in comune: non erano mai andate in metropolitana.
Ecco la chiave!
Ho pensato che le luci di quella notte fossero la medicina.
Sono convinto che qualcosa o qualcuno stia cercando di salvarci da questi parassiti mortali.
Non mi importa chi, non mi interessa il perché, so solo che voglio che questi mostri escano dal mio corpo!
Mi sono licenziato, ho rinnovato l'abbonamento annuale ATM e passo le mie giornate in metropolitana.
Ma non è più accaduto nulla.
Alcune persone che erano con me nel metrò quella notte le ho rincontrate, ho provato a chieder loro qualcosa, ma non ricordano nulla; il raggio verde che le ha guarite ha cancellato la memoria di quell'evento e logicamente tutti mi guardano come fossi uno squilibrato.
Nessuno capisce, nessuno sa.
Non ho testimoni, non ho prove, non sono neanche sicuro di quello che ho visto, ma continuo ad andare avanti e indietro sulla linea rossa.
Forse dovrei provare anche con le altre linee, forse dovrei arrendermi, forse dovrei smettere di sperare, forse posso convivere con i miei vermetti, forse...
In fin dei conti sono ancora vivo.
Nonna è disperata pensa che mi droghi.
Ancora un giorno, un solo giorno per cercare la mia medicina in metropolitana. 
                     

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