Era un bel pendolo. Ottima fattura, intarsi raffinati. Del ‘600? ‘700? ‘800? Non gliene importava proprio niente ma era proprio il niente da fare che la obbligava a occupare il tempo con domandine sceme che poneva a sé stessa, solo a sé stessa.

Da quanto tempo gli altri erano usciti dalla sua vita? Due? Cinque? Dieci?

Boh. I secoli ormai non li contava più, le scivolavano addosso come pioggia, li ingoiava con gli sbadigli, li scacciava come mosche.

Ma le piaceva ancora specchiarsi. Ancora tanto narcisa e compiaciuta, sì, proprio tanto compiaciuta dei suoi magnifici lunghissimi capelli, trasparenti come il sinuoso corpicino da perenne ninfetta e il visetto con quella maliziosa virgola di sorriso, trasparentissima anch’essa. Però le seccava esser l’unica a vedersi.

Nessuno di quei coglioni che frequentavano le sedute spiritiche del Club riusciva non dico a materializzarla, ma neanche a immaginarla. L’ultimo medium l’aveva addirittura scambiata per un uomo. Si era vendicata gelandogli il gingillo con la canonica folata fredda in dotazione a ogni fantasma. Era l’unica cosa che avvertivano. Quante volte aveva sentito dire:

– Ecco….è fra noi…..sento il gelo che mi sfiora le spalle…-

Beh, quella volta invece delle spalle erano state le palle. Una S che fa la differenza.

Che noia lo stesso però. Era quasi tentata di non andarci più, ma poi?

Almeno alle sedute dei coglioni poteva sempre far qualche dispettuccio.

Meglio che niente.

Per cui eccola di nuovo a guardare il pendolo, accucciata in mezzo al tavolo con tutti i coglioni attorno che facevano catena a occhi chiusi.

No, non tutti…..

Oggi uno li teneva aperti, proprio spalancati e la stava fissando.

Sì, non c’erano dubbi, per la prima volta dopo una valanga di secoli qualcuno la VEDEVA!

Finalmente qualcuno le avrebbe detto ancora che era bella, bella, bellissima, la più bella delle belle che aveva visto in vita sua.

- Dimmelo dimmelo dimmelo dimmelo!- gli urlò col pensiero

E lui col pensiero le rispose:

- Sono nato cieco, mi dispiace. Non posso nemmeno immaginarti. Ma hai un profumo meraviglioso. Sai di notte d’estate, sai di gelsomini…. –

Lei lo guardò con dolcezza…. Bè… perlomeno questo sapeva che era stata ragazza.....

La ragazza più bella del villaggio, quella con i capelli più lunghi, quella col sorrisetto a virgola.

Quella che si specchiava in tutti i catini.

Quella uccisa dal fabbro innamorato come un pazzo di quella virgola e di quei capelli.

Fu presa da uno struggimento così forte che per un attimo le sembrò d’esser tornata viva e di sentire ancora la voce appassionata del suo assassino che mormorava - bella bella bellissima la più bella delle belle -.

Ma lì c’era solo quel ragazzo cieco, che le parlava col pensiero.

Sorrise e si stupì che dopo tanti secoli il profumo dei gelsomini le fosse rimasto addosso.

Ma in fondo perché no.

Ce n’erano proprio tanti nella conca dove l’avevano ritrovata.

 

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