Emilia era seduta nel portico della cascina. Il suo sguardo abbracciava la distesa di campi davanti a lei. Erano le prime giornate calde dopo un inverno davvero rigido. Il granturco cominciava ad essere alto e Emilia non riusciva nemmeno a scorgere il marito e il figlio che lavoravano nel campo, anche se sentire le loro voci le dava un senso di sicurezza. Il tramonto era il momento della giornata che preferiva. Il sole dava al paesaggio una luce rossastra e diffondeva un’atmosfera di pace e serenità. Gli uomini avevano già riportato le mucche nella stalla per la mungitura serale e le galline erano ormai silenziose nel loro pollaio. Solo le cicale riempivano l’aria del loro frinire ininterrotto, quasi un lamento che rammentava a tutti che questa pace era come una conquista dopo la lunga guerra che si era consumata proprio in questi luoghi.

Emilia sapeva bene quanta fatica lei e Giovanni avevano fatto per ricostruire la loro piccola azienda agricola. Per fortuna, le bombe avevano risparmiato la cascina, ma, alla fine della guerra, tutti gli edifici accanto, le stalle, il deposito per gli attrezzi, il granaio, tutto era distrutto. I due figli erano poco più che adolescenti a quel tempo e Giovanni ed Emilia avevano pensato più volte che non ce l’avrebbero mai fatta ad affrontare le spese della ricostruzione e a fare studiare i figli nello stesso tempo.

E invece, dopo due anni, le cose cominciavano ad andare meglio. Luca, finito l'Istituto agrario, aveva cominciato a lavorare con il padre e Linda stava finendo ragioneria. Aveva già detto che anche lei avrebbe dato una mano all’azienda di famiglia. Emilia era felice che i figli rimanessero vicini, che comprendessero quanti sacrifici era costata questa azienda, che volessero impegnarsi per farla crescere.

Era una famiglia unita e serena, ma… Emilia non riusciva a non pensare a quel figlio… Marco! Il suo figlio maggiore, sempre sorridente e sereno, sempre ottimista e pieno di ideali… Dopo l’8 settembre era stato catturato dai Nazisti e… Ormai la guerra era finita da due anni, Emilia aveva perso ogni speranza di vederlo tornare, anche se non era mai comparso nelle liste dei soldati morti al fronte o nei campi di sterminio dove Hitler aveva rinchiuso i soldati italiani.

Emilia aveva visto tornare tanti giovani dopo la prigionia, aveva sperato, aveva atteso, aveva pregato… Qualche mese prima il figlio di una sua amica, quella che viveva nella cascina non lontana dalla sua, era comparso, quando ormai lo davano per morto. Avevano fatto una grande festa… Emilia aveva cercato di mostrare felicità per la sua amica, ma… la verità è che avrebbe voluto che quel giovane fosse Marco. Il suo cuore di mamma le diceva che era ancora vivo… o forse non riusciva a rassegnarsi all'evidenza, alla dura realtà. Lo sognava la notte, sorridente nella sua divisa, orgoglioso di combattere per la sua patria. Sentiva ancora il suo abbraccio e le parole dolci: “Mamma, non preoccuparti. Ormai la guerra sta per finire, ci vorrà poco e tornerò a casa da voi!”

E invece erano stati ancora quasi due anni di sofferenza, di ansia, di notizie che si accavallavano e si contraddicevano. E poi… la guerra era finita, lasciando l’inevitabile strascico di morte e distruzione… Erano arrivate le liste terribili dei morti al fronte o nei campi di sterminio. Ogni volta Emilia non aveva il coraggio di guardare, era suo marito che si faceva forza, ma… no, suo figlio non era in nessuna lista, eppure…

“Mamma, la cena è pronta!” la voce vivace della figlia la riportò alla realtà. Vide in lontananza suo marito e suo figlio che tornavano verso la cascina, ridendo e scherzando tra loro.

Emilia attese seduta che arrivassero al portico.

“Siete stanchi?” chiese con sollecitudine.

“Eh, comincia a fare caldo!” disse Luca, tergendo il sudore dalla fronte col palmo della mano. Il suo viso era già abbronzato, dopo poche giornate di sole. Stava diventando uomo, anche se per Emilia era ancora un ragazzo. La mancanza del fratello maggiore l’aveva reso più serio e responsabile, anche se, dei due, era sempre stato il più allegro e scanzonato.

“Mamma, stai bene? Sei un po’ pallida…” disse con affetto, chinandosi per dare un bacio affettuoso a sua madre.

“Sto bene, Luca. Sai che, quando viene caldo così all’improvviso, mi ci vuole un po' per abituarmi…” Figli e marito sapevano che non era il caldo quello che Emilia faceva così fatica a sopportare.

Giovanni le mise un braccio intorno alle spalle e disse con dolcezza:

“Andiamo, Emilia. Non hai fame?”

Emilia annuì e, prima di entrare in casa, volse un ultimo sguardo verso i campi fino al cancello aperto in fondo alla tenuta.

Ma … il rumore lontano di una macchina che imboccava il viale attirò l’attenzione di tutta la famiglia. A volte veniva il contadino a portare il formaggio che produceva con il latte delle mucche di Giovanni, a volte veniva qualche amico dei figli… Perché a Emilia cominciò a battere forte il cuore? Perché rimase a guardare quella macchina che si avvicinava al portico? Perché vide che gli occhi dei figli e del marito la fissavano con apprensione? Sapevano qualcosa di quella visita inaspettata?

No, non era il contadino… no, non era nessuna delle macchine degli amici dei figli…

Un uomo in divisa scese dal posto di guida. Emilia non riusciva a vedere se era seduto qualcuno dal lato del passeggero… Giovanni si avvicinò alla macchina. Con lo sguardo sempre più annebbiato, Emilia vide Giovanni e l’ufficiale che si scambiavano qualche parola… Non riuscì a comprendere perché suo marito rivolgesse un cenno preoccupato a Luca e Linda, evitando di incrociare il suo sguardo. I figli le si avvicinarono e Luca le mise una mano sotto il braccio.

Emilia fissava la macchina, come se fosse sotto l’effetto di un incantesimo. L’ufficiale girò intorno alla vettura. Emilia si lasciò andare sulla panchina e un gemito le uscì involontariamente dalle labbra. Giovanni era accanto all’uomo e la luce del tramonto illuminava il suo volto incredulo. L'ufficiale prese dal baule un borsone e una stampella e aprì la portiera dal lato del passeggero. Giovanni sembrava incapace di muoversi.

Era come se il tempo si fosse fermato, c’era un silenzio irreale e una tensione palpabile nell’aria. Emilia vide un giovane che, appoggiandosi alla stampella e alla portiera aperta, si alzò con fatica dal sedile del passeggero. Il sole sembrava non voler tramontare, come se non volesse perdersi questo momento. Illuminò il volto pallido, ancora sofferente, le guance scavate segnate da un sorriso … Quel sorriso che Emilia aveva tante volte visto nei suoi sogni… Giovanni sembrò finalmente riscuotersi e si avvicinò al giovane.

“Marco, figlio mio! Sei tu?” chiese con voce strozzata.

Emilia sentì il sostegno forte di Luca e Linda che, senza parlare, l'aiutarono ad alzarsi e la sorressero finché Marco la prese tra le braccia. ‘Grazie, Signore’, fu il suo unico pensiero mentre si perdeva in un abbraccio infinito.

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