Amava tornare in quella vecchia casa di campagna, ormai quasi abbandonata, di sicuro non più vissuta. Vi si erano alternate famiglie, ora era disabitata da un po'.

Vi tornava di tanto in tanto. Circondata da un giardino grande e intorno da campi coltivati a perdita d'occhio. Ci si dimentica completamente della vita di città da lì. Il silenzio, l'orizzonte lontano.

Gli alti alberi che con le loro chiome maestose ricordano le stagioni passate ai loro piedi. Le vicende che si sono alternate mentre sono sempre stati lì immobili, ad osservare sicuri, testimoni della scarsa importanza degli eventi che condizionano le nostre piccole vite.

Quando si sente turbata torna sempre là. Quel luogo è capace di generare pace. Ma nelle giornate in cui si sente più cupa, che ci sia il sole o meno, che la temperatura sia mite o rigida, va dritta alla scala che porta su in soffitta.

E' da tanto che si ripromette di mettere ordine, qualcosa dentro lei la fa però sempre rimandare. Qualcosa la guida su per quella scala, cerca nel buio l'interruttore che accende la debole lampadina appesa alla parete in fondo e appaiono le ombre di tutti i vecchi oggetti riposti là da tempo.

Sci di legno che chissà se qualcuno abbia mai usato, tutti scheggiati, forse sì qualcuno li aveva usati allora.

Una vecchia reflex a pellicola nella sua custodia di pelle. Con quella da giovane aveva provato a scattare qualche foto in bianco e nero. Era stato il suo modo di confrontarsi con l'arte, non aveva mai avuto voglia di cimentarsi con i pennelli, la facevano sentire ridicolmente incapace.

Tutti quei vecchi oggetti la riportavano indietro nel tempo, al suo passato. Per lei era come ripercorrere la strada all'indietro in cerca di quel bivio importante, quello che le avrebbe potuto far prendere una strada completamente diversa. Quando le cose le andavano male lo cercava disperatamente quel bivio indietro nel tempo.

Lo cercava, ma non sapeva di cercarlo, credeva di tornare lì per ritrovare ricordi a cui era affezionata, oggetti che le dessero calore e le facessero rivivere gli affetti e le dolci immagini di giorni vissuti. Quando era giovane, quando era tutto da scoprire e l'unica certezza erano i sogni. Anzi non lo erano neanche quelli. Non aveva mai saputo quali erano i suoi desideri, era sempre stata investita dalle cose che le capitavano.

Ogni volta che è lì si limita a guardarsi attorno. Quel grande quadro alla parete è incorniciato anche da parecchie ragnatele, oltre che dalla ricca cornice ormai non più splendente come sicuramente era.

Quel vecchio armadio massiccio magari vale anche qualcosa. Protegge gli album di vecchie foto di famiglia, di vecchi conoscenti, insieme a foto sparse sui vari ripiani, tra cui quelle in bianco e nero che aveva scattato nei suoi momenti creativi. Viste dell'orizzonte lì attorno a cui non aveva saputo dare la gioia della primavera. Qualche ritratto. Volti ormai cambiati. Espressioni innaturali. Qualcuna no, era venuta bene. Qualcuna buffa. Bei ricordi.

Le sfogliava. Alcune più velocemente. Su altre si soffermava quando le riportavano alla mente sensazioni che aveva scordato.

A volte le riponeva subito, per passare magari a battere qualche tasto di quella vecchia macchina da scrivere a inchiostro. Ma come facevano a scrivere in quel modo una volta? Però era affascinante vedere quelle leve scattare su e martellare il tamburo con violenza, a imprimere un segno indelebile sulla carta, o sul tamburo stesso quando la carta non c'era come quando lo faceva lei.

Poi spegneva la luce e tornava giù, con i suoi pensieri ora accompagnati dai ricordi del passato, a farsi compagnia. Era per questo che andava lì, per questa sensazione che le restava, a metà strada tra la dolcezza e la malinconia. Tra il calore e la sicurezza di ritrovarsi ogni volta uguale.

Così quando si sentiva persa, avvilita dagli eventi, dalle settimane, dai mesi che si ripetevano senza riuscire a dar loro il senso che sentiva mancare, tornava lì. E così fece quel giorno.

Cercò nel buio l'interruttore e si accese la luce. Le comparve subito, come mai prima, quel grande quadro di fronte a lei. Rimase immobile.

Non avrebbe saputo dire se solo una frazione di secondo o qualche minuto, ma quando si riprese da quell'improvvisa immagine notò che tutto attorno non era accarezzato dalla solita fioca luce, ma era illuminato a giorno.

Adesso vedeva nitide le ragnatele. La polvere sulla custodia della vecchia reflex era tanta da non lasciar capire di che materiale fosse. Tutto era diverso visto così. E anche la sua vita le appariva all'improvviso da un'altra angolazione. Adesso sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto fare e corse giù dalle scale, dimenticandosi la luce accesa. Rimarrà accesa per un po' di tempo.

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